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    AMORI, BOLLORI E "VERONICHE" DI ADRIANO PANATTA: “BELLO NO, DICIAMO CHE ERO "CARUCCIO". PERÒ NON SONO MAI STATO UNO IMPOSSIBILE. IL 90% DELLE AVVENTURE MI E’ CAPITATO. CI SONO STATE DELLE DONNE MOLTO MENO BELLE DI ALTRE CHE MI HANNO INCURIOSITO MOLTO DI PIÙ” (INSOMMA, ADRIANO NON HA MAI AVUTO LA PUZZA SOTTO AL NASO) – LA MITOLOGICA “VERONICA” ("ERA UN COLPO PER NIENTE INTENZIONALE”), IL GIRAMENTO DI ZEBEDEI “PERCHE’ DIVENTO VECCHIO”, SINNER, PAOLO VILLAGGIO E IL RITO PRE-GARA: “NADAL FA UNA DOCCIA PRIMA DI OGNI PARTITA. IO FACEVO PIPÌ”


     
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    Estratto dell'articolo di Paolo Graldi per “il Messaggero”

     

    Panatta, lei è opinionista in diversi programmi tv. A che gioco gioca?

    «Il mio gioco».

    adriano panatta adriano panatta

     

    In che cosa consiste?

    «Essere me stesso, come lo sono tutti i giorni».

     

    (...)

    Nadal fa una doccia prima di ogni partita. Lei che cosa faceva prima di entrare in campo?

    «Io facevo pipì. Inevitabilmente».

     

    Il piacere della battuta pronta la caratterizza. È come una partita, con le parole al posto delle racchette?

    «Sì, è l'improvvisazione. Perché il tennis è improvvisazione, nel senso che ogni palla è diversa dall'altra. E così deve essere anche su un botta e risposta».

     

    Come gestisce lei il rapporto con il tempo che passa?

    «Bene, anche se mi girano gli zebedei».

     

    Perché?

    «Perché divento vecchio. Inevitabilmente».

     

    (...)

     

    LOREDANA BERTE ADRIANO PANATTA MIA MARTINI LOREDANA BERTE ADRIANO PANATTA MIA MARTINI

    Qual è nel gioco del tennis la più grande prodezza?

    «La prodezza consiste nel riuscire a fare una cosa che non si può fare. E che pochissimi riescono a fare».

     

    Le è capitato qualche volta?

    «La famosa Veronica era un colpo che nessuno faceva e che io mi sono inventato così, all'improvviso. Però non era per niente intenzionale: io facevo questa cosa, la palla andava lì, e io facevo il punto».

     

    Nel tennis, lo studio della psicologia dell'avversario che importanza ha?

    adriano panatta loredana bertè adriano panatta loredana bertè

    «Tantissima. Con il linguaggio del corpo io capivo il momento in cui l'avversario aveva qualche défaillance o piuttosto che era in esaltazione».

     

    (...)

     

    Qual è la più bella parola che le viene in mente?

    «Amore».

     

    Un esempio?

    «Sono innamorato di mia moglie (Anna Bonamigo, ndr). Mi ha ridato la voglia di fare, di impegnarmi, di scommettere. Una rivoluzione. Le devo tutto. Felicità compresa».

     

    C'è stato un maestro, un punto di riferimento che l'ha guidata negli atti più importanti, non solo in quelli sportivi?

    «Mario Belardinelli, che è stato il mio maestro che mi ha insegnato, oltre che come si diventa un giocatore, anche come si diventa un uomo».

     

     

    (…)

     

    Il ruolo delle donne nella sua vita: è disposto a parlarne?

    «Non mi sembra un argomento tabù».

    ADRIANO PANATTA ANNA BONAMIGO ADRIANO PANATTA ANNA BONAMIGO

    Ce ne sono state molte e diverse tra loro. Che tipo di avventure sono state?

    «Una diversa dall'altra».

    Sono capitate o le ha cercate?

    «Il 90% mi sono capitate».

     

    Bello e impossibile?

    «Bello, sarebbe presuntuoso dirlo. Diciamo che ero "caruccio", come si dice a Roma. Però non sono mai stato uno impossibile. Non ho mai messo una barriera tra me e una donna, anzi ci sono state delle donne molto meno belle di altre che mi hanno incuriosito molto di più».

    Le donne l'hanno aiutata o distratta nella sua vita di campione?

    «Né distratto né aiutato. Quando giocavo mi ha aiutato più avere dei figli: io ho avuto figli molto giovane, nati durante la mia carriera, e proprio i figli mi hanno dato un senso di responsabilità maggiore».

     

    La gelosia è un male necessario o un inutile fardello?

    «Non ci credo mai agli uomini o alle donne che dicono di non essere gelosi».

    ROSARIA LUCONI ADRIANO PANATTA ROSARIA LUCONI ADRIANO PANATTA

     

    (...)

    Che cos'è che la fa ridere di più?

    «Il cinismo romano, ad esempio Alberto Sordi. Mi piace l'ironia di Totò, la cattiveria di Eduardo o di Paolo Villaggio, di cui ero fraterno amico. Mi piacciono molto gli adulti che fanno cose comiche un po' infantili, li invidio molto».

    Lei si considera un vincente nella vita?

    «Io mi considero fortunato, non completamente vincente, perché sarebbe arrogante e presuntuoso dirlo. Forse più vincente che perdente».

    panatta panatta

     

    Sinner a Miami è esploso, anche se ha perso la finale. Abbiamo trovato un nuovo Panatta?

    «Non so se abbiamo trovato un nuovo Panatta perché sono passati 50 anni, ma sicuramente abbiamo trovato un nuovo campione. Sinner è un giocatore completo, fra i giovani emergenti. Avrà un grande futuro. È un campione, questo è sicuro».

     

    In cinque parole chi è davvero Adriano Panatta?

    «Sono una persona lunatica, imprevedibile, malinconica, coraggiosa. E poi mi piace molto la discrezione». 

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