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Estratto dell'articolo di Niccolò Maurelli per “il Venerdì di Repubblica”
[…] Dalle spiagge californiane, passando per il grande schermo – ricordate Marty McFly in Ritorno al futuro? – quella tavola con le rotelle ha viaggiato fino alle Olimpiadi. A Tokyo 2020 l'esordio, voluto dal Comitato olimpico internazionale per infondere nei Giochi lo spirito ribelle dei ragazzi e allargare l'audience. E infatti in Giappone lo skateboard ha consegnato alla storia delle Olimpiadi il podio più giovane di sempre. […]
Alessandro Mazzara è stato il primo skater italiano alle Olimpiadi insieme a Ivan Federico e Asia Lanzi. […] In Giappone Mazzara ha gareggiato col gomito rotto, riuscendo comunque a piazzarsi dodicesimo in classifica. Nato a Erice, romano d'adozione, ora diciannovenne, è una delle stelle più promettenti dello skate italiano. Con la tavola punta già a Parigi 2024 […]
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A 17 anni ha esordito alle Olimpiadi. Qual è il suo obiettivo per Parigi 2024?
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«A Tokyo è stato fico. Era la prima volta dello skate ai Giochi. A due settimane dall'inizio, però, mi sono fratturato il gomito, ma grazie all'aiuto dei medici sono riuscito a gareggiare. Che emozione essere tra i primi venti skater al mondo. Con gli altri atleti si è creato un bel rapporto: è stata una gara in amicizia. Adesso punto a Parigi 2024. Ai mondiali di Dubai mi sono classificato sedicesimo, un risultato ottimo in vista delle Olimpiadi. L'obiettivo è qualificarsi».
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L'Italia è ancora culturalmente indietro per accettare lo skate come sport?
«In Italia esiste solo il calcio. Sport come il mio sono lasciati nel dimenticatoio. In America e nel resto d'Europa è tutta un'altra storia. Ora che lo skate è disciplina olimpica qualcosa sta cambiando: a Ostia c'è un nuovo skatepark, che sarà usato per le qualificazioni ai prossimi Giochi».
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In un commento al suo canale YouTube un ragazzo scrive: «I tuoi video mi motivano a non ascoltare chi mi insulta perché vado sullo skate». Spesso, infatti, a questo sport si associa lo stereotipo del "cattivo ragazzo".
«Su YouTube voglio raccontare la mia storia. Postare video sui social può aiutare i ragazzi a innamorarsi di questo sport e di questo sono felicissimo. A quel ragazzo dico: "Fregatene di chi ti prende in giro". Purtroppo siamo etichettati come criminali, che rompono e distruggono quello che si trovano davanti. Ma non è così. Questo è un pregiudizio molto radicato in Italia, dove c'è una mentalità ancora molto chiusa».
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Prima dello skate ha provato il calcio, perché non le è piaciuto?
«Prima di iniziare skate, mio padre mi ha portato in una scuola calcio. Dovevo ascoltare quello che mi diceva di fare l'allenatore e non mi piaceva. Molto meglio lo skate: sulla tavola mi sento libero di poter inventare ciò che voglio. La differenza con gli altri sport è proprio questa: la libertà. Gli allenamenti non sono un dovere, ma un divertimento. Lo skate non è solo uno sport, ma anche uno stile di vita, che mi permette di organizzare in autonomia le mie giornate. In questo modo trovo anche il tempo di studiare e uscire con i miei amici».
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[…] I suoi genitori l'hanno sempre supportata?
«Al 100 per cento. Li ringrazio ogni giorno, perché non mi hanno mai ostacolato nel realizzare il mio sogno. Ora sono felicissimi del mio successo e mi motivano nei momenti no».
Che cosa vede nel suo futuro?
«Lo skateboard e una famiglia con la mia ragazza. Spero di riuscire a vivere da skater, facendo ciò che amo».
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