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    “NON HO MAI CREDUTO ALLA TESI DEL SUICIDIO. ERA IMPOSSIBILE CHE DENIS POTESSE FARE UN GESTO DEL GENERE: AMAVA LA VITA, NON AVEVA LATI OSCURI” – L’EX ATTACCANTE DELLA JUVE MICHELE PADOVANO RICORDA IL SUO COMPAGNO DI SQUADRA AL COSENZA DENIS BERGAMINI, DOPO LA SENTENZA CHE CONDANNA L’EX FIDANZATA A 16 ANNI DI CARCERE PER OMICIDIO: "LA COSA CHE MI HA FATTO PIÙ MALE È IL MODO CON CUI L’HANNO UCCISO PIÙ VOLTE, INFANGANDO IL SUO NOME. TUTTE BALLE PER DEPISTARE"


     
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    Da ilnapolista.it

    denis bergamini denis bergamini

    Monza-Cosenza del 12 novembre 1989 fu l’ultima partita di Denis Bergamini. Quella partita finì 1-1, il pareggio per il Cosenza lo segnò Michele Padovano, oggi intervistato dal Messaggero dopo la sentenza di ieri che condanna l’ex fidanzata a 16 anni di carcere per omicidio.

     

    Padovano: «Lo hanno ucciso più volte, infangando il suo nome»

     

    Una battaglia lunga 35 anni. Adesso è finita:

    «Donato è stato ucciso. Lo abbiamo sempre sostenuto. Questa sentenza in un certo senso restituisce dignità a noi che gli abbiamo voluto bene, alla famiglia che ha sempre lottato senza mai perdersi d’animo e soprattutto alla sua memoria. Martedì ero insieme alla sua famiglia, ci siamo abbracciati, piangevamo insieme».

     

    morte di denis bergamini morte di denis bergamini

    Mai creduto alla tesi del suicidio:

    «Era impossibile che potesse fare un gesto del genere: amava la vita, scherzava sempre. io ho vissuto anche con lui, era un uomo meraviglioso e solare, senza lati oscuri».

     

    Padovano racconta gli ultimi giorni di Bergamini:

    «Ricordo che quel giorno eravamo in camera, ricevette una telefonate, ripensandoci dopo era più preoccupato del solito. Ma sul momento non ci ho fatto caso. Lui era fatto così, mi piaceva perché non era mai invadente, anche nella vita privata, e forse per quello andavamo particolarmente d’accordo».

     

     

    bergamini bergamini

    Padovano parla anche del dolore provato in questi 35 anni:

    «La cosa che mi ha fatto più male è il modo con cui l’hanno ucciso più volte, infangando il suo nome. Dicevano che trasportava droga, che si vendeva le partite, che era coinvolto con il Totonero. Bugie vergognose, anche perché a distanza di 35 anni mai nessuno ha confermato questa versione. Tutte balle per depistare dalla verità».

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