Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”
SEVERODONETSK GUERRA RUSSIA UCRAINA
In un treno traballante e rumoroso, di ritorno dal suo viaggio di supporto ai soldati che difendono Odessa e Mykolaiv, il presidente Volodymyr Zelensky registra come di consueto un video per parlare al Paese.
Certo, promette che il Mar Nero tornerà «sicuro e nostro», che tutto «sarà ricostruito», ma la frase ad effetto questa volta è: «La Russia non ha abbastanza missili per piegare la voglia di vivere degli ucraini».
Zelensky ha l'esigenza di motivare, di non far sentire soli i soldati e i civili che stanno in prima linea. Tutto molto comprensibile, strategico e umano, ma a volte pare sfociare in una sorta di pensiero magico. Per quanto carismatico, Zelensky non può pensare di tenere viva a lungo questa fede nella vittoria assoluta.
GUERRA RUSSIA UCRAINA
Senza risultati tangibili, ci sarà un momento in cui dovrà fare i conti con la realtà. Quel momento non è ancora arrivato, ma si intravede.
Nel Donbass c'è il rischio di accerchiamento delle truppe ucraine. Da Mykolaiv ci sono tentativi di spinta per strappare Kherson ai russi. Da Zaporizhzhia altrettanto: le postazione di artiglieria ucraine si sono spostate 10 chilometri più a sud, verso Melitopol, arrivando ad ingaggiare le difese russe. Protagonisti dell'avanzata sono i cannoni Nato da 155 mm a gettata più lunga di quelli a disposizione dei russi in quel quadrante. Ad Est, invece, un punto va segnato a favore di Mosca. Missili russi avrebbero distrutto un carico d'armi occidentali e c'è il rischio che Kharkiv, la seconda città del Paese, torni sotto il fuoco russo. Il sindaco aveva in programma un viaggio all'estero per discutere della ricostruzione, ma ha preferito non muoversi data la delicatezza del momento.
GUERRA RUSSIA UCRAINA
Sono quindi quattro i fronti aperti. A Sudovest tra Mykolaiv e Kherson; a Sud tra Zaporizhzhia e Melitopol; a Sudest in Donbass e a Est tra Kherson e il confine russo. Ogni giorno ci sono piccoli avanzamenti da una parte e dall'altra. Chi ha il cannone più a lunga gettata riesce a spingersi più in avanti. Così le due parti sono costrette a scegliere dove posizionare l'artiglieria migliore. La guerra macina vite e risorse e chi più ne ha, in genere, vince.
Non sorprende se il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, ha affermato in un'intervista a giornali tedeschi che «dobbiamo prepararci al fatto che la guerra potrebbe durare anni». Secondo la Nato, la fornitura di armi moderne all'esercito ucraino potrebbe effettivamente permettere a Kiev di «liberare il Donbass». «Anche se il costo è alto sia in termini militari sia civili per il prezzo dell'energia e degli alimenti, dobbiamo continuare a sostenere l'Ucraina». Il pensiero di Stoltenberg è in sintonia con quello del premier britannico reduce da un viaggio lampo a Kiev.
JENS STOLTENBERG
«L'Ucraina deve ricevere armi, munizioni e addestramento più velocemente dell'invasore», ha detto Boris Johnson.
Il presidente Zelensky, intanto, ha deciso di tagliare il cordone ombelicale che lega la parte russofona della popolazione a Mosca. Il Parlamento di Kiev ha vietato l'import di libri e giornali russi, bielorussi o delle repubbliche separatiste del Donbass. Limiti anche per musica, concerti e film di autori russi. I soli artisti russi ammessi sono quelli che condannano pubblicamente l'invasione del Paese. Il provvedimento rischia di essere un boomerang. Il bando a tutto ciò che è russo giustificherà per l'opinione pubblica di Mosca l'invasione «a difesa delle popolazioni russe» in Ucraina e darà più consenso a Putin.
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