Estratto dell’articolo di Mauro Giordano per www.corriere.it
alessandro leon asoli e la coppia avvelenata
[…] Monica Marchioni parla di «quel ragazzo» perché dal 15 aprile 2021 «un figlio non ce l’ho più».
Alessandro Leon Asoli, 21 anni, la sera di quella primavera a Ceretolo di Casalecchio di Reno (Bologna) avvelenò la madre (che rimase ricoverata in ospedale un mese, ndr) e uccise il patrigno, Loreno Grimandi (56 anni) con delle pennette al salmone: dentro, secondo quanto ricostruito dalle indagini e dal processo di primo grado che si è concluso il 31 maggio 2022 con una condanna a 30 anni per Asoli (la richiesta della Procura di Bologna era dell’ergastolo), era stato messo del nitrato di sodio. […]
alessandro leon asoli e la coppia avvelenata 1
«Sto seguendo un lungo percorso di elaborazione con una psicoterapeuta e una psichiatra, ancora non ho ripreso la mia vita normale e non so se succederà più e ho venduto la casa dove è avvenuto il mio dramma». […]
Marchioni, da poco è passato il periodo delle Feste, momento in cui ci si riunisce con la famiglia. Lei in passato trascorreva il Natale sempre con suo figlio. Il suo è un dramma personale e familiare che ha lasciato senza parole.
«A oggi non lo ritengo più mio figlio. […] Provavamo a dargli sempre le cose migliori, non so se sia stato questo l’errore. Di certo lui è molto cambiato quando abbiamo deciso di chiudergli i rubinetti delle disponibilità economiche e infatti tutto quello che ha fatto era finalizzato a non dover studiare né lavorare […] ».
Se suo figlio le avesse scritto una lettera l’avrebbe aperta?
LA MADRE DI ALESSANDRO LEON ASOLI CON IL COMPAGNO
«[…]In me convivono due parti in contraddizione. La madre di quel ragazzo, che lo ha amato con tutta se stessa provvedendo a crescerlo con i più sani principi e tutto l’amore possibile. Tutti ci dicevano che avevamo un rapporto speciale. Ma sono anche la vittima di un terribile reato. […] In quei drammatici momenti gli dicevo “Chicco ma cosa fai? Sono la mamma, lasciami andare”. Lo chiamavo così “Chicco”, ma anche in quelle frasi in lui non ci fu la minima esitazione. Come si fa a sopravvivere a questo ricordo?».
In questi mesi non vi siete mai sentiti, né ci sono stati tentativi da parte sua o di suo figlio di farlo?
«No e neanche nessun tentativo. Io ogni mattina prego per lui, ma più che altro perché vedo un ragazzo solo e smarrito. Si è perso inseguendo i soldi facili e le amicizie sbagliate. Tornerei a parlagli solo se vedessi un reale cambiamento, un vero percorso di rinascita e di pentimento. Che però finora non c’è stato e non so nemmeno se in lui ci sia questo interesse».
ALESSANDRO LEON ASOLI
Quei «futili motivi» che i giudici non hanno riscontrato e che invece la Procura impugnando la sentenza vuole far riconoscere. Tra pochi mesi inizierà il processo d’appello.
«Anche il pubblico ministero che ha seguito il caso nella sua requisitoria ha parlato di un”film dell’orrore”. […] Sicuramente al momento per me il tema del perdono è molto spinoso. Anche perché è stata la premeditazione delle sue azioni a lasciarmi senza parole. Le testimonianze e il materiale emerso durante il processo hanno mostrato che lui ci voleva sfinire mentalmente già da tempo e lo confessava pure agli amici: voleva l’eredità. Poi le ricerche sui veleni fatte utilizzando sempre il mio iPad, la mia carta e il mio account e quando lo faceva usava i guantini e la mascherina con la scusa di non lasciarmi il device macchiato da aloni. Ripensandoci dopo sono stati un altro elemento agghiacciante».
ALESSANDRO LEON ASOLI
«Perché?» Una domanda che si sarà fatta mille volte.
«Qualcosa era cambiato nella sua testa, era diventato molto freddo e di umore nero […] desiderava vestiti firmati o una bella macchina e ci diceva che cercava sempre il modo per guadagnare senza “sbattersi”. […]Era attratto dal potere e dal fare tanti soldi e subito, anche per questo era entrato in giri che non mi piacevano. Gli avevo trovato dei lavori ma li aveva persi o abbandonati. Voleva qualcosa che gli procurasse soldi velocemente, era la sua ossessione».
nitrito di sodio
«Rovini sempre tutto», una frase che lascia intravedere dei rancori mai sopiti e un malessere nei suo confronti per la separazione dal padre naturale e verso suo marito?
«[…]Con il padre ci siamo lasciati che lui aveva solo quattro mesi ma il nostro rapporto era sempre stato gentile, poi ci furono screzi abbastanza duri fra me e il padre, poi nuovamente sistemati con il tempo. Quindi sul fronte familiare il quadro si era ricomposto. Con mio marito Loreno aveva uno splendido rapporto, gli avevamo chiesto di fare da co-testimone alle nostre nozze. Ma secondo me in lui era successo anche dell’altro».
Cosa?
veleno
«Credo fosse entrato anche in una dimensione esoterica. Non so cosa guardasse su internet, perché non sono emerse cose particolari durante il processo e non ritengo che fosse finito in qualche setta. Era attratto dalla capacità di influenzare la personalità e i comportamenti delle persone. […] spesso diceva con noncuranza “Tanto a breve mi suiciderò”, comportamenti che a me preoccupavano tantissimo, ma al tempo stesso ritenuti a Loreno atteggiamenti detti in modo leggero»
penne al salmone
Lei è salva per il semplice fatto di aver mangiato meno di suo marito.
«Alle prime forchettate ho subito sentito un forte sapore salatissimo, poi mangiando ancora il sapore era diventato di ammoniaca. Ho anche detto “ma cosa hai messo dentro la pasta?”, Loreno invece aveva già finito anche perché voleva mostrare di apprezzare il gesto che Alessandro aveva fatto cucinando per noi. Poi si è sentito subito male e da lì tutto è cambiato».
Cosa ricorda?
nitrito di sodio 3
«Ricordo tutto ora purtroppo. Quando ha visto che non morivo ha cercato di soffocarmi e per fare tacere le mie grida mi dava dei pugni. […]. Si è fermato solo quando ha sentito i vicini che urlavano e calciavano la porta e forse i carabinieri, ero sotto choc. […]».
Durante il processo il padre di suo figlio ne ha preso le difese? Se lo aspettava?
«Un atteggiamento che è stato stigmatizzato anche da altri. Pensare che quando mi stavano soccorrendo ho chiesto di chiamarlo perché in quel momento era la prima persona che mi è venuta in mente per starmi vicino. Lui ha potuto passeggiare sulla scena del crimine e poi ha totalmente sposato la difesa del figlio.[…]Dire “Il colpevole è fuori” significava indicare me. […]. Puntare contro di me il dito dopo che ho perso tutto, la mia vita è devastata e nulla più tornerà come prima. Una cattiveria che mi ferisce molto, incomprensibile e ingiustificabile».
nitrito di sodio 2
[…] Se qualcuno la criticasse dicendole che una madre o un padre devono saper perdonare un figlio cosa risponderebbe?
«Credo che nessuno possa giudicarmi per questo. La mia vita è stata completamente distrutta. Ho perso la persona che amavo e anche un figlio, che a sua volta è il responsabile di tutto questo. Chi vive la mia esperienza non dimentica, impara a convivere con il suo dramma». […]