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    AGLI ITALIANI NON VA DI CULO - IL PRIMO ITALIANO AD ARRIVARE ALLE FINALS, CHE ALLORA SI CHIAMAVANO MASTERS, FU ADRIANO PANATTA. ANCHE LUI COME BERRETTINI FU FERMATO DA UN PROBLEMA FISICO: “SOFFRIVO DI EMORROIDI” - DJOKOVIC? È IL PIÙ GRANDE PALLETTARO MAI VISTO” – “BERRETTINI? SE LANCIASSE LA PALLA VENTI CENTIMETRI PIÙ AVANTI SERVIREBBE ANCHE PIÙ FORTE”


     
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    adriano panatta adriano panatta

    Daniela Cotto per www.lastampa.it

     

    Prima campione, poi opinionista su tutti i fronti dello sport. Ma sempre personaggio. Adriano Panatta non ha perso lo spirito un po' ribelle e molto goliardico che lo rende unico, al di fuori degli schemi. Mai banale, a costo di risultare irriverente. Dice ciò che pensa, incurante del "politicamente corretto".

     

    Lei è stato il primo italiano ad arrivare alle Finals, che allora si chiamavano Masters. Che ricordo ne ha?

    «Eh, purtroppo non ero in forma. Soffrivo di… si può dire?».

     

    Certo…

    nole djokovic 3 nole djokovic 3

    «Emorroidi. Per superare il dolore mi facevano un sacco di iniezioni. Persi le prime due partite contro Orantes e Ashe, nella terza incontrai il mio amico Ilie Nastase che per passare il turno aveva bisogno di vincere. Così iniziai a prenderlo in giro: “guarda che ti batto, Ilie”. Come si arrabbiava…».

     

    Avrebbe potuto giocare il Master anche nel ’76.

    «Per me era più importante la Davis, era l’anno della finale di Santiago. Il Masters era già un grande torneo, ma per me era un gradino sotto lo Slam per via della formula che non ho mai amato».

     

    Chi vince a Torino?

    PANATTA NASTASE PANATTA NASTASE

    «Il favorito è Djokovic. Ha vinto molto ed è tornato in gran forma a Parigi. Gli altri? Più o meno si equivalgono, forse quello che lo può impensierire è Medvedev. Peccato non ci siano Federer e Nadal. Al Masters vince chi è meno acciaccato, dipende sempre dalla tua condizione fisica. Dopo una stagione così intensa le Finals sono sempre un punto interrogativo».

     

    È sempre stato critico con il tennis di oggi. Perché?

    «Per carità, sono tutti fortissimi ma giocano sempre a fondo campo, è un gioco diverso rispetto a quello dei miei tempi, ovvio. Ma lo trovo più noioso».

     

    Più forti Djokovic, Federer, Nadal o Borg, McEnroe e Lendl?

    «Sono epoche diverse impossibili da paragonare, anche i tornei avevano un valore diverso. Io ad esempio in Australia ho giocato una volta sola, nel 1968, allora ci andavano in pochi».

    ADRIANO PANATTA ADRIANO PANATTA

     

    Dei grandi di oggi chi ama di più?

    «Federer è il mio preferito, ma ammiro anche le straordinarie qualità di Nadal, la sua grinta eccezionale. Poi è educatissimo, il primo a salutare quando ci incontriamo. Djokovic è il più grande ‘pallettaro’ che abbia mai visto. Ma lo dico in senso buono, perché è un fuoriclasse».

     

    C’è una qualità che ammira in loro?

    «L’umiltà. Mio padre diceva: quando sei martello picchia, quando sei incudine aspetta che passi. E’ così, bisogna saper attendere l’occasione giusta. Federer lo incontrai una volta al ristorante a Trastervere, non aveva ancora vinto a Parigi e mi disse: ‘ti invidio, scambierei i miei quattro titoli a Wimbledon con il tuo al Roland Garros’. Anch’io!, gli risposi».

     

    Lei è stato l’unico a fermare Borg sulla terra del Roland Garros. Il segreto?

    «Gli davo fastidio, variavo il gioco. Siamo rimasti molto amici io e Bjorn».

     

    ADRIANO PANATTA ADRIANO PANATTA

    Qualcuno sostiene che Berrettini la ricorda un po’. E’ d’accordo?

    «Non direi, forse perché siamo entrambi romani. Lo conosco fin da quando era piccolo, ricordo che lo vidi giocare ragazzino ad un torneo e volli avvicinare i genitori. Mi presentai e dissi: fate come volete, ma vostro figlio ha le qualità per diventare forte».

     

    Previsione azzeccata. Matteo ricorda che lei fu il primo a intuire le sue qualità da grande battitore.

    «Sì, e se lanciasse la palla venti centimetri più avanti servirebbe anche più forte…».

     

    Gli Internazionali d’Italia nel 2023 si allungheranno a 12 giorni. Un torneo lungo quanto lo Slam.

    «I tornei si equivalgono. Roma non è certo da meno».

     

    La nuova Coppa Davis le piace?

    adriano panatta adriano panatta

    «No, è una vergogna, l’hanno svenduta. Del resto per anni a governare il tennis hanno messo i manager che venivano dalla Disney. Ora per fortuna c’è Andrea Gaudenzi, che di tennis ne capisce».

     

    Un romano che vive a Treviso, come si trova?

    «Benissimo. Roma la adoro, ma mi dà l’ansia, appena passo il raccordo anulare mi incazzo. Qui ho aperto anche un centro tennis, che ha una caratteristica a cui tengo molto»

     

    Cioè?

    panatta panatta

    «Non ci sono soci, tutti possono venire a giocare. Il più democratico che c’è».

    adriano panatta samurai adriano panatta samurai

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