Da Le Lunatiche: https://www.raiplayradio.it/programmi/lelunatiche/
Sulla professione di stuntman e attore:
Ho fatto circa 500 film. Fare l’attore e fare lo stuntman sono due cose diverse, lo stuntman ti da adrenalina, ti da un brio durante le scene d’azione e poi fai anche quello che non fanno gli attori, come tante scene action. L’attore recita, e questo è un altro ruolo importante, però lo trovo molto più rilassante.
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Su Federico Fellini:
Dell’esperienza con Fellini ricordo che abbiamo girato alle isole di Ponza ed ero piccolo, andavo alle elementari, era tutta una cosa fantastica, meravigliosa, questo mondo di cui sentivo parlare i miei fratelli, perché loro hanno cominciato prima di me, ed eravamo in un sogno. Sembrava di sognare, tutto fantasticamente bello. È stato un bell’inizio.
Su Bud Spencer:
Ho passato con Bud Spencer/Carlo Pedersoli 20 anni della mia vita, i più belli nel settore del cinema. All’epoca c’erano due categorie di cinema, cinema di serie A e cinema di serie B. io ho cominciato con Italia violenta e tutti quei film che andavano all’epoca e il sogno di tutti era andare a fare il cinema di serie A con Bud Spencer. Io mi trovavo a Napoli, giravo “Napoli violenta”, mi è arrivata una telefonata in cui mi dicevano che mi aspettavano a Roma per girare una scena d’azione su “Piedone lo sbirro”. Avevo il cuore a 1000, un’emozione enorme, non capivo più niente. Sono andato a recuperare la roba, ginocchiere, gomitiere, senza sapere quello che dovevo fare.
Da Napoli arrivo a Roma, di notte, giravamo a Villa Borghese e arriva questa montagna d’uomo, enorme. Io stavo davanti alla persona a cui pensavo di arrivare ma mai di riuscirci, quindi mi trovavo davanti imbambolato. Insomma, mi spiegano che Spencer mi avrebbe dato uno schiaffo e che io dovevo cadere a terra. Mi ha dato uno schiaffo, vicino a me c’era una macchina, io ho fatto mezzo salto mortale indietro andando sul cofano della macchina e cadendo a terra.
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Finito tutto, mi hanno salutato, sono salito in macchina e sono tornato a Napoli, dentro di me pensavo che forse non era andata bene perché si aspettavano qualcosa di più. Dopo 15 giorni mi è arrivata una telefonata e da allora ho lavorato con lui per 20 anni. Quel salto mortale mi ha dato una marcia in più, io venivo dal circo, ero molto agile, acrobata a terra, quindi mi sentivo un po’ agevolato su questo.
Per Bud Spencer il suo gruppo era il suo gruppo. Noi andavamo a fare film all’estero, specialmente in America, e alloggiavamo dove alloggiava lui. Quindi stavamo in alberghi megagalattici, perché lui voleva che il suo gruppo restasse sempre con lui, cenavamo con lui. Io ad un certo punto gli dissi, avevo anche 20 anni, che nella vita non si vive solo di cibo ma anche di altro, come le discoteche, e lui mi rispose che sarebbe andato benissimo tutto, l’importante era non prenderci molto la mano. Io ero il più giovane di tutti, lui mi chiamava ragazzino, e quando eravamo sul set chiedeva se avessi mangiato.
Su Lucio Fulci:
In Italia il cinema horror non è molto valorizzato. Io due volte l’anno andavo in America dove fanno queste convention sull’horror e il film di Fulci lì era il top. La mia maschera da zombie è famosissima, purtroppo in Italia non abbiamo questa cultura.
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Ho distrutto molte macchine, ma non erano mie quindi va bene. Per queste scene le macchine vengono preparate, si protegge la gabbia dove c’è lo stuntman, poi noi stuntman mettiamo le nostre imbottiture, le ginocchiere, gomitiere, parastinchi, ci bardiamo bene e poi giriamo le famose scene, i cappottamenti, le auto che prendono fuoco con noi dentro. Ho sempre avuto tantissima paura fino al’attimo prima del via e poi partivo. La paura ti permette di valutare tutti i rischi, ti permette di essere concentrato al massimo.
Su Gangs of New York
In “Gangs of New York” ho avuto il privilegio di tenere tra le braccia Leonardo Di Caprio quando Daniel Day-Lewis lo sfida. Gli americani hanno un modo tutto loro, sono divi, Daniel Day-Lewis era quello che arrivava e salutava tutti, Leonardo Di Caprio stava un po’ sulle sue, un po’ divo.
Sul cinema
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Ai miei tempi facevamo 600 film l’anno e tutto quello che si vedeva era fatto dal vivo, oggi con i computer è cambiato tutto. Quando facevamo i film c’erano 100 comparse, oggi la maggior parte delle comparse sono frutto di un computer. Però è il progresso che va avanti, la tecnologia ci porta più avanti e noi dobbiamo starci dietro.
Su come si diventa stunt
Chi vuole iniziare a fare questo lavoro deve essere consapevole che non è un gioco, bisogna impegnarsi seriamente perché ci si fa male, non solo noi ma anche a tutta la troupe. Quindi bisogna stare attenti a 360°. Abbiamo delle responsabilità su tutto quello che può succedere. Il mestiere dello stuntman io lo consiglio, è un mestiere fantastico, unico, sono esperienze che bisogna vivere per capire quello che si sta facendo. Ti da energia, emozioni, a volte pianto e a volte delusione perché magari quello che volevi fare è venuto un po’ meno di quello che pensavi.
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Ognuno di noi ha degli obiettivi e purtroppo non tutti si raggiungono, quindi anche se non ti piace alla fine la accetti, è questo il mestiere dell’artista. Ci sono delle scuole che preparano gli stuntman, è un lavoro che va fatto onestamente e seriamente per trovarsi in un mondo fantastico.
federico fellini giulietta masina