Nino Materi per “il Giornale”
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Ascoltando i commenti sempre sobri, pacati e tecnicamente impeccabili - di Lele Adani, abbiamo imparato che Leo Messi è calcisticamente un «Gesù» capace di «camminare sull'acqua» e in grado di «moltiplicare i pani e i pesci».
E ciò, ben inteso, quando gioca così così; no, perché se è in giornata di grazia, i miracoli potrebbero anche aumentare.
Peccato però che Adani, alias il «Messia delle seconde voci», giudizi altrettanto apologetici non li abbia riservati al portiere dell'Argentina, Damian Martinez, dimenticando che senza i suoi due rigori parati all'Olanda, i «prodigi» di quel «Padreterno» di Messi si sarebbero sciolti come neve al sole.
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Stessa «distrazione» anche nei riguardi degli altri eroici portieri (Yassine Bounou del Marocco e Dominik Livakovic della Croazia) artefici con le loro parate del «rigoroso» passaggio delle proprie squadre al turno successivo.
Nessuno ha le carte - anzi, i guanti - più in regola di Gianluca Pagliuca, 55 anni, recordman dei portieri italiani «neutralizzapenalty», per dare ai «colleghi» i giusti riconoscimenti.
Protagonista nella nazionale azzurra (39 presenze) e artefice di campionati ad altissimo livello con la maglia di Sampdoria (195 presenze), Inter (165 presenze), Bologna (248 presenze), Pagliuca non è sorpreso dal ruolo di primo piano che i portieri stanno ricoprendo nel Mondiale in Qatar.
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Gianluca, sei sempre stato un mago nel parare i rigori. Con 24 penalty neutralizzati avevi il record tra i portieri del nostro campionato. Solo Samir Handanovic lo ha recentemente superato arrivando a quota 25.
«Handanovic, appena ha toccato quota 25, è finito in panchina. Inzaghi poteva sostituirlo un po' prima, così il record sarebbe rimasto mio... Scherzo, Handanovic è fortissimo e sono contendo di condividere con lui un primato importante».
Ma qual è il segreto per parare un rigore?
«È un fatto d'intuito e di istinto. Ero convinto che Martinez, il portiere dell'Argentina avrebbe avuto la meglio. Lo seguo da tempo nel campionato della Premier League dove gioca nell'Aston Villa: so che riesce a ipnotizzare l'avversario».
Come facesti tu con l'interista Matthaus in quello storico 5 maggio 1991. Parasti il rigore, consegnando lo scudetto alla mitica Sampdoria.
«Matthaus calciò una cannonata. Io respinsi di petto ma il tiro fu così violento che spezzò la catenina che portavo al collo».
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Un portafortuna?
«Era la catenina con la Madonna che mi aveva regalato mamma, donna devotissima».
Torniamo ai rigori. La tua dannazione, nel bene e nel male. Del bene abbiamo parlato. Ora parliamo del male...
«Ti riferisci alla finale col Brasile ai Mondiali Usa del '94?».
Ovviamente.
«Ancora oggi, che ho 55 anni, ci penso ogni giorno. Impossibile dimenticare».
Baresi, Massaro, Baggio. Perché sbagliarono dal dischetto?
«Non partirono decisi. Il segreto è non perdere tempo in rincorse e passettini. I portieri sono furbi e capiscono quando chi sta per calciare non è sicuro di sé».
Una carriera eccezionale: hai fatto fare la figura da pollo a molti campioni. I portieri della tua generazione erano però avvantaggiati, sul penalty potevate fare il passetto in avanti.
«Ma il passetto in avanti lo fanno anche i portieri di oggi. Non è questo a fare la differenza...».
boskov pagliuca
Cos' è allora che fa la «differenza»?
«Non c'è una spiegazione scientifica. So però che, fin da bambino, ero predisposto a parare i rigori. Per questo tutti mi volevano in squadra con loro».
Hai scritto con Federico Calabrese un'autobiografia bellissima, «Volare libero» (Minerva). Chi ama i grandi portieri non ti ha dimenticato.
«Sono felice. È la prova che ho fatto qualcosa di buono».
ITALIA BRASILE BAGGIO ITALIA BRASILE BAGGIO ITALIA BRASILE BAGGIO BARESI