Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
PAPA BENEDETTO XVI MONSIGNOR GEORG GANSWEIN
Quando gli amici gli chiedono se ha programmi per il futuro, dicono che risponda con una punta di amarezza: «Spero che finisca questo limbo in cui sono immerso. Non poterne uscire fa male…». È dal febbraio del 2020 che monsignor Georg Gänswein, per quindici anni prefetto della Casa Pontificia e segretario personale di Benedetto XVI, è stato «congedato» da papa Francesco.
Fino al 31 dicembre del 2022 ha vissuto nel Monastero Mater Ecclesiae accanto al Papa emerito, senza potere più esercitare il suo ruolo di uomo di raccordo tra Jorge Mario Bergoglio e il predecessore. Poi, dopo la morte di Joseph Ratzinger, nel maggio del 2023 Francesco lo ha spedito a Friburgo, senza conferirgli nessun incarico.
PADRE GEORG GANSWEIN BACIA LA BARA DI JOSEPH RATZINGER
Il suo ruolo non è stato preso da nessuno. Monsignor Leonardo Sapienza, numero due della Casa Pontificia, lo sostituisce alla destra del Pontefice nelle udienze da quasi quattro anni, ma non è stato promosso. Significa che forse ha preso corpo una vecchia idea del papa argentino: quella di eliminare di fatto la carica, pur senza annunciarlo formalmente.
Dieci giorni fa «don Georg» è tornato a Roma per celebrare una messa in memoria di Benedetto XVI: una cerimonia in tono minore, poco pubblicizzata, con alcuni cardinali sull’altare con lui, e molte assenze. Sia perché c’erano le feste natalizie e alcuni erano tornati a casa, sia perché una presenza a quella messa sarebbe stata interpretata come un gesto nostalgico, e implicitamente critico verso il nuovo corso. E dunque c’è chi per paura ha preferito non farsi vedere.
MONSIGNOR GEORG GANSWEIN PAPA FRANCESCO
Ma don Georg è stato ricevuto da Francesco insieme alle quattro Memores, le donne laiche che hanno rappresentato la «famiglia pontificia» nel Monastero, con tanto di foto sulla stampa cattolica. E il papa è apparso cordiale, sorridente. Per il monsignore tedesco, tuttavia, la situazione non sarebbe cambiata.
E il ricordo degli ultimi anni da «congedato» gli è rimasto addosso in modo così traumatico, che nella sua breve permanenza a Roma sembra non abbia avuto la forza di tornare al Monastero nascosto nei giardini vaticani: anche perché stavano arrivando le sei suore argentine chiamate da Francesco a occuparlo dopo la morte di Benedetto. Ignorare il clima che si respira nei suoi confronti a Casa Santa Marta, l’hotel dentro il Vaticano dove Bergoglio abita, è difficile.
L’ultimo periodo di coabitazione tra i cosiddetti «due Papi» è stato gonfio di tensioni e malintesi. E alla fine don Georg, l’anello di congiunzione tra l’anomalia epocale degli ultimi dieci anni, ne è rimasto schiacciato.
MONSIGNOR GEORG GANSWEIN BACIA LA MANO DI RATZINGER
Ufficialmente hanno pesato anche le critiche rivolte al pontificato in un libro uscito dopo la morte di Benedetto. La sensazione, però, è che la decisione di «esiliarlo» a Friburgo vada al di là della sua persona. L’accelerazione impressa al papato nell’ultimo anno ha dato l’impressione che si tenda a smantellare la teologia di Ratzinger.
È come se in filigrana gli anni in cui il Monastero e Casa Santa Marta hanno convissuto in apparente armonia, alla fine andassero letti con più attenzione: nel senso che per Francesco sono stati più pesanti di quanto sia apparso all’esterno. Per questo, chi cerca di tenere viva la memoria di quella fase è stato messo da parte e bollato come nostalgico o «nemico» di Francesco. E in parallelo il Pontefice argentino ha compiuto scelte che mostrano la volontà di circondarsi solo di fedelissimi.
GEORG GANSWEIN
La nomina nel luglio scorso del monsignore argentino Victor Manuel Fernandez, promosso poi cardinale, al dicastero per la Dottrina della fede, è stato la chiusura di un cerchio. In quel posto, occupato prima di diventare Papa da Ratzinger, poi dal teologo conservatore Gerhard Muller, poi dal gesuita spagnolo Luis Ladaria, è arrivato alla fine un alter ego di Bergoglio.
E si sono accentuati messaggi magari mandati con le migliori intenzioni, ma rivelatisi fonte di ulteriori spaccature nel mondo cattolico. L’ultimo, sulla benedizione delle coppie omosessuali, ha provocato una mezza rivolta di intere conferenze episcopali, dall’Africa all’Asia, fino all’America latina: quel Sud del mondo che Francesco considera suo interlocutore privilegiato.
papa francesco bergoglio e monsignor gaenswein
È stata una mossa considerata affrettata e divisiva perfino tra alcuni degli alleati del Pontefice. Fernandez l’ha ufficializzata alla vigilia del primo anniversario della morte del Papa emerito. Ma il 3 gennaio ha dovuto diramare e firmare una lunga precisazione «per aiutare a chiarire» quanto era stato comunicato in precedenza […]
Per don Georg e quanti vogliono che quell’eredità non venga dispersa, o addirittura rimossa, tuttavia, gli spazi in questi mesi si sono ristretti ancora di più. Per loro, è come nuotare controcorrente.
E fioriscono le domande sui motivi veri per i quali Francesco ha deciso di andare avanti a tappe forzate con le sue riforme: quasi temesse di avere poco tempo per consolidarle e renderle irreversibili.
benedetto xvi ratzinger e georg gaenswein 3
Per questo il trasferimento «per il momento» di monsignor Gänswein a Friburgo ha qualcosa di definitivo. Forse per lui è un limbo. Ma per Casa Santa Marta è una sorta di condanna all’oblio dell’esponente-simbolo del ratzingerismo. E un monito per gli altri.
georg ganswein BERGOGLIO SALUTA RATZINGER AL SUO ARRIVO AL CONVENTO MATER ECCLESIAE DIETRO GEORG GANSWEIN papa francesco bergoglio e monsignor gaenswein VANITY FAIR CON GEORG GANSWEIN benedetto xvi ratzinger e georg gaenswein 2