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    PADRE MOSTRO - SCHIAVE IN FAMIGLIA PER VENT'ANNI: A MILANO SI APRE IL PROCESSO CONTRO IL PADRE-PADRONE CHE MENAVA LA MOGLIE, MINACCIAVA E SOTTOPONEVA ALLE PEGGIORI ANGHERIE LE 4 FIGLIE PERFINO QUELLA AFFETTA DA UNA GRAVE MALATTIA. ERA OBBLIGATA A RITIRARE E CONSEGNARGLI I SOLDI DELLA SUA PENSIONE DI INVALIDITÀ PER L'ACQUISTO DI DROGA E ALCOLICI.


     
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    Elisabetta Reguitti per il Fatto Quotidiano

     

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    Vent' anni di schiavitù familiare. Cinque donne vittime dello stesso uomo: quattro figlie e una madre per anni sono state picchiate, insultate e sottoposte alle peggiori angherie dal marito, padre padrone di 46 anni nei confronti del quale, la prossima settimana - presso il Tribunale di Milano - si aprirà il processo, con la prima udienza.

     

    Una brutta storia, tutta italiana, iniziata in Campania nel 2003 quando la moglie aveva solo 22 anni e tre delle loro quattro figlie poco più di 4, 2 anni e la terza solo qualche settimana. Sevizie, violenze, calci, pugni minacce di morte.

     

    Persino un sacchetto di plastica stretto al collo della moglie davanti agli occhi delle minorenni dall'uomo - allora ventiquattrenne - che considerava sua proprietà e dunque legittimato a qualsiasi nefandezza, il resto della famiglia. " Dopo di me c'è il buio - aveva sussurrato una notte alla moglie -. Vedi questo bel visino che hai? Te lo rovino". Dalle minacce verbali alle azioni violente rivolte persino a quella figlia affetta da una grave malattia; obbligata a ritirare e consegnargli i soldi della sua pensione di invalidità per l'acquisto di droga e alcolici.

     

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    Il trasferimento dal sud al nord dell'intera famiglia non ha migliorato le cose, anzi. Nasce la quarta figlia ma l'inferno in casa non cambia. La moglie, presenta varie querele, ma poi confessa di essere rimasta con lui solo per evitare ripercussioni ancora peggiori rispetto alle violenze fisiche e verbali ormai quotidiane. Una donna che cercava di mantenere la famiglia lavorando come cameriera e che, nonostante tutto, riusciva a non negare i soldi che l'uomo continuava a pretendere, talvolta minacciando con quel coltello a serramanico che portava sempre addosso.

     

    Telecamere posizionate in casa per avere il totale controllo delle giornate e persino delle conversazioni tra le donne di quella famiglia. Una vicenda giudiziaria per la quale il pm Giovanni Tarzia - del V Dipartimento tutela della famiglia minori e soggetti deboli coordinato dal Procuratore aggiunto Maria Letizia Mannella - aveva chiesto il giudizio immediato. All'indagato era stata applicata la custodia cautelare in carcere da inizio dicembre 2021; un anno dopo l'avvio del processo.

     

    Tra i capi di imputazione: sequestro di persona, abusi sessuali, maltrattamenti, tentato omicidio, oltre che estorsione per l'uso illegittimo del denaro dell'assegno di invalidità della figlia disabile.

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