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PAPA: CURIA SI CONVERTA A SOBRIETÀ, TRASPARENZA, BASTA CORDATE
(ANSA) - "Se la Parola di Dio ricorda al mondo intero il valore della povertà, noi, membri della Curia, per primi dobbiamo impegnarci in una conversione alla sobrietà. Se il Vangelo annuncia la giustizia, noi per primi dobbiamo cercare di vivere con trasparenza, senza favoritismi e cordate. Se la Chiesa percorre la via della sinodalità, noi per primi dobbiamo convertirci a uno stile diverso di lavoro, di collaborazione, di comunione. E questo è possibile solo attraverso la strada dell'umiltà". Lo ha detto papa Francesco durante l'udienza ai cardinali e ai superiori della Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi.
Papa Francesco tra i rifugiati a Lesbo 11
"La Curia non è solo uno strumento logistico e burocratico per le necessità della Chiesa universale, ma è il primo organismo chiamato alla testimonianza, e proprio per questo acquista sempre più autorevolezza ed efficacia quando assume in prima persona le sfide della conversione sinodale alla quale anch'essa è chiamata", ha spiegato il Pontefice nel suo discorso. "L'organizzazione che dobbiamo attuare non è di tipo aziendale - ha aggiunto -, ma di tipo evangelico".
PAPA: IL PERCORSO SINODALE È IL CONTRARIO DEL CLERICALISMO
Papa Francesco tra i rifugiati a Lesbo 12
(ANSA) - "Lo scorso 17 ottobre abbiamo dato inizio al percorso sinodale che ci vedrà impegnati per i prossimi due anni", e "solo l'umiltà può metterci nella condizione giusta per poterci incontrare e ascoltare, per dialogare e discernere". Così il Papa alla Curia. "Il clericalismo che come tentazione perversa serpeggia quotidianamente in mezzo a noi ci fa pensare sempre a un Dio che parla solo ad alcuni mentre gli altri devono solo ascoltare ed eseguire". "La sinodalità è uno stile a cui dobbiamo convertirci innanzitutto noi che siamo qui e che viviamo l'esperienza del servizio alla Chiesa universale attraverso il lavoro nella Curia romana".
PAPA FRANCESCO
PAPA ALLA CURIA: PIÙ UMILTÀ,NO A SUPERBIA E MONDANITÀ SPIRITUALE
(ANSA) - "Questo tempo sembra aver dimenticato l'umiltà, o pare l'abbia semplicemente relegata a una forma di moralismo, svuotandola della dirompente forza di cui è dotata". Ma "se dovessimo esprimere tutto il mistero del Natale in una parola, penso che la parola umiltà è quella che maggiormente ci può aiutare". Lo ha detto papa Francesco durante l'udienza ai cardinali e superiori della Curia romana per gli auguri natalizi. Secondo il Pontefice, "non si può passare la vita nascondendosi dietro un'armatura, un ruolo, un riconoscimento sociale.
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Arriva il momento, nell'esistenza di ognuno - ha avvertito -, in cui si ha il desiderio di non vivere più dietro il rivestimento della gloria di questo mondo, ma nella pienezza di una vita sincera, senza più bisogno di armature e di maschere". Per Francesco, quindi, "il Natale è il tempo in cui ognuno di noi deve avere il coraggio di togliersi la propria armatura, di dismettere i panni del proprio ruolo, del riconoscimento sociale, del luccichio della gloria di questo mondo, e assumere la sua stessa umiltà".
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"Tolte le nostre vesti, le prerogative, i ruoli, i titoli, siamo tutti dei lebbrosi bisognosi di essere guariti. Il Natale è la memoria viva di questa consapevolezza", ha aggiunto. Il Papa ha messo in guardia dalla "pericolosa tentazione" della "mondanità spirituale", che "a differenza di tutte le altre tentazioni è difficile da smascherare, perché coperta da tutto ciò che normalmente ci rassicura: il nostro ruolo, la liturgia, la dottrina, la religiosità". Inoltre, "tutti sappiamo che il contrario dell'umiltà è la superbia".
"Se è vero che senza umiltà non si può incontrare Dio, e non si può fare esperienza di salvezza - ha sottolineato Francesco -, è altrettanto vero che senza umiltà non si può incontrare nemmeno il prossimo, il fratello e la sorella che ci vivono accanto".
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"Desidero augurare a voi e a me per primo, di lasciarci evangelizzare dall'umiltà del Natale, del presepe, della povertà ed essenzialità in cui il Figlio di Dio è entrato nel mondo", ha soggiunto. "Facendo memoria della nostra lebbra, rifuggendo le logiche della mondanità che ci privano di radici e di germogli, lasciamoci evangelizzare dall'umiltà del Bambino Gesù - ha concluso -. Solo servendo e solo pensando al nostro lavoro come servizio possiamo davvero essere utili a tutti".
BERGOGLIO ALL UDIENZA GENERALE
Secondo il Papa, "l'umiltà è la capacità di saper abitare senza disperazione, con realismo, gioia e speranza, la nostra umanità", "è comprendere che non dobbiamo vergognarci della nostra fragilità". "Senza umiltà - ha avvertito - cercheremo rassicurazioni, e magari le troveremo, ma certamente non troveremo ciò che ci salva, ciò che può guarirci. Le rassicurazioni sono il frutto più perverso della mondanità spirituale, che rivela la mancanza di fede, di speranza e di carità, e diventano incapacità di saper discernere la verità delle cose". Inoltre, "chi vive facendo affidamento sulla superbia si ritrova privato delle cose più importanti che abbiamo: le radici e i germogli".
"Le radici - ha spiegato Bergoglio - dicono il nostro legame vitale con il passato da cui prendiamo linfa per poter vivere nel presente. I germogli sono il presente che non muore, ma che diventa domani, diventa futuro. Stare in un presente che non ha più radici e più germogli significa vivere la fine. Così il superbo, rinchiuso nel suo piccolo mondo, non ha più passato né futuro, non ha più radici né germogli e vive col sapore amaro della tristezza sterile che si impadronisce del cuore".
papa francesco gioca a biliardino 3
"L'umile vive invece costantemente guidato da due verbi: ricordare e generare, frutto dalle radici e dei germogli, e così vive la gioiosa apertura della fecondità", ha richiamato. "Tutti noi siamo chiamati all'umiltà perché siamo chiamati a ricordare e a generare - ha sottolineato Francesco -, siamo chiamati a ritrovare il rapporto giusto con le radici e con i germogli. Senza di essi siamo ammalati, e destinati a scomparire".
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