1. BREMMER "CONTRO PECHINO TRUMP SI PREPARA ALLA NUOVA GUERRA FREDDA"
donald trump xi jinping
Federico Rampini per “la Repubblica”
«Qualsiasi cosa sia accaduta nei laboratori di Wuhan, la Cina ha responsabilità gravi verso il mondo intero. Andremo verso una nuova Guerra fredda se Donald Trump cala pesantemente nei sondaggi ». Chi parla è Ian Bremmer, il presidente di Eurasia Group, e uno dei massimi esperti mondiali di geopolitica.
Lei che idea si è fatto sulla consistenza delle ultime accuse di Trump e Mike Pompeo alla Cina, sull' origine del virus?
«Sia che il virus sia passato dall' animale all' uomo per un incidente di laboratorio, oppure in un mercatino di selvaggina, resta il fatto che l' origine è stata a Wuhan.
Inoltre sappiamo con certezza che il governo cinese per un mese ha nascosto la verità: al suo popolo e al mondo. Nel frattempo mezzo milione di cinesi sono partiti da Wuhan verso l' Europa e gli Stati Uniti. Questa è la ragione per cui esiste una pandemia.
Questo è il peccato originale, e giustifica l' indignazione. Per il resto non ho visto prove pubbliche sull' origine in laboratorio.
L' Amministrazione Trump non parla di un virus fabbricato deliberatamente. Può esserne sfuggito per negligenza, mancanza di protezioni, però questo mette in imbarazzo gli americani perché in passato collaboravano alla sicurezza di quel laboratorio, poi hanno smesso di farlo. Comunque l' omertà e la censura da parte cinese rimangono il problema numero uno».
IAN BREMMER
L' opposizione democratica accusa Trump di cercare un diversivo e un capro espiatorio. La campagna elettorale del presidente punta a descrivere il suo rivale Joe Biden come troppo arrendevole con i cinesi.
«Il presidente sa che la sua gestione della pandemia è tutt' altro che esemplare. In un anno elettorale, si rifiuta di riconoscere le proprie responsabilità. Attaccare la Cina è più facile. Ma comporta dei rischi.
L' economia americana e quella cinese restano abbastanza integrate, ci sono catene produttive e logistiche interdipendenti. Mi stupisco che gli attacchi a Joe Biden non siano stati più pesanti, a parte il nomignolo Beijing Biden: suo figlio Hunter è vulnerabile perché viaggiò sull' Air Force 2, quando il padre era vicepresidente, per fare degli affari coi cinesi. Prima o poi gli attacchi contro i Biden sulla Cina diventeranno più duri».
christine lagarde ian bremmer
I paesi alleati stanno appoggiando la linea dura di Washington?
«Alcuni hanno ottime ragioni per essere esasperati dal comportamento cinese, per esempio l' Australia. Però Trump ha indebolito le relazioni con molti alleati. Per esempio quando vietò gli ingressi di viaggiatori dall' Europa senza neppure avvisare i loro governi. Non vedo la Germania unirsi all' America in questa offensiva. L' ultimo sgarbo è recentissimo: l' Unione europea ha organizzato un summit per coordinare a livello mondiale la ricerca sui vaccini, e gli americani non hanno neppure partecipato».
Ora Trump colpirà la Cina con nuovi dazi? Riparte la guerra commerciale? Il presidente ha evocato la possibilità di usare i dazi come una tassa per incassare gettito, e rivalersi in questo modo per i danni subiti con la pandemia.
«All' interno della sua Amministrazione si sono rafforzati i falchi, come Peter Navarro (consigliere del presidente sulla politica commerciale, ndr), che vogliono ricominciare a imporre dazi. Ma domenica in un meeting Trump è stato apostrofato da un imprenditore che gli ha rinfacciato i costi della guerra commerciale.
Sospendere la tregua coi cinesi sui dazi rischia di costare all' americano medio, al consumatore che compra prodotti elettronici. Molti suoi elettori, come gli agricoltori, stanno ancora aspettando i benefici dall' accordo parziale con Pechino che era stato raggiunto a gennaio.
xi jinping
Trump è attento ai segnali dall' economia reale. È riluttante a imbarcarsi in un' altra escalation dei dazi. Però se dovesse precipitare nei sondaggi lo farà. Se il suo livello di approvazione scende sotto una soglia di guardia, magari al 30%, allora andremo verso una Guerra fredda a tutto campo».
Un' altra ritorsione, estrema, è stata attribuita dal Washington Post ad esponenti dell' Amministrazione: cancellare il debito verso la Cina, dichiarare non rimborsabili i Treasury Bond detenuti dalla banca centrale di Pechino.
«Francamente non so se sia una fonte attendibile ad avere formulato quell' idea. È una follia. Non accadrà mai».
Questa invece è stata proposta da diversi parlamentari repubblicani: togliere alla Cina l' immunità sovrana, per facilitare le cause legali contro il governo di Pechino ed estrarne dei risarcimenti per danni.
«Che il Congresso approvi delle leggi in questo senso, è possibile. C' è un precedente con l' Arabia saudita. Possono essere anche formulate in modo condizionale. Sullo sfondo c' è la pressione verso le multinazionali americane perché riportino sul territorio Usa le loro produzioni. Un decoupling, un divorzio almeno parziale tra le due economie».
2. «PAGLIACCI E INCOMPETENTI» L'IRA DI PECHINO SUGLI USA
Gaia Cesare per “il Giornale”
xi jinping 2
«Coppia di pagliacci bugiardi». Volano parole pesanti, un' escalation verbale senza precedenti dalla Cina agli Stati Uniti nella nuova Guerra Fredda per il dominio economico e geopolitico del mondo che si gioca sui cadaveri, a oggi 250mila vittime ufficiali nel mondo per coronavirus. E apre scenari catastrofici.
Secondo la Reuters, che cita un rapporto che sarebbe stato presentato a Xi Jinping il mese scorso, dell' Istituto cinese per la relazioni internazionali contemporanee, un think tank che fa capo al ministero della Sicurezza di Stato, l' intelligence cinese avrebbe allertato il presidente sulla possibilità addirittura di uno scontro armato diretto con gli Stati Uniti. Nel dossier si sottolinea come la pandemia abbia alimentato il sentimento anti cinese nel mondo, tornato ai livelli del massacro di Tienenmen del 1989.
E il conflitto armato sarebbe lo scenario estremo che potrebbe scatenarsi come conseguenza di queste tensioni.
xi jinping a wuhan 2
Gli insulti del resto erano già volati ieri da Pechino, destinazione Washington, tramite il Quotidiano del Popolo, l' organo di stampa del Partito comunista cinese. Uno dei destinatari è Steve Bannon, ex capo consigliere di Donald Trump e insieme ideologo e burattinaio del sovranismo internazionale, la prova che il Partito comunista cinese attacca una visione del mondo e le politiche della destra neoconservatrice.
L' altra «vittima» è Mike Pompeo, segretario di Stato americano, che ha dichiaratao di avere «prove enormi» che il coronavirus arrivi dal laboratorio di Virologia di Wuhan e che Pechino «ha fatto tutto il possibile per tenerlo nascosto». Un affondo ripetuto da Trump ieri in un' intervista a Fox News e contenuto in un rapporto del Dipartimento di Sicurezza.
mike pompeo
Il Quotidiano del Popolo ricorda come l' obiettivo di Pechino «sia sempre stato quello di salvare vite» e la tv di Stato Cctv bolla come «folli ed evasive» le accuse di Pompeo secondo cui la Cina ha insabbiato la notizia. Anche il Global Times si aggiunge al fuoco di fila con cui Pechino sfida Washington.
Il giornale invita gli americani a fornire «prove solide», contraccusa gli Stati Uniti di propaganda, di pregiudizio ideologico contro la Cina e di avere un solo scopo: far vincere a Trump e ai Repubblicani le presidenziali di novembre 2020. Infine due provocazioni. La prima riguarda i diritti umani, sui quali nel mondo la Cina è campione di violazioni: «Gli Stati Uniti hanno sospeso i fondi all' Oms - scrive il Quotidiano del Popolo - ma mantenuto le sanzioni contro Iran, Cuba e Venezuela. Si definiscono ancora custodi dei diritti umani a livello globale?». La seconda riguarda la gestione della crisi, affondo diretto all' amministrazione Trump, tacciata di «incompetenza», ma anche a tutto il modello America.
yang jiechi e mike pompeo
Mentre la Cina ha adottato «misure risolute ed efficaci» e le persone sono state «volontariamente» a casa, negli Usa invece - sostiene il giornale cinese - «ci sono state divergenze tra le autorità sulle competenze». Una mezza verità mista a una bugia colossale. Perché se è vero che Trump si è schierato a favore delle proteste contro il lockdown voluto dai governatori, sostenere che i cinesi siano rimasti a casa «volontariamente» nega l' evidenza sulle misure repressive adottate da Pechino che hanno rafforzato la capacità di controllo sul «popolo» del regime.
Tra i due litiganti arriva l' Oms, che ribadisce la convinzione sull' origine animale del virus, nega l' esistenza di prove anti-cinesi e invita gli Stati Uniti a esibirle. Oppure resteranno solo accuse «speculative».
GHEBREYESUS XI JINPING steve bannon elon musk donald trump