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    "SONO DIPENDENTE DALL'EROINA, MA NON SONO UN ASSASSINO'' DAL CARCERE PARLA L’ATTORE DOMENICO DIELE DOPO L’INCIDENTE IN CUI E’ MORTA ILARIA DILILLO: “URLERO' LA MIA COLPEVOLEZZA, MA MI SONO DISTRATTO CON IL CELLULARE, NON PER LA DROGA” - IL PADRE DELLA VITTIMA: “SONO ANNIENTATO, ORA DEVE PAGARE''


     
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    1 -L' IRA DEL PADRE: QUELL' ATTORE ORA SCONTI TUTTA LA PENA

    Fulvio Bufi per il ‘Corriere della Sera’

     

    ilaria dilillo ilaria dilillo

    «Tu, carissima, sei per noi la storia infinita, un libro che non smetteremo mai di leggere, colonna sonora delle nostre vite, di aneddoti, di amicizia pura. Un film che mai avrà fine». Dall' altare della chiesa del Volto Santo nel quartiere salernitano di Pastena, don Francesco Coralluzzo legge un brano di una delle due lettere che gli hanno affidato le amiche di Ilaria Dilillo, la donna investita e uccisa l' altra notte sull' autostrada Salerno-Reggio Calabria dall' attore Domenico Diele, che guidava sotto l' effetto di droghe e nonostante avesse la patente sospesa.

     

    La chiesa è stracolma, non si respira per la folla e per l' afa. In prima fila, gli occhi fissi sulla bara, il papà di Ilaria, Nicola, un appuntato dei carabinieri in pensione che nel febbraio di un anno fa perse la moglie Mara e da allora divideva la casa e la vita con la figlia. Accanto a lui il figlio Francesco, che per una strana coincidenza, fa nella vita lo stesso lavoro che il personaggio interpretato da Diele, Luca, fa nella serie televisiva 1992: il poliziotto distaccato presso una Procura. Francesco vive a Roma e ieri all' alba si è precipitato a Salerno con la moglie Annamaria. Hanno passato la mattina davanti alla camera ardente dell' ospedale di Battipaglia, dove il corpo di Ilaria Dilillo è stato portato dopo l' incidente, e ora sono qui.

     

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    Nicola sembra non avere più forza nemmeno per parlare, nemmeno per dire quello che pensa di chi le ha ucciso la figlia e di chi provoca incidenti in auto. Lo ha ripetuto più volte, fino a poco prima di entrare in chiesa, ma ora basta. Ha parlato dell' omicidio stradale, l' ex carabiniere oggi settantacinquenne. «Non basta che le leggi ci siano e siano severe, si deve fare anche in modo che vengano rispettate.

     

    E che le pene, poi, siano scontate. Sedici anni di carcere? Sì è vero, chi ha ucciso mia figlia dovrebbe restare in carcere per sedici anni, ma questa è una cosa tutta immaginaria.

    Eppure si tratta di uno che si è messo a guidare dopo aver preso droga. Ma io non ci credo che resterà tanti anni in carcere». Nicola Dilillo non crede nemmeno che la sua vita avrà un futuro dopo questa tragedia. «Io sono completamente annientato, sono finito, sono distrutto. Da quando mia moglie se n' è andata, Ilaria è stata la mia forza per andare avanti.

     

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    Ora non c' è più nemmeno lei. Vorrei che potessero tornare qui sia Mara che mia figlia, e la consapevolezza che questo non sarà mai possibile mi schiaccia completamente».

    In chiesa, a stringersi intorno a lui e a Francesco, tantissimi amici di Ilaria. E tantissime amiche, quelle dei tempi della scuola con le quali tra qualche giorno lei, in occasione del suo quarantottesimo compleanno, aveva in programma di festeggiare anche i trenta anni dall' esame di Maturità.

     

    Alla fine della messa sono proprio le amiche a voler portare fuori la bara, tenendola in spalla fino al carro funebre. E mentre la lunga auto scura si allontana verso il cimitero, tra i capannelli che restano qualcuno commenta una notizia appena data dal giornale radio. L' auto guidata da Diele era anche senza assicurazione. «Un irresponsabile», commenta una delle donne che hanno appena posato il feretro. «E proprio con un irresponsabile doveva incrociare la sua strada Ilaria»?

     

     

    2- «MI INGINOCCHIEREI DAVANTI A LUI DIPENDO DALL' EROINA MA MI SONO DISTRATTO CON IL TELEFONINO»

    Fulvio Bufi per il Corriere della Sera

     

    I jeans neri e la camicia grigia che indossa glieli hanno dati i compagni di cella. Domenico Diele ha le maniche arrotolate fin sopra ai gomiti, e con le dita si tormenta le braccia. Si vede subito che sta male. «Sì, sono in crisi d' astinenza, ma è giusto così, è giusto che soffra».

     

    domenico diele in acab domenico diele in acab

    Al consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, che lo incontra nell' ambito di una visita ispettiva al carcere di Fuorni, alle porte di Salerno, ha subito una domanda da porre: «Secondo lei come potrei fare per aiutare la famiglia di quella donna? C' è qualcosa che posso fare?». Lo ripeterà più volte, nel corso dell' incontro. Diele è in cella con altri detenuti comuni in un reparto recentemente ristrutturato.

     

    In tutto il carcere fa un caldo terribile, ma i reclusi si sono inventati un sistema di porte e finestre aperte per far circolare l' aria e creare un po' di corrente. L' attore parla di quello che è successo anche se il consigliere non glielo chiede. «Sono colpevole», dice. E insiste: «Urlerò la mia colpevolezza con tutte le forze. Non ho scuse, ho sbagliato e devo pagare. Devo pagare quello che decideranno i giudici e se servisse a qualcosa pagherei di tasca mia anche qualunque cosa alla famiglia.

     

    Però non sono un criminale. In televisione si parla di me come un assassino drogato: non è così». Da quando è stato portato a Fuorni, Diele non ha parlato ancora con nessuno. Un medico lo ha visitato ma non ha ritenuto di prescrivergli farmaci. L' avvocato lo vedrà oggi all' udienza di convalida del fermo per omicidio stradale aggravato. Borrelli è la prima persona esterna al carcere che incontra. «Io non sono uno che prima si è drogato e poi si è messo a guidare come un pazzo finendo per provocare una tragedia», ripete.

     

    domenico diele domenico diele

    «Sono dipendente da eroina, questo sì, ma la droga non c' entra con l' incidente. Mi sono distratto con il cellulare. Ho un telefonino che funziona male, c' è un tasto che non va, e io per cercare di fare una telefonata ho abbassato gli occhi». E proprio in quel momento la sua Audi ha travolto lo scooter di Ilaria Dilillo. «Non me ne sono nemmeno reso conto subito di quello che era successo. Solo quando sono sceso dall' auto ho visto e ho capito».

     

    Diele parla di se stesso, racconta la sua storia e si descrive come un uomo solo. «Ho soltanto il lavoro, e se da questa vicenda uscirò con la carriera distrutta non avrò più nemmeno quello. È giusto che paghi per quello che ho fatto, ma non che mi si dipinga come un criminale. Quella storia della coca, per esempio, è vecchia di un anno, nemmeno me ne ricordavo più».

    domenico diele in 1992 domenico diele in 1992

     

    In tasca gli hanno trovato un piccolo quantitativo di cocaina, ma al narcotest è risultato positivo agli oppiacei, oltre che ai cannabinoidi. «Infatti mi sono pure sorpreso quando quella bustina è uscita fuori, stava nel portafogli da una vita. L' altra sera non avevo sniffato niente». Ma si era messo al volante pur avendo la patente sospesa, proprio per questioni di droga, tra l' altro.

     

    «È vero anche questo, non avevo il permesso di guidare. Ma l' ho fatto perché mia cugina ci teneva ad avermi al suo matrimonio in Calabria, e l' unico modo per esserci era andare e tornare in macchina nella stessa giornata». Molto lavoro, pochi amici («Ormai praticamente nessuno», dice lui), la droga.

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    E ora questa specie di ossessione destinata probabilmente a rimanere tale: «Vorrei incontrare il padre di quella donna, inginocchiarmi davanti a lui e ammettere le mie colpe. Ma anche provare a spiegargli che è stato un incidente e non un omicidio». Oggi intanto dovrà provare a spiegarlo al giudice per le indagini preliminari. Il consigliere Borrelli non dice che effetto gli hanno fatto le spiegazioni di Domenico Diele.

     

    «Nessun commento. Ho voluto incontrarlo nel corso di questa visita perché volevo assicurarmi che la sua posizione di personaggio noto non lo esponesse ad atti di bullismo. L' unica cosa che ci tengo a dire è che questa tragedia conferma quanto sia rischioso guidare dopo aver assunto droga e quanto lo sia usare il cellulare mentre si è al volante».

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