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    "OGGI CHIAMIAMO TUTTO ARTE. MA È GIUSTO COSÌ, CHE OGNUNO SI SENTA LIBERO DI RICONOSCERE L'ARTE NELLE COSE" - PARLA JACOPO CARDILLO, L'ARTISTA CONOSCIUTO COME JAGO - “NON CHIAMATEMI 'IL NUOVO MICHELANGELO' NON HA SENSO HA ESSERE LA BRUTTA COPIA DI QUALCUN ALTRO” - “LA MIA SCULTURA DAVANTI A CASTEL SANT'ANGELO DISTRUTTA DAI VANDALI? UN ESPERIMENTO SOCIALE. QUEL COMPORTAMENTO TI INSEGNA COSA NON FARE”  - “QUELLA VOLTA CHE TIM COOK ARRIVÒ A NAPOLI E MI CHIAMÒ PER….”


     
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    jago foto di bacco (7) jago foto di bacco (7)

    Estratto dell'articolo di Enrico Galletti per il “Corriere della Sera”

     

    […] Jago sta per Jacopo Cardillo. Lavora l'argilla, mentre parla. È nato a Frosinone nel 1987, 35 anni.  A 24 viene selezionato da Vittorio Sgarbi per partecipare alla Biennale di Venezia con un busto in marmo di papa Benedetto XVI che le vale la Medaglia Pontificia.

     

    Che cos' è l'arte?

    «Una parola abusata, oggi chiamiamo tutto arte. Ma è giusto così, che ognuno si senta libero di riconoscere l'arte nelle cose».

    in flagella paratus sum la scultura di jago a ponte sant angelo, roma 2 in flagella paratus sum la scultura di jago a ponte sant angelo, roma 2

     

    […]

     

    Lo scorso agosto davanti a Castel Sant' Angelo, a Roma, una sua opera (rimasta per un mese a bordo della Ocean Viking in mezzo al Mediterraneo) è stata distrutta dai vandali. «Sono pronto al flagello», il titolo. Era un'opera contro il razzismo, raffigurava un giovane profugo a terra.

    «Se lasci un'opera in piazza qualcuno la accarezza, qualcuno la tocca, qualcuno la danneggia. Un esperimento sociale. Intendiamoci: so quanto costa un anno di lavoro distrutto, ma se vuoi indagare nell'animo umano lo devi mettere alla prova. Quel comportamento ti insegna cosa non fare. La politica qui è maestra, direbbe: "Grazie a quel disgraziato che ha fatto questa cosa io oggi posso dire questo"».

     

    scultura di jago (10) scultura di jago (10)

    […]alla fine ha aperto un laboratorio nel rione Sanità.

    «Tornavo dagli Stati Uniti, mi serviva un appoggio e a Napoli ho incontrato padre Antonio Loffredo, un rivoluzionario. Ci siamo riconosciuti guardandoci negli occhi: io scultore di marmo, lui scultore umano, al fianco degli ultimi. Mi ha dato uno spazio abbandonato e da riqualificare.

    Una basilica, la chiesa di Sant' Aspreno ai Crociferi, chiusa da 40 anni. Oggi quello è il mio laboratorio. E non vorrei che restasse un caso isolato».

     

    In che senso?

    scultura di jago (1) scultura di jago (1)

    «Questa modalità deve propagarsi: i luoghi abbandonati in Italia vanno messi a disposizione di chi ha idee da condividere con le comunità. […]».

     

    È vero che ha scelto di non essere rappresentato dalle gallerie d'arte?

    «Sono sempre stato la cosa meno interessante per una galleria d'arte. Eppure venivo da una forma di educazione che ancora oggi dice: "Quando esci dal sistema scolastico, cerca una galleria". A me interessa poco essere rappresentato. Non ci deve essere qualcuno che parla per me, che vende per me. Io preferisco avere un rapporto diretto con chi guarda le mie opere».

    scultura di jago (7) scultura di jago (7)

     

    Dalla stampa è stato spesso definito il nuovo Michelangelo, cosa risponde?

    «Ha idea degli insulti che mi arrivano per questa cosa? Le persone pensano che sia una mia forma di megalomania. Io non ho nessun desiderio di essere il nuovo Michelangelo, che senso ha essere la brutta copia di qualcun altro, visto che la bella copia è impossibile diventarlo?».

     

    […]

    Quando il ceo di Apple, Tim Cook, è venuto a Napoli ha espresso il desiderio di incontrarla. È venuto nel suo studio. Cosa vi siete detti?

    «Credo abbia sbagliato strada ( ride ). Mi ha colpito una caratteristica: formulava domande nutrendo davvero il desiderio di capire cosa accadesse dall'altra parte. Abbiamo trascorso due ore a chiacchierare. Poi si è messo a scolpire con me».

    scultura di jago (9) scultura di jago (9)

     

    […]

    Se l'Italia oggi fosse una scultura?

    «Toccherebbe continuare a scolpirla. È una scultura in divenire. Ma se fosse metafora dell'Italia del futuro, spererei possa trovare spazio di crescita per i giovani. Anche se viviamo di conservazione, con rispetto e amore per ciò che abbiamo ereditato, mi auguro che ci sia posto per l'intraprendenza di ragazze e ragazzi. Perché sono convinto di una cosa...».

     

    Di cosa?

    «La nuova generazione, quella con cui ci confrontiamo ogni giorno, ha presente? Ecco, quella generazione si prenderà i suoi spazi e vincerà una sfida: riuscirà - a dispetto dei pronostici - a superare la bellezza che abbiamo ereditato».

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