Lettera di Massimiliano Parente a Dagospia
Caro Dago,
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l’Ordine dei Giornalisti serve a due sole cose: preservare la propria inutilità, e processare Vittorio Feltri, l’unico giornalista che vorrebbe giustamente abolirlo e non manca mai occasione per dirlo.
L’ultima: Feltri ha usato in un titolo di Libero l’espressione “arrostita” per dire della povera ragazza a cui è stato dato fuoco a Roma, e si rifiuta di scusarsi. Scusarsi di cosa? Avrebbe mancato di rispetto nei confronti della vittima. Se scriveva “bruciata” andava bene, arrostita no, e subito interviene l’Ordine e apre un’istruttoria. Si capisce quanto non abbiano proprio un cazzo da fare se non controllare Feltri, il quale a Libero, come direttore, si è appena insediato.
FELTRI LIBERO
Tra l’altro, questo dei giornalisti, non è un ordine della lingua ma della deficienza della lingua: senza aver letto Roland Barthes o Michel Foucault dovremmo sapere che le parole servono a dare più o meno enfasi alle cose (ne sai qualcosa tu, che hai inventato Dagospia e si regge proprio su questo), e da scrittore confermo: arrostire rende più l’idea, dà enfasi all’orrore.
FELTRI
Invece secondo un dizionario ideale e politicamente corretto dell’Ordine, un titolo corretto quale avrebbe potuto essere? Una cosa del genere: «UN MASCHIO UMANO HA COMMESSO UN FEMMINICIDIO DETERMINANDO LA COMBUSTIONE E IL DECESSO DI UNA FEMMINA UMANA VIVA». Questo sì che avrebbe mancato di rispetto alla vittima.
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Tuttavia, oltre che deficienti, sono anche ignoranti nel merito della stessa categoria: Vittorio Feltri è direttore editoriale di Libero, il direttore responsabile è Pietro Senaldi, il quale si chiama responsabile proprio per questo. Il direttore editoriale decide la linea editoriale, il direttore responsabile risponde di eventuali infrazioni, semplice no? No, la differenza tra “editoriale” e “responsabile” è troppo difficile da comprendere. È come se i vigili facessero la multa non al conducente di un’automobile ma al passeggero perché gli stava suggerendo la strada. Oppure al Tom Tom.
Infine, un’ultima precisazione: i signori dell’Ordine dell’ignoranza non provino, come qualche anno fa, a espellere il sottoscritto dall’albo senza prima controllare che io ci sia: non ci sono mai stato.
Baci,
Massimiliano Parente
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