Estratto dell'articolo di Gloria Satta per “il Messaggero”
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A luglio approderà ai Giardini della Filarmonica con il monologo "Ho amato tutto" in cui è diretta da sua figlia Evita Ciri. Tra voi volano scintille?
PAOLA PITAGORA
«Ora va liscia anche se all'inizio c'è stata un po' di tensione. Pure il produttore era preoccupato, ma alla fine non è corso il sangue. Evita ha un carattere tosto».
L'ha preso da lei?
«No, io sono mite e duttile, mi piace farmi governare».
Ma come, non viene definita immancabilmente ribelle?
«Si tratta di un cliché che mi è stato appioppato ai tempi dei Promessi sposi perché, pur interpretando Lucia, non mi facevo fotografare in chiesa con il rosario in mano. Il regista Sandro Bolchi e i capi Rai non volevano una piagnona sottomessa ma una ragazza dignitosa, lavoratrice, incapace di sottostare ai capricci del padrone.Moderna».
Ha finito per odiare quel personaggio che tutti associano a lei?
«Scherziamo? Ho un bellissimo ricordo di Lucia e tra l'altro Bolchi era un regista che amava gli attori, non tutti sono così. I Promessi sposi mi ha dato semmai una popolarità enorme a cui non ero preparata».
paola pitagora bersaglio mobile
Al punto che mandò in crisi il suo rapporto con Mambor?
«Quando feci Lucia stavamo insieme da 10 anni e lui era abituato a considerarmi una ragazza da proteggere. Il mio successo lo destabilizzò e se ne andò in America».
È vero che, dopo averlo sorpreso a letto con un'altra, lei gettò dalla finestra il materasso?
«Sì, ero tornata all'improvviso... Ho imparato che non bisogna mai fare sorprese (ride, ndr)».
Come ricorda la Roma dei '60?
«Sono stati anni esaltanti, squattrinati, liberi. Mentre facevo il mio percorso di attrice frequentavo con Mambor personaggi come Kounellis, Pascali, Tacchi, Boetti, Schifano, Angeli. Tutti artisti assoluti, rigorosi».
Quale considera il suo successo più grande?
«La vittoria allo Zecchino d'oro 1962 di La giacca rotta, una canzone che avevo scritto tenendo in braccio il mio fratellino Marco».
Un treno che ha perso?
sergio corbucci paola pitagora bersaglio mobile
«Mollai il set di Jean-Luc Godard che voleva solo farmi stare nuda dentro un armadio. Ogni volta che sono stata considerata perché ero una bella ragazza ho provato disagio. Ma non mi pento di quel rifiuto».
E di aver posato per "Playboy" si è pentita?
«Macché. Avevo 40 anni, un'età in cui all'epoca le attrici finivano al museo delle cere. Quel servizio fu una mossa promozionale per dire che ero ancora viva. In più non avevo un soldo e c'era l'affitto da pagare».
Ha dei rimpianti?
«Non aver approfondito lo studio della musica. Ho dedicato troppo tempo alla mia vita sentimentale non sempre gioiosa. Sono stata a lungo dipendente dall'approvazione di un uomo. Una grande cazzata».
E ora?
pitagora mambor
«Da anni sono single. Mi è costato 7 anni di analisi, ma ne valeva la pena. Sto vivendo la stagione più serena della mia vita».
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