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    PARIGI VAL BENE UNA CHAMPIONS – IL PSG SCHIANTA IL LIPSIA E VOLA IN FINALE PER LA PRIMA VOLTA NELLA SUA STORIA - PARIGINI PADRONI DEL CAMPO E DEL RISULTATO DALL'INIZIO ALLA FINE. ICARDI RESTA A GUARDARE IN PANCA - A 9 ANNI DALL’INSEDIAMENTO DI AL KHELAIFI E DOPO MILIONI BUTTATI E DIVERSI FLOP, DOMENICA IL PSG HA LA POSSIBILITA’ DI CONQUISTARE LA CHAMPIONS. AFFRONTERA' LA VINCENTE DI BAYERN-LIONE – VIDEO


     
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    Marco Guidi per gazzetta.it

     

    Il Psg liquida il Lipsia con un netto 3-0 e vola in finale di Champions League per la prima volta nella sua storia. Il discorso è semplice: se convinci dei fenomeni come Neymar, Mbappé e Di Maria a fare pressing alto e muoversi continuamente anche senza palla, non c'è trippa per gatti.

     

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    Tuchel aveva fatto del gegenpressing la sua filosofia di calcio al Borussia Dortmund, ma raramente era riuscito a coinvolgere i suoi fuoriclasse a Parigi in un'idea così collettiva di gioco. I più maliziosi noteranno che capita in una serata in cui Mauro Icardi sta a guardare dalla panchina, invece che dal campo come contro l'Atalanta (ci scuserà Wanda Nara...). Ma sarebbe sbagliato limitarci a un singolo.

     

     Si sa, una semifinale di Champions dà motivazioni inusuali: così nei primi 45' il Psg diventa non solo una sensazionale jam session di solisti d'eccezione, come è spesso stato, ma un vero complesso musicale in grado di suonarle a piacere un po' a tutti. Oggi è toccato al malcapitato Lipsia.

     

    Julian Nagelsmann, che di Tuchel è un erede diretto, finisce così per perdere la sfida persino sull'unica strada che avrebbe potuto condurlo a una finale insperata: il gioco. Non c'è stata mai partita, ma il suo Lipsia può andare comunque orgoglioso di un percorso di crescita evidente, che probabilmente resisterà anche alla cessione della stellina Werner.

     

     

    NIENTE MAURITO

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    Nagelsmann conferma l'impianto di gioco visto contro l'Atletico nei quarti, cambiando un solo uomo: dentro Mukiele per Halstenberg. Senza Werner, passato al Chelsea, e con Schick più che mai in bilico, riproposta la formula con Poulsen falso nove e Sabitzer, Dani Olmo e Nkunku pronti a inserirsi alle spalle. Tuchel invece rivoluziona il Psg, rispetto alla partita con l'Atalanta. Tornano dal 1' Mbappé e Di Maria, solo panchina per Mauro Icardi, come richiesto a gran voce da buona parte della stampa francese alla vigilia, insieme al rientrante Verratti. Ai box per infortunio Keylor Navas: in porta c'è così Sergio Rico.

     

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    DOMINIO—   Il Psg parte subito forte. Sulle fasce Kehrer e Bernat sono costantemente sulla linea dei mediani, mentre i tre davanti non lasciano mai l'uscita facile al primo palleggio tedesco. Ne deriva che la linea del recupero palla è praticamente sopra la trequarti di campo. E se Neymar, Mbappé e Di Maria possono essere azionati a difesa non schierata ai 30-40 metri, son dolori. Al 7' Ney conferma il suo momento di poco feeling con il gol, calciando sul palo un delizioso assist di Mbappé. Poco male, perché il calcio deve sempre mantenere un lato paradossale. Così, come contro l'Atalanta, a vestire i panni del goleador ci pensa uno dei meno attesi, Marquinhos, che incorna a meraviglia la punizione calibrata dal mancino fatato di Di Maria.

     

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    Il Lipsia è in confusione, ma Mbappé 4' dopo lo grazia, sparando su Gulacsi da distanza ravvicinata. Il sussulto tedesco al 25' può illudere che ci sia una contesa aperta, quando Laimer scappa alle spalle di Bernat e centra alla perfezione per Poulsen, reo di stringere troppo sul primo palo col destro. Un episodio che interrompe solo momentaneamente il monologo parigino.

     

    Al 35' Neymar prova a sorprendere Gulacsi con una punizione furba da posizione laterale e distanza siderale: altro palo! Il 2-0 è nell'aria e infatti arriva al 43', con la gentile collaborazione di Gulacsi che va in confusione pressato e regala palla agli avversari. Il resto lo fanno Neymar con un tacco pazzesco e Di Maria che di sinistro non spreca l'assist al bacio del compagno. Prima del gong, Neymar va a un passo dal gol, calciando fuori di pochissimo il pallone servitogli da Mbappé.

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    GESTIONE—   Il Lipsia si ripresenta dopo l'intervallo con la seria intenzione di riaprire il discorso. Dentro Forsberg e Schick, fuori Nkunku e Dani Olmo e partenza a razzo. Per 11' il Psg è costretto a difendersi, seppur senza affanni. Quando però Bernat di testa, alla prima sortita parigina della ripresa, cala il tris, la partita va in ghiaccio. A quel punto il Psg amministra e vive di fiammate soprattutto di Mbappé, alla ricerca della prima gloria personale nella fase a eliminazione diretta: glielo nega Gulacsi al 72'.

     

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    Il portiere ungherese è attento anche sui tiri dalla distanza di Di Maria e Paredes. Mentre al Lipsia non riesce neanche la soddisfazione del gol della bandiera: Sergio Rico dice di no al sinistro potente di Angelino. Tuchel, in vista della finale, concede a Verratti di riassaporare il campo a 7' dalla fine. Contro Lione o Bayern, ci sarà almeno un italiano tra campo e panchina. Forse due, se Orsato dovesse essere designato come arbitro. Piccola consolazione per il nostro calcio.

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