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    PANDEMIA, GUERRA E POVERTÀ: VA SEMPRE IN CULO AI POVERI - IL CONFLITTO IN UCRAINA AVRÀ, ENTRO LA FINE DEL 2022, UN EFFETTO DEVASTANTE SUI CETI PIU’ DEBOLI: CI SARANNO 100 MILIONI DI NUOVI INDIGENTI - LA DIRETTRICE DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE KRISTALINA GEORGIEVA: “QUANDO I PREZZI SALGONO E LE PERSONE POVERE NON POSSONO DAR DA MANGIARE ALLE LORO FAMIGLIE SCENDONO PER LE STRADE…”


     
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    POVERTA' IN ITALIA POVERTA' IN ITALIA

    Paolo Baroni per “la Stampa”

     

    Sostiene il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco che l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia in corso da oltre un mese sta «concretamente mettendo a repentaglio l'assetto economico e finanziario internazionale». Oltre a questo si aggiunge il peso del Covid, che «produrrà effetti anche sul piano della povertà. Le stime che ci sono - ha sottolineato il banchiere centrale - dicono che entro fine 2022, dopo che in 30 anni siamo scesi a meno di 700 milioni, ci saranno oltre 100 milioni di persone che torneranno in stato di povertà estrema».

     

    coronavirus e poverta' 5 coronavirus e poverta' 5

    Un problema questo sentito anche in Italia, dove negli ultimi anni la stagnazione ha aumentato l'incidenza della povertà, «con molte più famiglie con livelli di reddito e di consumo al di sotto delle soglie convenzionali». Scenari alquanto foschi che vedono sommarsi più fattori: gli effetti della guerra e delle sanzioni, l'impennata - e in molti ambiti (a partire dall'agricoltura) anche la scarsità - delle materie prime e quindi dell'inflazione, ed il persistere della pandemia.

     

    Kristalina Georgieva Kristalina Georgieva

    Stando alla direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva il colpo economico globale derivante dalla guerra della Russia in Ucraina potrebbe alimentare rivolte in Medioriente e altrove.

     

    «L'invasione della Russia e le conseguenti sanzioni su Mosca hanno costretto i più poveri al mondo a sostenere la peggiore delle crisi, dovendo fare i conti con costi più alti del cibo e meno posti di lavoro», ha sottolineato Georgieva intervenendo al Forum di Doha. Evidente il rimando alla fase che nel 2011 precedette le rivolte della Primavera araba a causa dell'aumento dei prezzi del pane.

     

    SOLDI POVERTA SOLDI POVERTA

    «Quando i prezzi salgono e le persone povere non possono dar da mangiare alle loro famiglie scendono per le strade», ha ricordato Georgieva. Secondo Visco, che ieri a Roma è intervenuto agli «Incontri su Economia e Società» promossi dalla rivista «il Mulino», in questa fase «l'integrazione dei mercati e la stessa cooperazione multilaterale che ne costituivano due fondamentali pilastri sono chiaramente più incerti. Persino la pace nel nostro continente rischia di essere compromessa». A suo parere siamo arrivati ad un vero e proprio «punto di svolta, le cui conseguenze sono difficili da prevedere sia sul piano economico, politico e sociale».

     

    coronavirus e poverta' coronavirus e poverta'

    «A me sembra che tra pandemia, diffusione di nuove tecnologie, accorciamento delle catene globali di valore che era quello che stavamo vedendo negli anni della pandemia, i progressi dell'ultimo decennio non potranno che rallentare. Perché non avvenga -ha poi spiegato - è necessario che ci sia un intervento istituzionale e un coordinamento rilevante anche a livello di cooperazione internazionale».

     

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    A rischio, in particolare, ci sarebbe il percorso della transizione ecologica, questo perché «l'attenzione si sta spostando inevitabilmente su temi quali la sicurezza energetica, la capacità di far fronte alla interruzione di fornitura - ad esempio - di gas, la necessità di diversificare, come farlo e in quali tempi, con un rischio di un brusco rallentamento o un vero e proprio arretramento. Il rischio è di accentuate regionalizzazioni con minor movimento di persone, merci, capitali e investimenti produttivi più bassi, incertezza per la domanda futura e un più lento progresso tecnologico.

     

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    Sono nuove sfide che si vanno ad aggiungere a quelle poste dalla transizione verde che possono renderla addirittura più ardua». Diverso il parere del ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, che dopo aver assicurato che il 99% delle risorse del Pnrr (61,4 miliardi di euro) assegnate al Mims sono già state attribuite agli enti attuatori e molte delle gare sono in fase di preparazione, ha spiegato che «la crisi drammatica indotta da questa guerra violenta e piena di atrocità è uno stimolo a cambiare anche velocemente» e «spingerà molti operatori anche privati a ridurre la loro vulnerabilità» legata al prezzo dell'energia «mentre si accelera la transizione verso le energie rinnovabili che sono anche un investimento per una maggiore autonomia e una minore dipendenza».

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