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    PARIGI MILIONARIA: TRASPARENZA BANCARIA PER I MINISTRI DI HOLLANDE (MA E’ TARDI)


     
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    Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"

    FRANCOIS HOLLANDEFRANCOIS HOLLANDE

    Ci sono le tre vecchie biciclette della Guardasigilli Christiane Taubira, i 30 mila euro di scoperto del ministro degli Esteri Laurent Fabius (comunque il più ricco con oltre 6 milioni), il vespino 50cc della 35enne portavoce Najat Vallaud-Belkacem e il conto in rosso di 230 euro del ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, che dice «quasi mi vergogno del mio patrimonio» e pure i francesi si vergognano un po' con lui: sperano solo che riesca ad amministrare le Finanze pubbliche con maggior fortuna.

    Come promesso, il governo di Parigi ieri ha messo online le dichiarazioni di patrimonio del premier Jean-Marc Ayrault e dei suoi 37 ministri, un esercizio senza precedenti voluto dal presidente François Hollande dopo lo scandalo Cahuzac. Il ministro del Bilancio che in tempi di crisi lottava contro l'evasione fiscale tenendo un conto segreto in Svizzera ha sconvolto la vita politica francese, e queste sono le conseguenze.

    J R ME CAHUZACJ R ME CAHUZAC

    Non era mai successo che la tradizionale separazione tra sfera privata e pubblica degli uomini politici francesi venisse infranta, per decisione di questi ultimi, e in un modo imbarazzante per tutti: per il premier Ayrault, che deve raccontare al mondo del suo vecchio pulmino Volkswagen da 1.000 euro, e per i cittadini, chiamati a sentirsi meno disoccupati e meno in difficoltà a fine mese dopo avere scoperto come i dirigenti usano i loro guadagni personali.

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    Ma il clima di sfiducia e odio sociale verso le élites è tale che Hollande ha scelto un gesto di trasparenza estrema, spingendo anche qualche avversario all'opposizione a fare altrettanto: il sindaco di Bordeaux e «padre nobile» dell'Ump Alain Juppé parla di «voyeurismo senza utilità per la moralizzazione della politica», ma intanto si arrende al clima generale e dichiara sul suo blog case, un'assicurazione sulla vita (da 160 mila euro) e una Toyota Prius del 2006.

    Nelle dichiarazioni del governo Ayrault non ci sono scivoloni di gusto imperdonabili come la Porsche Panamera che nel 2011, già prima del caso Sofitel, mandò in fumo una prima parte della popolarità di Dominique Strauss-Kahn (bellissima auto ma giudicata inadatta a un leader socialista). Comunque, nonostante l'atmosfera favorevole al neo-pauperismo, sono otto i ministri milionari: Laurent Fabius, Michèle Delaunay, Jean-Marc Ayrault, Michel Sapin, Marisol Touraine, Victorin Lurel, Valérie Fourneyron e George Pau-Langevin.

    PIERRE MOSCOVICIPIERRE MOSCOVICI

    Il più ricco è senza sorprese Laurent Fabius, partito in vantaggio essendo figlio di André, uno dei più grandi mercanti d'arte francesi del Novecento. Il suo patrimonio, 6.07 milioni di euro, è composto per circa la metà di beni immobiliari, secondo una tendenza rispettata da tutto il governo: poche azioni, pochi oggetti preziosi, nessun investimento fantasioso ma conti correnti e, soprattutto, il rassicurante mattone.

    Najat Vallaud BelkacemNajat Vallaud Belkacem

    In seconda posizione arriva la ministra con delega alle persone anziane, Michèle Delaunay, che ha preferito anticipare i tempi rivelando i suoi averi al giornale Sud Ouest con un commento dolente: «Il mio è un patrimonio molto importante, e difficilmente comprensibile dalla maggior parte dei francesi in difficoltà».

    Mich le DelaunayMich le Delaunay

    Secondo gli ultimi dati dell'Istituto di statistica (2010), il patrimonio medio della famiglia francese è 259 mila euro, e il 5% più agiato della popolazione possiede il 35% della ricchezza totale del Paese. E le disparità crescono: tra il 2004 e il 2010, il 10 per cento più ricco ha aumentato i suoi beni del 47%, il più povero li ha visti diminuire del 2%.
    A che cosa può servire quindi sapere che il ministro dell'Interno Manuel Valls ha solo 108,71 euro in banca? Per disinnescare il populismo Hollande rischia di assecondarlo «ma la collera popolare dopo Cahuzac è enorme», dice Dominique Reynié, politologo a Sciences Po.

    «Il presidente ha una maggioranza solida, eppure deve fronteggiare due crisi, economica e morale: la prima non migliorerà almeno fino all'anno prossimo, sulla seconda si può agire in modo simbolico. I problemi di fondo restano immutati, senza soluzione a breve-medio termine». Secondo il sondaggio Ifop, sei francesi su 10 apprezzano la scelta di mettere i conti in piazza. Almeno la missione di immagine è compiuta.

     

     

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