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    PANICO TRA I PENDOLARI VENETI: STA PER TORNARE IL CONTROLLORE PIÙ SEVERO D’ITALIA! – LA CASSAZIONE HA DATO RAGIONE AL DIPENDENTE DI TRENITALIA LICENZIATO NEL 2017 PER IL TROPPO ZELO: IN DUE ANNI AVEVA COMMINATO MIGLIAIA DI MULTE, EFFETTUANDO VERIFICHE MANIACALI SU OGNI UTENTE E DIVENTANDO UN INCUBO PER I PASSEGGERI – SOLO CHE IN DUE ANNI DI LAVORO AVEVA FATTO ANCHE MOLTI ERRORI: ALMENO 175, CHE SONO COSTATI ALLA SOCIETÀ…


     
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    Ignazio Riccio per www.ilgiornale.it

     

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    I pendolari veneti sono nuovamente in allarme: il controllore più severo d’Italia sta per ritornare sui vagoni di Trenitalia dopo la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione. I giudici hanno dato ragione al dipendente zelante che nel 2017 era stato licenziato dalla sua azienda per giusta causa.

     

    Il suo comportamento, secondo i vertici di Trenitalia, aveva creato un danno d’immagine e problemi economici alla società partecipata. Il capotreno era diventato il bersaglio dei passeggeri per la sua proverbiale inflessibilità. In due anni aveva comminato migliaia di multe, effettuando verifiche maniacali su ogni utente; era diventato un incubo per i cittadini del Veneto, in particolare di Venezia, dove il controllore prestava servizio.

     

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    In ventiquattro mesi, comunque, il dipendente di Trenitalia ha compito anche molti errori; l’azienda ne ha contati 175 e per questo motivo ha deciso di mandare a casa il lavoratore.

     

    Non solo i passeggeri si lamentavano della troppa solerzia del controllore 60enne, ma i suoi sbagli sono costati un po’ di soldi alla società, quasi 10mila euro di mancati introiti, in seguito ai ricorsi effettuati dagli utenti. In diverse occasioni, il capotreno aveva applicato sanzioni di testa sua, senza tener conto del regolamento ferroviario. Perso il lavoro, il dipendente non si è dato per vinto e si è appellato ai giudici per essere reintegrato.

     

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    I suoi avvocati, come riporta il Corriere del Veneto, hanno fatto appello al numero esiguo di errori commessi dal loro cliente, appena il 3,5% delle multe che aveva disposto, ben 5mila in due anni. Il controllore ha vinto in tutti i gradi di giudizio, nonostante Trenitalia abbia fatto di tutto per evitare di reintegrare il proprio dipendente. Neppure il richiamo alla mancanza di fiducia nei confronti del lavoratore ha fatto cambiare idea ai magistrati.

     

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    La Suprema Corte ha stabilito che, seppure il capotreno si è dimostrato inflessibile e puntiglioso, lo ha fatto sempre negli interessi dell’azienda e non per un tornaconto personale. Anche gli errori commessi sono una conseguenza dell’eccesso di zelo del controllore, un atteggiamento che non va perseguito.

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