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    A UN ANNO DAGLI ATTENTATI DEL 13 NOVEMBRE 2015, RIAPRE IL “BATACLAN” CON IL CONCERTO DI STING - IL SUPERSTITE CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE: “AVEVO PROIETTILI IN TUTTO IL CORPO, NELL’INTESTINO, ALL’ANCA, NEL BRACCIO E NELLA GAMBA. HO ANCORA UN PIEDE PARALIZZATO PER TRE QUARTI. PERCHÈ LA FRANCIA E' IL PAESE CON PIÙ JIHADISTI D' EUROPA? ABBIAMO FATTO TANTI ERRORI”


     
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    Leonardo Martinelli per “la Stampa”

     

    HOLLANDE E CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE HOLLANDE E CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE

    Fuori piove di una pioggia gelida. «Ma quella sera lì, no: faceva inspiegabilmente caldo a Parigi. Passeggiavo dalle parti di piazza della République - ricorda Claude-Emmanuel Triomphe - in un piccolo ristorante italiano, dietro alla Gare de Lyon. Incontrai Chris, un giovane nero americano. Lui veniva dall' Ucraina e da Praga, io adoro quella parte d' Europa. Iniziammo a discutere: decidemmo di bere qualcosa insieme».

     

    Scelsero un bar di quartiere, À la bonne bière, a poche centinaia di metri dal Bataclan. Andò tutto così in fretta: dopo pochi minuti, una scarica di kalashnikov. Era il 13 novembre 2015. Giuseppe, napoletano doc, sta preparando il tiramisù. Claude-Emmanuel è un habitué del ristorante. «Prendi un caffè - dice, giusto per sdrammatizzare -: più lo mandi giù, più ti tira su».

    CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE

     

    Dalla radio rimbalza la notizia che con un concerto di Sting riaprirà i battenti il Bataclan, il prossimo 12 novembre. «Sono contento: lì bisogna celebrare la vita, non la morte». Economista, esperto delle trasformazioni del mercato del lavoro a livello europeo, Claude-Emmanuel è anche uno dei superstiti degli attentati del 13 novembre. Non lo sa neanche lui quante pallottole ha ricevuto in corpo.

     

    Hanno colpito l' intestino, il nervo sciatico, l' anca, un braccio, una gamba, il piede. In posizione orizzontale per sei settimane, poi l' hanno trasferito in un ospedale militare con i feriti di guerra. Ne è uscito solo a fine marzo. Da Giuseppe è venuto in bicicletta: «ma ho ancora un piede paralizzato per tre quarti».

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    Per giorni dopo l' attentato lui, che ha 58 anni e non ha figli, è stato circondato dall' affetto della famiglia e di una valanga d' amici di una vita («una d' infanzia l' avevo chiamata già il 14 novembre mattina, ma neanche me lo ricordavo. Lei me l' ha detto pochi giorni fa: "Claude-Emmanuel, mi hai rivolto due parole appena, ti amo"»). Ecco, il ricordo di quella sera, di quei giorni. C'è voluto del tempo per ricostruirlo.

     

    CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE

    «All'inizio mi sono detto: t' immagini se uno come me ha bisogno di uno psicologo». Certo, lui che chiacchiera con tutti, che lavora 12 ore al giorno, che ha girato mezzo mondo. «Poi ho capito che avevo perso un certo pudore». Dalla sua psicologa ci va ancora oggi, dallo scorso gennaio. Ora sì, si ricorda «anche di un angelo».

     

    «Quella sera ero dentro al bar con Chris. Quando mi sono ritrovato per terra, in mezzo a una pozza di sangue, ho visto una donna venirmi sopra, vestita di bianco». Un' altra cliente, illesa. Si chiama Giovanna, è italiana, medico, vive da anni a Parigi. «Mi ha tamponato le ferite con gli asciugamani, che portavano i camerieri. Mi teneva la mani, mi parlava».

    nuovo bataclan nuovo bataclan

     

    Non l'aveva più vista. Poi, a settembre, si sono incontrati: «Gli ho parlato della mia vita, lei della sua. Ho capito che Giovanna, al di là di quella sera, è una persona straordinaria». Ha rivisto pure Chris, ancora oggi a combattere con le sue ferite, «rimasto qui a Parigi a curarsi, perchè negli Stati Uniti la sua assicurazione dopo dieci giorni l' avrebbe abbandonato a se stesso».

    HOLLANDE E CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE HOLLANDE E CLAUDE EMMANUEL TRIOMPHE

     

    Da lunedì Claude-Emnanuel ricomincia a lavorare «e poiché ho avuto la fortuna di avere una seconda vita, voglio fare quello che mi piace. E qualcosa di utile». Già funzionario del ministero del Lavoro, è stato distaccato al commissariato «dell'impegno civile», appena creato, per gestire alcuni volontari, testimoni della società civile da inviare nelle scuole e altrove. «Per mesi ho potuto riflettere, immobile, torturato da un dubbio: perchè la Francia e il Paese con più jihadisti d' Europa? Abbiamo fatto tanti errori». Da poco ha iniziato una nuova relazione amorosa.

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    Parla di «meravigliosa infelicità» rispetto a quanto vissuto, riprendendo le parole di Boris Cyrulnik. «À la bonne biere» non c' è più tornato. O meglio, ci ha provato: «A un certo momento il mio corpo non si spostava più: non ci voleva andare». Passerà anche quello.

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