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Da domani in edicola il MagBook (giornalibro) di agosto edito da ReWriters. Il tema è il Queer e la curatela è a firma dei due artisti in drag più noti d’Italia, i KarmaB. Con prestigiose firme come quelle di Loredana Bertè (di cui qui anticipiamo il contributo); Massimo Recalcati; Vittorio Lingiardi; Immanuel Casto; Francesca Vecchioni; Tindaro Granata e molti altri
Testo di Loredana Bertè
loredana berte' renato zero
Lgbtq+: a quanto pare questo acronimo altro non serve che a identificare tutte le sfumature della sessualità, umana (eccetto quella comunemente più accettata dell'eterosessualità,): Lesbiche, Gay, Bisex, Transgender, Transessuali, Queer, Questioning, Intersex, Pansessuali, Two-Spirit, Asessuati, Ally (amico, sostenitore e difensore della causa della comunità, Lgbt, ndr). Ecco, Ally è la "categoria" in cui posso essere me stessa, sono una "Ally ante litteram". Da sempre ho supportato e mi sono trovata quasi più a mio agio con la comunità, Lgbtq+, pur non facendone necessariamente parte, anche quando nessuno ci diceva che fosse giusto farlo, a noi Ally.
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AL CONTRARIO, "ai miei tempi", oltre a non esserci nessun riconoscimento in quanto comunità, di persone vere, in carne e ossa come tutti gli altri, anche solo il simpatizzare per un non-eterosessuale o con qualcuno fuori dalla "norma" non era visto di buon occhio, per usare un eufemismo. Anche tra ragazzi, a parte nell'ambiente artistico, c'era una sorta di ghettizzazione, di repulsione verso ciò che non era uguale, omologato. Ricordo una volta, ero con Panatta, verso gli inizi degli anni 70, dovevamo andare a prendere Renato (Zero, ndr) in macchina e quando Adriano lo vide, vestito con un costume attillato e boa di piume di struzzo, tutto truccato e con i capelli lunghi, non voleva farlo salire in auto con noi. Non ho mai capito il perché. Io, da eterna outsider, mi sono sempre trovata meglio con le persone fuori da certi schemi, con altri outsider come me.
adriano panatta loredana berte'
Per me "diversità," è sempre stata sinonimo di originalità, di unicità. La cosiddetta "normalità," dopo un po' mi annoiava. Ancora oggi, io stessa, non posso di certo essere considerata una "normale signora di 70 anni". Io da sempre mi considero una persona diversa e aperta, ma non aperta come quelle che dicono "ho tanti amici gay", aperta nel senso del "vivi e lascia vivere": l'amore per me dovrebbe essere una cosa universale. L'amore, quello vero, spazia dentro e fuori dai confini imposti dalla società,. Va un po' dove gli pare, non lo puoi "inscatolare" in una confezione come, ad esempio, la "famiglia tradizionale". Io sono cresciuta in una famiglia etero tradizionale, eppure di amore non se ne respirava un briciolo.
comunita' lgbtq
Esistono tante sfumature, tanti modi di sentire, di essere, di amare, di voler esprimersi...io stessa sono stata tante persone, nel corso dei miei "secoli", un po' come l'Orlando di Virginia Woolf. E ne ho anche viste e fatte tante... Alla luce di quanto ho vissuto, vi posso assicurare che la comunità, Lgbtq+ proprio una minoranza non è. Da sempre... non lo è. Purtroppo in Italia vigeva e vige ancora questo retaggio bacchettone e ipocrita per cui le cose si fanno ma non si dicono... Quando invece bisognerebbe sempre battersi per la propria libertà, e per quella degli altri: vivi e lascia vivere, continuo a ripetere. Vivila tua propria libertà, e fa sì che anche per gli altri possa essere lo stesso. Ora, non vorrei essere banale ma, il mio migliore amico, Leonardo Pastore, gay dichiarato nonché uno dei bracci destri di Fiorucci, l'ho perso perché si è ammalato.
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A metà degli anni 80 andammo in ospedale a Parigi da Luc Montagnier. Allora nessuno conosceva l'Hiv, c'era tanta ignoranza e si pensava che il contagio potesse avvenire anche solo stringendo la mano, che fosse la "malattia degli omosessuali", addirittura: l'omosessualità, in sé era considerata una malattia ed era fonte a sua volta di un'altra malattia ancora. Leonardo morì poco dopo, l'ho assistito fino alla fine, lavandogli anche i vestiti e le lenzuola sporchi... ancora oggi porto con orgoglio appuntato sui miei abiti il fiocco rosso simbolo della lotta contro l'Hiv. Tanto per non dimenticare.
panatta loredana berte
Negli anni 80 ho frequentato assiduamente la discoteca No Ties di Milano, per gusto e per divertimento (così come tanti centri sociali, come il Leoncavallo). E negli anni 2000 si può dire che abbia fatto più serate in locali Lgbtq+ che concerti canonici: erano anni duri e volevo sentirmi "a casa". In fondo anche io sono sempre stata una "non-binaria", non ricordo chi, una volta, mi ha definita come "la donna più dolce e allo stesso tempo l'uomo più incazzato che avesse mai conosciuto". Ma poi chi lo ha mai stabilito che una donna debba essere per lo più dolce e un uomo per lo più rude? È una sciocchezza bella e buona. Anche nel vestire adoro spaziare. Vesto a seconda di come mi va.
loredana berte renato zero
Come ha detto Stephen Hawking, "l'intelligenza è la capacità, di adattarsi al cambiamento". E i tempi per fortuna sono cambiati, solo gli stupidi vogliono vedere ancora tutto grigio, guai a colorarlo. A volte mi sembra di assistere al nuovo Medioevo, pandemia inclusa! Ed è davvero un paradosso perché da una parte vedi giovani tranquilli, rilassati, sessualmente fluidi e dall'altra il rinascere di gruppi e idee di estrema destra, pronti a intervenire con brutalità, e violenza (anche verbale) al minimo accenno di libertà, e lo Stato è assente. Dobbiamo uscire da questo Nuovo Medioevo e riscrivere tutto l'immaginario. Spero solo, davvero, che un giorno, "da qualche parte oltre l'arcobaleno" non ci sia più bisogno di sventolarla questa bandiera poiché saremo tutti liberi e fusi in un'unica parola senza bisogno di acronimi: umanità. E l'umanità, si sa, è variegata.
LOREDANA BERTE CON RENATO ZERO FOTO ANDREA ARRIGA renato zero e loredana berte loredana berte' 1 loredana berte' 2 LOREDANA BERTE ATTENTI AL BUFFONE loredana berte' foto di guido harari Loredana berte Renato zero renato zero con loredana berte loredana berte loredana bertè loredana berte loredana berte loredana berte panatta mia martini