Laura Berlinghieri per “la Stampa”
MEDICO NERO AGGREDITO A CHIOGGIA
«La cosa che mi ha fatto più male? Il menefreghismo delle persone attorno. Tutti osservavano, ma nessuno ha fatto niente per difendermi». È il pomeriggio del 2 giugno quando Nelson Yontu Maffo - medico fiscale dell' Inps, originario del Camerun - suona alla porta di un appartamento della periferia di Chioggia, nel Veneziano. Il lavoratore, in malattia, non c' è. Arriverà dopo, in ciabatte, in sella alla bicicletta, probabilmente avvertito dalla moglie. «Quando gli ho chiesto perché fosse fuori casa, durante l' orario di visita, ha provato a prendermi in giro, dicendomi che il suo orologio segnava le 19.
MEDICO NERO
Quando gli ho fatto notare che non erano nemmeno le 18, chiedendogli di giustificare la sua assenza, ha preso il mio tablet e lo ha sbattuto violentemente contro il muro, fracassandolo. Poi ha iniziato a inveirmi contro: "Negro di m, da qui non esci vivo. Voi venite qua e pensate di fare quel co che volete, ma io ti ammazzo". Pretendeva che scrivessi che lo avevo trovato in casa, alle 19. Altrimenti mi avrebbe spaccato la testa».
Episodi di razzismo, è assurdo dirlo, ma per il medico sono all' ordine del giorno: «Normalmente, ci penso un po' su, ma poi mi passa piuttosto in fretta». Questa volta è diverso e inizia ad avere paura. «L' uomo ha chiuso il cancello, per impedirmi di uscire. Ha messo una sedia davanti, dove si è seduta una vicina di casa. Intanto continuava a urlare, schiacciandomi il petto con la mano.
NELSON YONTU MAFFO - IL MEDICO NERO AGGREDITO A CHIOGGIA
Intorno erano arrivati i vicini di casa, in silenzio. Nessuno diceva niente, nessuno ha mosso un dito per aiutarmi. Ho provato a chiedere loro di chiamare i Carabinieri e mi hanno risposto che me la sarei dovuta vedere da solo con il loro vicino. Ho provato a estrarre il cellulare per telefonare alle forze dell' ordine, ma loro mi hanno visto e lo hanno riferito all' uomo, che, come una furia, mi ha strappato il telefono di mano, mettendoselo in tasca. Continuava a spingermi, a dirmi che mi avrebbe ucciso, che dovevo fare quello che mi chiedeva.
Nessuno ha fatto nulla ed è questa la cosa che mi fa più male e più mi ha deluso, perché non è il singolo, è la gente. Ne sono uscito vivo perché ho firmato la carta scrivendo quello che voleva quell' uomo. In quel momento pensavo solo alla mia compagna e alla nostra bimba».
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Trent' anni, gli ultimi undici vissuti in Italia, e una laurea in Medicina conseguita all' Università di Padova nel 2017, il dottor Yontu Maffo lavora a Chioggia da sei mesi. «Sei mesi di continue, piccole aggressioni verbali. È umiliante, ma mai mi era capitato di temere di non poter tornare a casa dalla mia bambina e dalla mia compagna».
E a parlare dell' episodio è anche la fidanzata del medico, Francesca Moro, con un lungo post su Facebook: «Cosa significa essere un medico nero a Chioggia nel 2021. È il 2 giugno, stai aspettando con la tua bimba che il suo papà torni dal lavoro per mangiare una pizza. Invece ti arriva una telefonata in cui lui ti dice, con voce strozzata, che ha chiamato la polizia perché lo stanno inseguendo in moto e lo vogliono picchiare». In un' Italia costretta a guardarsi allo specchio, oggi più che mai, gli episodi di razzismo questo medico veneto li vive tutti i giorni, sulla sua pelle.
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«C' è chi, vedendomi per strada, mi dice che non vuole comprare niente da me. A volte, quando aspetto l' orario di visita in auto, mi chiedono di spostarmi, perché temono abbia intenzione di rubare negli appartamenti.
Senza considerare le volte in cui le persone mi si rivolgono dandomi del tu. Eppure, quando mi presento nelle case, esibisco il mio badge, che mi identifica come medico.
Sono sei mesi che lavoro a Chioggia, e ho conosciuto anche tante belle persone, ma ora non ce la faccio più. Ho sporto denuncia ai Carabinieri e, appena potrò, chiederò di essere trasferito altrove. Non voglio lavorare mai più in questa città».
Un episodio tanto grave, Yontu Maffo, non lo aveva mai vissuto, anche se già il mese scorso era stato protagonista di una spiacevolissima vicenda, sempre a Chioggia. «Ero a casa di una donna. Dopo averle chiesto il permesso, ho spruzzato del disinfettante sul tavolo, per appoggiare il mio tablet. Lei è scappata di casa, urlando, sostenendo che volessi stordirla, per poi aggredirla. Immediatamente sono accorsi i vicini di casa, uno aveva perfino un cacciavite in mano. Ho avuto paura. Finora, ho sempre cercato di giustificare questi atteggiamenti con l' ignoranza delle persone. Ma adesso siamo andati oltre».
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Alla richiesta di come si senta, il dottor Yontu Maffo non ha dubbi: «Spaventato, tanto spaventato. E anche deluso. Oggi è arrivata la notizia terribile del ragazzo di vent' anni che si è tolto la vita; in Italia c' è un problema di razzismo».