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    PALAMARA VOLEVA CANDIDARSI NEL PD, SIA ALLE POLITICHE DEL 2018 CHE ALLE EUROPEE DEL 2019 - IL GIALLO DEL CAFFÈ CON LOTTI E RENZI - GLI INCONTRI CON MARIA ELENA BOSCHI - LA STRANA STORIA DELL'INTERCETTAZIONE TRA LEGNINI E POMICINO (E LA MICROSPIA NELLA MACCHINA) - PIGNATONE GLI SCRIVEVA: “È UN PECCATO CHE TU NON SCENDA PIÙ IN CAMPO” - MA IN UN'ALTRA CONVERSAZIONE PALAMARA, A PROPOSITO DI PIGNATONE E RENZI, AFFERMA: “PRIMA GLI PARAVA IL CULO E POI GLIELO METTE AL CULO”


     
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    Giacomo Amadori per “la Verità”

     

    luca palamara luca palamara

    Luca Palamara, trattato oggi dalla stampa progressista come un appestato, sino a un anno fa era un ospite fisso dei migliori salotti della sinistra. Era persino pronto a scendere in campo con il Pd, come confermano alcune chat, sia alle elezioni legislative del 2018 che a quelle Europee del 2019. Partiamo da una conversazione del 7 novembre 2018. Il magistrato Cosimo Ferri, che aveva già fatto il gran salto nel partito di Renzi, comunica a Palamara: «Prossima settimana incontro con Luca. E Matteo». Poi sottolinea: «Luca più operativo ieri. Ti ha scritto e risposto».

     

    giuseppe pignatone giuseppe pignatone

    Il 14 novembre c'è un altro significativo messaggio di Ferri: «Ho avuto lungo chiarimento con Luca. Organizza lui caffè. Con M». Dove Matteo sembra diventare M.

    Ferri continua: «Ho ribadito anche due obiettivi. Aperto su entrambi: sul primo non dà, però, garanzie perché non ne parlo (parli, ndr) con Zingaretti?». Probabilmente Lotti non poteva assicurare un posto sicuro alle europee del 2019. Il riferimento al segretario del Pd non è casuale. Infatti lui e Palamara sono in stretti rapporti. «Grande Nicola, grande vittoria!! Ripartiamo da qui tutti insieme!» scriveva la toga al politico dopo la vittoria alle regionali del marzo 2018.

     

    cosimo ferri 2 cosimo ferri 2

    La discussione sulla discesa in campo di Palamara avviene, però, in una fase di grande confusione. A fine ottobre 2018 Lotti era sul punto di essere rinviato a giudizio nell' ambito dell' inchiesta Consip e Renzi si stava apprestando a sfidare alle primarie proprio Zingaretti. La pazza idea di scendere in politica Palamara l'aveva già accarezzata quando era consigliere del Csm.

     

    Tanto che l'allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, il 22 dicembre 2017, gli scrive: «Ho visto l'inizio del tuo intervento (al Csm, ndr). Grazie per la citazione, ma è un peccato seriamente che tu abbia deciso a ragione di non andare ora in politica». In quel momento Palamara e Pignatone vanno d'amore e d'accordo e hanno incontrato insieme l'allora sottosegretario Lotti. A voler credere alle intercettazioni del pm sotto inchiesta i tre avrebbero affrontato anche il tema Consip.

     

    luca palamara luca palamara

    Per esempio, nel maggio 2019, Palamara, infuriato per le decisioni della Procura, da intercettato, dice a Lotti: «Mi acquieterò solo quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà che cosa è successo con Consip, perché lui si è voluto sedere a tavola con te, ha voluto parlare con Matteo, ha creato l'affidamento e poi mi lascia con il cerino in mano. Io mi brucio e loro si divertono». In un' altra conversazione Palamara, a proposito di Pignatone e Renzi, afferma: «Prima gli parava il culo e poi glielo mette al culo».

     

    giovanni legnini foto di bacco giovanni legnini foto di bacco

    Dunque le indagini sulla centrale acquisti dello Stato non hanno messo in difficoltà solo Lotti e Renzi, ma anche i loro referenti dentro al Csm. A un certo punto i problemi del Giglio magico lambiscono pure Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm in quota Pd ed ex sottosegretario dei governi Letta e Renzi. Nella primavera del 2018 viene sentito dalla Procura di Firenze come persona informata dei fatti per un suo incontro con l' imprenditore Luigi Dagostino (condannato con i genitori di Renzi in un processo per false fatture) e con il pm pugliese Antonio Savasta, successivamente arrestato per corruzione in atti giudiziari. Dagostino, dopo aver portato Savasta nell' ufficio di Lotti, lo presenta anche a Legnini nel corso di una cena organizzata da un suo dipendente. Ma non è solo quell' appuntamento conviviale a mettere in difficoltà il vicepresidente.

    giuseppe cascini giuseppe cascini

     

    In un' altra conversazione del maggio 2019 Palamara riaffronta la questione Consip con Legnini. Ricorda un incontro al bar del 5 luglio 2018 con Giuseppe Cascini, allora procuratore aggiunto di Roma e oggi consigliere del Csm: «Là ho capito che stava a sfuggi' de mano la cosa di Woodcock» commenta Palamara. Il riferimento era al procedimento avviato dalla sezione disciplinare presieduta dallo stesso Legnini contro Henry John Woodcock (titolare del fascicolo Consip sino al Natale del 2016). Da che cosa il pm capì che la vicenda stava andando fuori controllo? Da alcuni strani discorsi: «E quando mi è venuto a di' di te Giova' eh e là ho capito che questi erano proprio la rete».

     

    PAOLO CIRINO POMICINO PAOLO CIRINO POMICINO

    Il riferimento, a quanto risulta alla Verità, è a un' intercettazione tra Legnini e l' ex ministro Paolo Cirino Pomicino, trasmessa da Napoli alla Procura di Roma, una conversazione il cui contenuto avrebbe reso Legnini incompatibile con il procedimento disciplinare. Pomicino ci conferma che un dialogo un po' sopra le righe (almeno da parte sua) ci fu: «Ho parlato con Legnini di Woodcock non meno di 2-3 anni fa. Fu un incontro casuale.

    Ragionammo sulla situazione disastrata della giustizia. Gli dissi di quando Woodcock mi sentì come persona informata dei fatti e mentre stavo parlando mi fece mettere una microspia in macchina. Purtroppo per loro io vendetti l' auto e gli investigatori continuarono a intercettare un signore che non c' entrava nulla. Questo era il livello delle indagini di Woodcock». Palamara, riferendosi all' intercettazione, dice a Legnini: «Il processo Woodcock non è stato fatto per 'sto motivo».

     

    WOODCOCK WOODCOCK

    Il candidato mancato del Pd era anche un frequentatore di Maria Elena Boschi. A testimoniarlo la chat di Palamara con Giovanna Boda, all' epoca stretta collaboratrice della ex sottosegretaria a Palazzo Chigi. Nel novembre 2017, Palamara, oltre alla sua possibile discesa in campo, sta organizzando anche una partita evento a San Luca, in provincia di Reggio Calabria.

     

    La Boda informa il pm: «Ho appena parlato con lei. Lei ha solo un dubbio NON sulla partita, ma sulla sua presenza. Se mi chiami quando puoi ti spiego tutto e procediamo. Intanto la partita la possiamo fare comunque e poi lei decide all' ultimo momento se venire o meno».

     

    A febbraio sempre la Boda scrive: «Per vostro incontro lei propone domani alle 13 al Majestic saletta Chopin riservata per voi due. Ok per te? Vuole parlarti». Poi esclama: «Siamo una squadra!». Il giorno dopo Palamara chiede: «Era contenta?». Boda: «Lei sì! Mi ha detto: ci voleva questo incontro! Tu sei contento? È andata bene?». Il 27 marzo, dopo le elezioni del 4, la Boda gli dà appuntamento: «Alle 10.30 domani siamo da lei». Risposta: «Considera che alle 18,30 devo muovermi».

    maria elena boschi con la mascherina alla camera 2 maria elena boschi con la mascherina alla camera 2

    Boda: «Ok allora ci aggiorniamo a domani tanto dobbiamo aspettare di vedere cosa succede». Palamara: «Ma noi superiamo ogni ostacolo». Boda: «Sì!!!! Vediamo e poi ci muoviamo». Palamara: «Non molliamo niente». Qualche ora dopo Palamara la informa: «Ho cazziato Paola (Balducci, consigliera del Csm, ndr) anche se è colpa di Giovanni (Legnini, ndr). È una cazzata di Giovanni». Infine, la Boda, dopo una manifestazione, esulta: «Evviva la nostra rete del Bene!!!».

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