Malcom Pagani per www.vanityfair.it
ORNELLA MUTI 67
Alfabeto dei registri e dei registi toccati in sorte a Ornella Muti, 62 anni, cento film, molta tv, tantissimo cinema, da Woody Allen a Francesco Rosi: «Nel cuore mi sono rimasti due maestri: Monicelli e Ferreri. Mario era cinico, sbrigativo, esile nel fisico e secco nella parola. Poche discussioni, idee chiare, decisionismo, coerenza. Se era sì, era sì. Se era no, no. Gli hanno detto: “Sei malato” e lui: “Benissimo, mi butto dalla finestra”. Marco invece era temuto, dissacrante, ingestibile.
NAIKE ORNELLA MUTI
Lo invitavano in tv e spandeva terrore, altro che Benigni. Sosteneva che vivessi sulle nuvole, tra le favole, in un mondo disneyano: all’inizio non feci altro che litigarci. Poi alla fine dell’Ultima donna, un bel film girato in un’atmosfera spaventosa, nevrotica ed estenuante in cui avevamo finito per rivolgerci la parola soltanto grazie a un intermediario, mi fece sapere che era finalmente giunto il tempo della tregua: “Di’ a quella stronza che è stata proprio brava”».
Tre figli, due matrimoni, l’antico patto con l’anagrafe in tasca, il circo di un mestiere iniziato nel 1970 che oggi le fa montare le tende a Napoli per Sirene di Davide Marengo, domani a Roma per Notti magiche di Paolo Virzì o Wine to Love di Domenico Fortunato e dopodomani, ancora, chissà.
naike rivelli ornella muti
«La promozione dei film», dice, «la facciamo un’altra volta». Pausa. «Dopo tutto quello che mi è successo nella vita, cose – attenzione – che accadono a milioni di persone perché non stiamo parlando della vita di un’eroina, non mi posso più trattenere».
Nell’Ultima donna, 1976, c’è l’attualissima fotografia di un maschio irresoluto. Davanti al mutare dei rapporti di forza con l’altro sesso – «Che idea stronza non chiavare, ce l’ho duro come un bastone» – e nell’incapacità di possedere primordialmente – «Avevamo tutti i diritti. Bei diritti. Scopare. Sarebbe facile, naturale, tranquilli, soddisfatti, niente problemi. E adesso, cosa ci resta? Il diritto di portare l’uccello» – Depardieu, il protagonista, si evira.
«Non solo da allora non è cambiato niente, ma la situazione è peggiorata. Perché abbiamo fatto finta di cambiare, di evolverci, di essere tutti più aperti. Fingiamo e siamo più bigotti di prima. Io sono sicuramente una persona semplice e non intelligente, però mi sento a disagio».
naike rivelli ornella muti 2
Perché?
«Perché se ci si guarda intorno, si fatica a non essere colpiti. C’è una narrazione della realtà morbosa, univoca, monotematica. Io, come in quel vecchio film ingenuo e delizioso di Coline Serreau, Il pianeta verde, sono convinta che siamo al mondo per cantare, conoscerci e fare l’amore. Invece vedo altro».
Che cosa vede?
«Che sui giornali e in tv si discute solo di cazzo e di fica, di pompini negli armadi del Grande fratello e di ammucchiate. Di gente che tira cocaina e va con il transessuale. Di ciò che più demonizziamo e di cui al tempo stesso non possiamo fare a meno di parlare».
ornella muti foto della figlia naike
Lei apparve sullo schermo a 14 anni e fu subito incasellata in uno stereotipo.
«Sono sempre stata considerata un simbolo sessuale e se vogliamo parlarne onestamente, il dato mi ha strapenalizzato. Essere descritta per anni come una bomba sexy delle conseguenze le ha lasciate».
Quali?
«Ha fatto sì che oggi il sesso sia una delle cose che meno desidero al mondo e meno mi appartengono. In fondo, agli uomini non è mai importato nulla di come volessi fare l’amore. Perché se sei una donna, devi fare altro. La concubina, la psicoanalista, la madre, la moglie, l’amante. Gli uomini hanno sempre bisogno di essere i galli più virili del pollaio: “Ce l’hai più lungo, ce l’hai più grosso”. O, peggio, di essere rassicurati: “O mamma mia, con te lo faccio come con nessun altro”. Chi si è occupato di sapere chi fossi? Di capire di che cosa avessi bisogno nella vita? Chi mi ha chiesto: “Francesca, cosa vuoi veramente?”».
Nelle camere da letto le succedeva questo?
NAIKE RIVELLI ORNELLA MUTI
«Non ho avuto grandi rapporti al di là di quella dinamica. Forse i miei ex rimarranno colpiti, ma la colpa non è loro. È mia. Perché non ho cambiato uomo? Perché non ho reagito? Sono io che ho permesso che accadesse. Perché, se poi in camera da letto dici la verità, sa cosa succede?».
Cosa?
«Che il tuo uomo ti guarda come se gli avessi tolto il terreno sotto i piedi. E un po’ è così: gli hai tolto il cazzo, gli hai tolto tutto. Perché non puoi mai dire davvero: “È colpa tua”».
Come mai?
eleonora giorgia e ornella muti
«Perché siamo noi che educhiamo questi uomini, siamo noi che li cresciamo, siamo noi le madri. Volendo, potremmo trasmettere altro. E forse essere ascoltate. Ma ci siamo costruite una gabbia da sole e non c’è più compassione. Pensi alle discussioni di questi giorni. Ha visto le reazioni? Una ragazza racconta che un uomo le ha dato fastidio e gli altri, donne comprese, si inalberano: “Ma tu perché ci sei andata? Perché ci sei tornata una seconda volta?”. Nessuno si accorge delle fragilità femminili, ma siamo sempre pronti a uccidere, a fucilare, a giudicare. A nascondere sotto il tappeto il problema che incrina il sistema».
ornella muti
I suoi colleghi e le sue colleghe, almeno in Italia, non parlano volentieri di molestie.
«Non capisce il perché? Il sistema sta barcollando, ma il sistema si difende. Il cinema non è diverso da altri ambiti lavorativi, ma per convinzione generalizzata una donna che si affaccia al mio mestiere è una troia a prescindere. I pregiudizi sono duri a morire. So di cosa parlo. Da bambina, la mia passione era il balletto classico. Mio padre fu laconico: “Mia figlia vuole fare la ballerina? Non esiste, sono tutte puttane”. Mia sorella voleva fare il Liceo artistico, ma dovette scegliere il Classico perché l’Artistico era roba da zoccole. Perché se una donna si permette di interpretare un altro ruolo che non sia la schiava nella vita di qualcun altro è già una troia».
ornella muti original
Asia Argento e Miriana Trevisan hanno accusato Weinstein e Tornatore di averle molestate.
«Alla prima, che ha raccontato del suo incontro in albergo, hanno detto: “Vai a cena sola in un hotel con un produttore? Ma tua madre dov’era?”. All’altra anche peggio. Le hanno dato dell’attrice fallita. Una cosa ignobile. Perché, se fosse diventata Sophia Loren invece sarebbe andato bene? Capisce qual è il timore di aprirsi? Se parli, ti si scagliano contro. Racconti e ti dicono: “Che carriera miserabile hai fatto tu, stronza?”.
ornella muti e naike rivelli col nipote
Ma che significa? Non dovresti essere toccata a prescindere dai successi ottenuti con i tuoi film. “Siete delle donnette, siete delle fallite”. Questo dicono. E vorrei capire dove sarebbe la convenienza di denunciare se questo è il trattamento. Poi guardi, si parla di donne molto giovani. Io ho avuto tante amiche giovani che si sono perse, per colpa dei gruppi degli sceneggiatori “nani” dell’epoca in cui iniziai. Li chiamavano i 7 nani. Acchiappavano ’ste ragazze sperdute, le illudevano, le usavano, le lasciavano al loro destino e in un secondo le trasformavano in troie».
naike rivelli e ornella muti
Eravamo rimasti alle rivelazioni e alla reazione, salvo rare eccezioni, del mondo del cinema.
«Mi ha sconcertato leggere opinioni di persone che magari si detestano tra loro, ma se vedono messo in pericolo il loro merdaio si uniscono contro di te».
È una dinamica che definirebbe mafiosa?
«Sì, certo che lo è. Noi ci aggiriamo sulle briciole, ma la pagnotta lì rimane e tutti la difendono. È un riflesso naturale: che succederebbe domani, se il pane dovesse sparire all’improvviso?».
Ha letto di Brizzi?
«Sì, porello».
Ornella Muti
Porello?
«Ma porello perché non lo so. Non so se ha fatto davvero quel che dicono dieci ragazze o se è soltanto un capro espiatorio per scaricarsi la coscienza. Prima di trasformare una persona in un orco, aspettiamo un momento. Calma. Il processo in tv è di un livello bassissimo. Non dovremmo decidere da Barbara D’Urso se uno è colpevole o innocente. Comunque voglio dire un’altra cosa su Brizzi».
Prego.
«Vorrei che si parlasse anche degli uomini della tv. Di quelli più grossi e importanti di lui che vengono coperti. Se pagherà Brizzi, paghino anche gli altri. Nessuno si permetta di condannarlo se non escono fuori anche tutti gli altri nomi. Weinstein è caduto soprattutto perché non aveva più il potere intoccabile di vent’anni fa. È un bene che questa storia sia venuta a galla, ma a patto che in superficie non resti solo una bolla per poi far sì che tutto torni come prima. Parliamo delle attrici, certo. Ma parliamo anche del Vaticano, dei preti che violentano i chierichetti, del pezzo di mondo che non è un reality, non va in prima pagina o non fa fare clic sul web».
ornella muti darina pavlova e valeria marini
A lei è mai successo di essere assalita?
«Non sono mai stata violentata ma, conoscendo i miei limiti, agli appuntamenti di lavoro sono stata sempre accompagnata».
Per quale motivo?
«È da quando ho 14 anni che ho capito che gli uomini mi avrebbero dato fastidio. Mi davano fastidio un giorno sì e un giorno no. Se sei come me, cominci ad avere problemi già in famiglia. Lo sguardo di un parente, l’attenzione equivoca, il complimento indesiderato: non proseguo, no?».
Prosegua.
Ornella Muti con il figlio Andrea
«Perché tra i miei limiti c’è quello di non saper dare un calcio sulle palle al momento giusto. Preferisco defilarmi. Non trovarmi in quella situazione. Se so’ zoppa che devo corre per forza? In autobus, a Roma, quando ero una ragazzina le vecchie popolane mi facevano sedere anche se la vettura era vuota. Avevo capannelli di uomini intorno e per non sentire i maschi che si appoggiavano da dietro, io e le mie amiche ci mettevamo gli assorbenti. Se ti ribellavi, invece, venivi cacciata come una puttana dall’autobus stesso. Era colpa tua anche se si toccavano loro. Si rende conto com’è faticosa la vita di una donna?».
ORNELLA MUTI jpeg
Se si guarda indietro, che cosa trova?
«Ho avuto registi che per farmi piangere in scena mi percuotevano le ginocchia con un ramo, ma non l’ho mai raccontato e non farò adesso i nomi perché non mi interessa presentarmi in questa tv orrenda a raccontare i fatti miei o a fare la martire. Quando dissi che nei miei primi anni sul set vissi esperienze dure, a nessuno importò niente».
Rifarebbe tutto?
«Sì. Ho cominciato che ero piccola, sono sempre stata molto timida. Ero abituata a pensare il meno possibile e piano piano, con tanto dolore, ho capito molte cose. C’è voluto tempo. Comunque non ho mai vissuto e non vivo come una star. Se vado al bar e mi abbracciano, ricambio».
Lei ha tre figli.
«Persone dolcissime e delicate. Il maschio non è un orco e non è un bruto e Naike, che è una matta, puoi amarla o meno, ma è una ragazza libera. Mette le sue foto nuda su Instagram? Embè? Sono gli altri a superare la porta di casa sua, a entrare nel suo profilo, a prenderle, a pubblicarle sui social, a insultarla, a dire che è in un modo o in un altro. A giudicarla in maniera cattiva. Ma che, siamo all’epoca dei Borgia? Sa che le dico?».
Che mi dice?
naike rivelli
«Che io e Naike saremo anche due troie, ma abbiamo messo al mondo due ragazzi puliti. Che non guardano dal buco della serratura, che non si interrogano sul pompino di Cecilia nell’armadio del Grande fratello e non si concentrano soltanto sullo schifo, ma sanno guardare anche al bello. Se insegni a cercarlo, il bello alla fine lo trovi».
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