PAOLO ROSSI: QUANDO SEGNAI 3 GOL BRASILE BEARZOT NON MI DISSE UNA PAROLA
IL RICORDO DELLA MOGLIE
PAOLO ROSSI E LA MOGLIE
Da gazzetta.it
La tragica notizia della morte di Paolo Rossi arriva dal profilo Instagram di Federica Cappelletti, moglie di Pablito. Con una foto postata poco dopo la mezzanotte, la moglie di Rossi ricorda "per sempre" il suo Paolo.
Giornalista professionista, scrittrice, sceneggiatrice, esperta in comunicazione internazionale, la Cappelletti era sposata con Rossi dal 2010.
Anche su Facebok Federica ha ricordato il suo Pablito: "Non ci sarà mai nessuno come te, unico, speciale, dopo te il niente assoluto....".
GRAZIE A PAOLO PABLITO ROSSI L’ITALIA CAMBIO’ UMORE
Aldo Cazzullo per corriere.it
PAOLO ROSSI
«El hombre del partido es Paolo Rossi (ITA)». La scritta sul tabellone del Camp Nou – che allora era nuovo davvero – comparve mentre le squadre stavano ancora giocando. Era l’8 luglio 1982, a Barcellona l’Italia stava battendo la Polonia nella semifinale del Mundial con una doppietta del centravanti: quasi normale amministrazione dopo la vera impresa, i tre gol rifilati al Brasile.
Quella scritta non celebrava soltanto un calciatore. Non soltanto una Nazionale, e una nazione, la nostra. Quella scritta chiudeva un’epoca, e ne inaugurava un’altra. Tre giorni dopo, lo stesso Rossi apriva le marcature nella finale con la Germania, e le feste in un’Italia all’improvviso irriconoscibile, stravolta dalla gioia e dall’emozione.
PAOLO ROSSI
Grazie a Paolo Rossi, che tutti da quel momento e per sempre chiamarono Pablito – pareva davvero un ragazzino, e così l’abbiamo pensato sino all’ultimo, tanto che la notizia della sua morte ci pare impossibile -, l’Italia cambiò umore. Nella percezione comune, finivano gli anni di piombo e cominciavano davvero gli Anni 80: il riflusso, la febbre del sabato sera, il campionato di calcio più bello del mondo, la Milano da bere, eccetera eccetera.
PAOLO ROSSI 8
Era una percezione; non la realtà. Il 1982 fu un anno terribile per il terrorismo. Ma quella festa collettiva era il segno che il Paese voleva voltare pagina, chiudere il tempo degli scontri di piazza, della violenza politica, della battaglia ideologica. Libero ognuno di distinguere il confine tra levità e superficialità, di coltivare nostalgie, di stilare graduatorie di valore, di dare il proprio giudizio; resta il fatto che è andata così.
Paolo Rossi si era affacciato alla ribalta già quattro anni prima, al Mondiale argentino. Non era un calciatore appariscente. Al contrario, la sua principale qualità era che non lo vedevi arrivare. Rapidissimo. Con un senso unico della posizione e del gol. Con un nome e un cognome talmente diffusi da avere migliaia di omonimi, da consentire a chiunque di rivedersi in lui.
PAOLO ROSSI 4
Cresciuto in provincia: l’esplosione nel Vicenza, poi l’approdo a sorpresa al Perugia, quindi la squalifica per il coinvolgimento (marginale) nello scandalo scommesse, infine l’arrivo alla Juve: il tempo di festeggiare lo scudetto del 1982 con una manciata di minuti in campo, e di partire per la Spagna. Bearzot lo aspettò. Lo difese da tutto e da tutti, nelle prime tre deludenti partite. Gli diede fiducia anche dopo una prova non brillante con l’Argentina di Maradona. Gioì con moderazione quando Pablito si sbloccò contro il Brasile. Solo alla fine della semifinale con la Polonia non si trattenne, ed entrò in campo ad abbracciarlo.
C’è un’immagine in cui Rossi, tra una stretta e l’altra, si accorge di quella frase luminosa sul tabellone del Camp Nou, e la indica sorridendo felice. L’ha scritto lui stesso, nella sua autobiografia: “Ecco, mi piacerebbe si ricordassero di me con un solo fotogramma: maglia azzurra addosso, braccia aperte al cielo: Paolo Rossi, el hombre del partido”. E così noi lo ricordiamo: eternamente giovane. Altro che “scomparso ieri a 64 anni”; un ragazzino – Pablito – per sempre.
PAOLO ROSSI 2 paolo rossi
Paolo Rossi con Federica PAOLO ROSSI paolo rossi PERTINI BEARZOT PERTINI BEARZOT PERTINI BEARZOT paolo rossi AEREO MUNDIAL PERTINI BEARZOT bearzot paolo rossi paolo rossi