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    TEOREMA DI (PAOLA) PITAGORA: “HO RIFIUTATO BREL E ANCORA LO RIMPIANGO. NON VOLEVO COMPLICARMI LA VITA, CHE CRETINA - IN UN FILM DI GODARD DOVEVO APPARIRE NUDA DENTRO UN ARMADIO, MI SONO SPAVENTATA E SONO FUGGITA. MAI STATA COMPIACENTE, QUESTO NON HA FACILITATO LA CARRIERA" – IL CONCERTO ALL’ISOLA DI WIGHT CON JANE FONDA CHE SI FUMAVA LE CANNE, JOHN LENNON E YOKO ONO. È STATA UN'ESPERIENZA TALMENTE FORTE CHE MI SONO ADDORMENTATA!” - E POI MAMBOR, I PITTORI DI PIAZZA DEL POPOLO, PINO PASCALI E LUCIA NE "I PROMESSI SPOSI": “AVREI VOLUTO FARE LA MONACA DI MONZA!” – VIDEO


     
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    Luca Pallanch per “la Verità”

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    Paola Pitagora, un nome (d' arte) che rimane impresso nella memoria. Come il ruolo che l' ha resa celebre: I promessi sposi più famosi della televisione italiana. Ma non è rimasta schiava né di quel successo, né della sua bellezza. Ha sperimentato in diversi campi, soprattutto ha vissuto.

     

    Chi ha scelto il nome d' arte Paola Pitagora?

    «È nato come un gioco perché ho un cognome difficile. Fin dalle elementari. mi tocca ripeterlo sempre due-tre volte: "Paola Gargaloni", allora con il mio compagno dell' epoca, Renato Mambor, ci siamo detti: «Troviamo un nome d' arte». Lui mi ha suggerito: "Perché non ti chiami Paola Pitagorica, così richiami un po' la tavola pitagorica?". Anche Pitagorica era complicato e alla fine è diventato Pitagora, un po' per scherzo, un po' per non morire!».

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    Dove aveva conosciuto Mambor, grande protagonista del movimento artistico nato intorno a piazza del Popolo?

    «In una scuola basata sul metodo Stanislavskij, diretta dall' attore Marco Guglielmi.

    pitagora alla mitragliatrice di pino pascali pitagora alla mitragliatrice di pino pascali

    Eravamo una decina di giovani e lì ho scoperto i misteri della recitazione. Mambor era sicuramente il più dotato perché aveva un talento mimico notevole. Ha poi fatto l' attore: piccoli ruoli, ma la sua passione già da allora era la pittura.

    Io ero imbranatissima, in realtà ho frequentato quel corso più che altro per uscire da una specie di timidezza».

     

    Ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia?

    «Ho fatto il provino al Centro Sperimentale e mi hanno dato una borsa di studio, ma contemporaneamente ho fatto anche un provino con la Vides. Franco Cristaldi all' epoca voleva fare una specie di Actors Studio all' italiana e hanno selezionato dieci giovani.

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    Cristaldi offriva un contratto di sette anni: non potevo dire no e così ho subito mollato il Centro Sperimentale. Era il 1960».

     

    Il film di Bellocchio, in cui interpreta la sorella di Lou Castel, ha dato una svolta alla sua carriera?

    «Ha avuto un certo impatto. Io già lavoravo, avevo debuttato in teatro e facevo qualche parte in televisione».

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    Aveva già recitato in film anche importanti, come Kapò di Pontecorvo.

    «Kapò non l' ho mai fatto. Mentre giravano il film, io frequentavo la scuola della Vides diretta da Alessandro Fersen, grande maestro. È successo un disastro nella scuola perché sparivano oggetti, portafogli, occhiali, e per invidia sono stata incolpata io di queste furti.

     

    Allora Cristaldi, per togliermi dall' imbarazzo, mi ha spedito a Belgrado sul set di Kapò. Era una diciannovenne piuttosto fiorente e Pontecorvo, quando mi ha visto, ha detto: "Non so cosa farti fare perché mi servono venti chili in meno nel giro di quindici giorni, cosa impossibile". Sono stata sul set e siccome ero stato al Centro Sperimentale mi hanno inserita nei titoli... è stato un magheggio della produzione. Due mesi di noia, bronchiti, corteggiamento perché io non facevo nulla dalla mattina alla sera. Insomma, una tortura!».

    bonito oliva franco angeli castellani e pino pascali bonito oliva franco angeli castellani e pino pascali

     

    Agli inizi degli anni Settanta ha avuto un periodo francese. Ha lavorato con José Giovanni in Solo andata, Carné in Inchiesta su un delitto della polizia e Verneuil ne Il serpente.

    «Erano piccole partecipazioni. Nel film di Carné ho incontrato il sogno della mia vita: Jacques Brel».

     

    Com' era come attore?

    «Chi se ne frega com' era come attore: aveva una tale presenza... C' è stato anche un momento di corteggiamento, del quale non ho saputo minimamente approfittare. Il massimo del fascino l' aveva sul palcoscenico.

     

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    L' avevo vista all' Olympia pochi anni prima. Mi ero messa davanti al camerino per avere l' autografo, ma non ero riuscita a entrare. Poi mi è capitato di recitare con lui, mi ha corteggiato e io, come una cretina, ho tagliato la corte. Non volevo complicarmi la vita...Che grande rimpianto!»

     

    Ha lavorato anche con Julie Christie in Alla ricerca di Gregory di Peter Wood.

    «Con lei c' è stato un bel rapporto. Sono andata a Londra a casa sua nel 1969, l' anno del concerto all' isola di Wight. Ho cercato di portarla con noi, ma non è voluta venire.

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    Quella è stata una bella avventura.

    Eravamo quattro-cinque italiani, ma non c' era posto perché una folle di persone era lì da tre giorni. Era l' ultima sera e avrebbe cantato Bob Dylan: volevamo assolutamente vederlo. Il fidanzato della moglie di John Lennon ci ha fatto da ariete!

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    Come un matto ha cominciato a dire alle guardie che proteggevano il palco: "Sono il fidanzato della moglie di John Lennon!". Non so come sia andata, sta di fatto che ci siamo trovati in prima fila sotto il palco, da una parte Jane Fonda che si fumava le canne, dall' altra John Lennon con la sua nuova fiamma, Yoko Ono. È stata un' esperienza talmente forte che mi sono addormentata!».

     

    Era anche un' appassionata di musica...

    anna karina e jean luc godard anna karina e jean luc godard

    «Purtroppo non ho potuto studiare musica, mi sarebbe piaciuto tantissimo, però componevo delle melodie. Alcune sono diventate canzoni, ho vinto persino lo Zecchino d' oro come compositrice con La giacca rotta. Mi era nato un fratellino e mi ricordo che ho visto quell' edizione dello Zecchino d' oro con lui in braccio».

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    I primi anni Settanta sono stati il periodo in cui ha lavorato di più. Forse non ha trovato un regista che la valorizzasse pienamente...

    «Probabilmente è andata così. Infatti non ho avuto una carriera cinematografica strepitosa, assolutamente».

     

    Avrebbe meritato di più: era un' interprete raffinata...

    «La ringrazio molto. Evidentemente non andavo bene in quel momento, ma non riesco a dire col senno di poi: "Ah, non mi hanno capita!". Tutto si poteva fare meglio, qualche errore l' ho commesso, qualche asperità di carattere l' ho avuta, non sono mai stata compiacente con nessuno, senza orgoglio e senza rammarico, e questo non ha facilitato la carriera».

     

    Non ha mai rifiutato ruoli che magari avrebbero potuto indirizzare la sua carriera in un' altra maniera?

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    «Qualcosa ho rifiutato: una partecipazione in un film di Godard, dove sarei dovuta apparire completamente nuda dentro un armadio, mi sono spaventata e sono fuggita da Nizza. Mi sembrava che mi volessero usare più come bella ragazza che come interprete, e allora tagliavo la corda. Magari è stato un errore. Ma io sono contenta lo stesso».

     

    Ha dimostrato anche grandi doti di scrittrice: Fiato d' artista. Dieci anni a Piazza del Popolo è uno dei libri più belli sulla Roma degli anni Sessanta.

    «Come scrittrice ne ho pubblicati altri due, ma se oggi scrivo un' email a una casa editrice non mi rispondono nemmeno! Le difficoltà stanno nel mio karma!».

    gianni morandi con paola pitagora gianni morandi con paola pitagora

     

    Nei due successivi romanzi, Antigone e l' onorevole e Sarò la tua bambina folle, si è ispirata a persone reali per la figura, rispettivamente, dell' onorevole e dell' attore?

    «Certamente sì, sono due che ho conosciuto. L' attore è una persona che mi ha toccato il cuore perché ho lavorato da giovane con lui quando ho debuttato allo Stabile di Genova.

    Era talmente stonato che non gli facevano dire più di due battute, ma lavorava sempre perché era una persona talmente amabile e innamorata della vita della compagnia che non si poteva fare a meno di lui. Mi ha insegnato il rispetto umano di questo lavoro. Dopo tanti anni ho pensato spesso a lui. Si chiamava Roberto Tescaro».

     

    Invece l' onorevole?

    «Quello non glielo dico, ma pensa un po'!».

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    Tornando a Fiato d' artista, che ricordi ha dei pittori di piazza del Popolo?

     

    «Tano Festa, Cesare Tacchi e Alighiero Boetti, senza che chiedessi nulla, si presentavano con un regalo e negli anni mi sono ritrovato una piccola collezione di quadri: magari li tenevo, mi vergogno a dirlo, in cantina, ora hanno un valore e posso solo ringraziarli. Erano molto amabili: credo che lo fossero perché volevano bene a Renato Mambor».

     

    Umanamente con chi ha legato di più?

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    «Con Pino Pascali: era una persona estroversa che ti tirava dentro, che ti costringeva al dialogo, a differenza invece di Franco Angeli e Tano Festa, ai quali per tirare fuori una parola ci volevano i balletti! A Pino ho voluto un grandissimo bene. Era molto amato».

     

    Quel mondo fino a quando lo ha frequentato?

    «La diaspora è iniziata purtroppo con la morte di Pascali nel '68. In quel momento Mambor ha smesso di dipingere. C' è stato un fuggi fuggi generale, il mondo delle gallerie, dei collezionisti, stava cambiando, per cui ognuno si è chiuso in se stesso.

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    La morte di Pino è coincisa con un cambio di costume della società e non ho più visto nessuno per anni. Con Renato ci siamo lasciati l' anno dopo. Ho proprio cambiato vita, ho girato pagina, anche perché la separazione è stata abbastanza dolorosa, quindi bisognava dare uno strappo. Poi mi sono innamorata di un altro, tutta una serie di amori sbagliati...».

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    Lei veniva dal successo televisivo dei I promessi sposi appena prima, nel 1967.

    «Non ero preparata e non me lo sono goduto, perché quel successo improvviso non è piaciuto a Renato, si è creata molta tensione tra di noi. Io avrei voluto anche sposarmi, lui invece è scappato, se n' è andato a Genova. Provavo molta solitudine, per cui non mi sono divertita per niente. Non è vero che il successo dia la felicità».

     

    Si è identificata in Lucia Mondella?

    paola pitagora paola pitagora

    «No no, erano anni in cui il costume andava in un' altra direzione. Sinceramente, se avessi avuto la possibilità di scegliere, avrei voluto fare la monaca di Monza! Mi sembrava più intrigante. La cosa più interessante è che sia il bravissimo regista Sandro Bolchi che la dirigenza Rai dell' epoca erano molto colti: volevano una Lucia non piagnona. Mi dicevano: "Guarda che Lucia è un' operaia". È vero: lavorava alla filanda. Aveva una dignità che si sposava con il mondo femminile di quegli anni. È una donna forte, vincente, nonostante sia vittima: vince la peste, domina l'Innominato, sposa l'amato Renzo, cavolo!».

    PAOLA PITAGORA LIBRO FIATO D ARTISTA PAOLA PITAGORA LIBRO FIATO D ARTISTA

    Poi ha puntato più sul teatro.

    «Il palcoscenico è sempre stata per me la sensazione di esercitare fino in fondo il mestiere dell' attrice».

     

    Quindi le ha dato più soddisfazioni?

    «Forse le soddisfazioni più narcisistiche le ho avute più dalla televisione, però il palcoscenico ti impegna con la testa e i piedi. Bisogna esercitare la voce. I giovani attori sono molto più preparati di come eravamo noi, però a volte non si capisce quello che dicono. Sul palcoscenico, se non parlavi con un certo tono sentivi che gli spettatori cominciavano a soffiarsi il naso, a tossire: voleva dire che non riuscivi a catturare la loro attenzione. Io ho molto amato il teatro e l' amo tuttora. Adesso non mi faccia fare il pianto greco che stanno facendo tutti su questo bruttissimo momento.

    paola pitagora i pugni in tasca paola pitagora i pugni in tasca

     

    Qualche sera fa dovevo andare a Genova per fare un recital su Leopardi con una concertista, Anna Lisa Bellini, che suona Chopin, lo faccio da anni, ma ho dovuto rinunciare. Sono dispiaceri, ma spero che passi, no?».

    Renato Mambor attore in uno spaghetti western Renato Mambor attore in uno spaghetti western Renato Mambor Renato Mambor

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    Walter Veltroni Paola Pitagora Andrea Vianello Walter Veltroni Paola Pitagora Andrea Vianello Paola Pitagora Andrea Vianello e Ettore Bernabei Paola Pitagora Andrea Vianello e Ettore Bernabei paola pitagora 14 paola pitagora 14 paola pitagora 13 paola pitagora 13 Walter Veltroni e Paola Pitagora Walter Veltroni e Paola Pitagora paola pitagora 12 paola pitagora 12 paola pitagora gianni morandi paola pitagora gianni morandi paola pitagora incantesimo paola pitagora incantesimo paola pitagora tito schipa paola pitagora tito schipa paola pitagora lou castel paola pitagora lou castel paola pitagora 3 paola pitagora 3 paola pitagora 2 paola pitagora 2 renato mambor renato mambor paola pitagora gianni morandi paola pitagora gianni morandi paola pitagora 9 paola pitagora 9 renzo arbore paola pitagora domenico de masi e ida di benedetto renzo arbore paola pitagora domenico de masi e ida di benedetto

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