1 - PARLA GRAVIANO "ANDAI CON ALTRI SETTE MAFIOSI AL TEATRO PARIOLI PER FALCONE"
Estratti dall’articolo di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza per il “Fatto quotidiano”
IL BOSS GRAVIANO
Quando c' era Falcone al Costanzo - confida Giuseppe Graviano al suo compagno di socialità Adinolfi, bisbigliando - dove si sedeva, c' erano otto persone otto persone. Eravamo io, palermitani, due di Brancaccio, amici, due di che poi se ne sono andati che avevano un matrimonio, e altri due che si sono fatti entrambi pentiti, uno di Castelvetrano e uno di Mazara del Vallo''. Otto killer di Cosa Nostra in platea al Teatro Parioli di Roma per uccidere Giovanni Falcone, otto killer a sorvegliare le mosse del direttore degli affari penali che il capo dei capi Totò Riina voleva morto alla fine del febbraio del '92.
È il 24 settembre 2016 (…) Giuseppe Graviano offre un formidabile riscontro alla missione di morte contro Falcone a Roma del febbraio '92 raccontata dai pentiti (…)
giovanni falcone maurizio costanzo
Pochi mesi prima (…) Riina aveva comunicato l' avvio della strategia stragista incaricando i trapanesi di andare a Roma per uccidere Falcone.
(…) [T]rovarono un appartamento ai Parioli e mentre cercavano Falcone per eliminarlo si comportavano da turisti: Matteo [Messina Denaro] "mi disse di portare degli abiti adeguati - racconta Geraci - a Roma avremmo frequentato dei locali alla moda". Il commando passò le giornate tra le boutique di via del Corso, lasciando le tracce delle carte di credito nelle discoteche e frequentando, si scopre adesso, anche il teatro Parioli per assistere al Maurizio Costanzo Show.
E quel giorno, in sala, c' era anche Falcone, rivela oggi Graviano. Maurizio Costanzo ricorda poco di quella puntata: "parlammo di mafia. Allora poteva entrare chiunque, non si pagava il biglietto, solo dopo l' attentato contro di me (14 maggio 1993, nessun morto ma 24 feriti, illesi Costanzo e Maria De Filippi, ndr) furono attivati i controlli".
giovanni falcone maurizio costanzo
Non si sa perché decisero di non farlo fuori quella sera. (…) In quel periodo, hanno sempre detto i due collaboratori, avevano cercato Falcone nei ristoranti del centro, sbagliando però locale: individuarono "il Matriciano" nel quartiere Prati, ma scoprirono dopo che il giudice frequentava "La Carbonara" a Campo de' Fiori. Improvvisamente Riina cambiò i programmi e il 4 marzo ordinò ai picciotti di tornare in Sicilia: otto giorni dopo partì l' offensiva stragista con l' omicidio di Salvo Lima su un marciapiede di Mondello.
E se il giudice andava eliminato perché, "se campava Falcone, altro che 41 bis - dice Graviano - aveva proposto di costruire in tutte le carceri delle celle sotterranee dove mettere tutti i condannati al 416 bis", sui misteri di quella stagione di traghettamento dalla Prima alla Seconda Repubblica il boss di Brancaccio offre un altro dettaglio inquietante: l' ideologo della Lega nord scomparso anni fa, Gianfranco Miglio, teorico della frammentazione del Paese in tre macro-regioni, "è sceso in Sicilia perché aveva un bel progetto" e "si incontrò pure con Nitto (Santapaola, boss di Catania, ndr)". (…)
FALCONE BORSELLINO
2 - 27 LUGLIO 1993, "IN CASO DI GOLPE NON VOLEVANO REAGIRE"
Estratti dall'articolo di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza per il “Fatto quotidiano”
Giovanni Toti? "Ambisce a diventare l' erede politico di Berlusconi". Brunetta e Alfano? "Cosazze inutili". Di Mariastella Gelmini cita la gaffe relativa all' esperimento del fascio di neutrini al Cern, di Luigi Di Maio l' uscita sulla lobby dei malati di cancro. Poi dipinge così l' elettorato di Matteo Salvini: "Lo sai chi è il popolo leghista? C' è una metafora tipo quelli nelle caverne mangiano, bevono e sparano alle persone!".
È il teatrino della politica italiana visto con gli occhi del boss ergastolano Giuseppe Graviano, dal 1994 in regime di 41 bis.
GIUSEPPE GRAVIANO
Nelle intercettazioni depositate dalla Procura di Palermo, il capomafia di Brancaccio confida al suo compagno di socialità, il camorrista, Umberto Adinolfi simpatie e antipatie per i big dei partiti, e prima di concludere che "andrebbero tutti presi a carcagnate" (pedate, ndr), arriva a rimpiangere Giulio Andreotti ("dopo la morte di Lima è finito Umbè, lui l' ha distrutta lui se non avesse fatto eh andava a fare il presidente della Repubblica, se non avesse firmato l' articolo 7 era in Libia''), e cita l' ex capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, scomparso all' inizio del 2012 e oggi indicato dai pm di Palermo come uno dei protagonisti della Trattativa ("era intatto e che è morto. Perché nella Trattativa era messo").
GIUSEPPE GRAVIANO IN BERMUDA NEL CARCERE DI ASCOLI PICENO
(…)
Ricordando la notte delle bombe a Roma e Milano, 27 luglio 1993, il capomafia si mostra preparatissimo sui timori dell' allora premier Carlo Azeglio Ciampi che paventò un colpo di Stato.
Dice Graviano: "Quella notte si sono spaventati! E lui (Ciampi, ndr) se n' è andato subito a Palazzo Chigi coi suoi vertici fanno il colpo di Stato!". Poi, alludendo alla capacità delle istituzioni di porre un argine al terrorismo mafioso, chiosa: "Loro non volevano nemmeno resistere avevano deciso già, non so se l' hanno detto di non resistere al colpo di Stato. Quando hanno levato 400 (provvedimenti, ndr) di 41 (bis, ndr)". Ma nel cuore del boss di Brancaccio c' è spazio solo per un politico, Marco Pannella. Graviano racconta di averne seguito il funerale su La7 e poi riferisce: "La Bonino ha detto: amateci di meno e votateci di più invece non lo avete mai fatto dice, dice almeno fatelo ora che è morto". (…)
pannella bonino OSCAR LUIGI SCALFARO E CARLO AZEGLIO CIAMPI pannella bonino