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    "MORALMENTE, SONO A PEZZI. HO AVUTO MOLTA PAURA PERCHÉ NON POSSO DIFENDERMI" - PARLA STEFANO TURCHI, IL DIRIGENTE DEL SETTORE GIOVANILE DEL BRUSAPORTO MALATO DI SLA AGGREDITO DAL PADRE DI UN CALCIATORE AVVERSARIO DURANTE UNA PARTITA - "C’È UN’ESASPERAZIONE TOTALE, AL PRIMO GOL SCATTANO TAFFERUGLI E POLEMICHE. I GENITORI HANNO AMBIZIONI FORTISSIME E NON SI ACCORGONO CHE I LORO FIGLI CRESCONO IN FAMIGLIE DISASTRATE. CI LASCIANO I RAGAZZI COME SE IL CALCIO FOSSE LA LORO CASA SENZA PREOCCUPARSI DEL FALLIMENTO EDUCATIVO…"


     
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    Estratto dell'articolo di Rosanna Scardi per il “Corriere della Sera”

     

    Aggredito a calci e pugni durante una partita di calcio del campionato Allievi under 17. A rendere l’episodio ancor più grave è la condizione della vittima, l’ex calciatore dell’Ancona Stefano Turchi, malato di Sclerosi laterale amiotrofica, che lo ha costretto in carrozzina. È accaduto domenica ad Albano Sant’Alessandro (Bergamo), durante la partita tra Brusaporto e Uesse Sarnico […]

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    Turchi, come sta?

    «Fisicamente, ho riportato un trauma cranico, rilevato con la Tac all’ospedale di Seriate, dove mi hanno medicato le ferite; poi ho dolori qua e là, qualche botta e bernoccolo. Sono tornato al pronto soccorso perché mi si è gonfiato il ginocchio e ho male al collo. Moralmente, sono a pezzi».

     

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    Può raccontare come è andata?

    «Alla fine del primo tempo, un giocatore del Sarnico si è sentito male e ha chiesto di essere sostituito. Il padre del ragazzo ha preso l’auto ed è entrato nell’area riservata ai tesserati per far salire il figlio. […] Il ragazzo si è ripreso e ha deciso di restare in panchina con i compagni. Il papà, però, è rimasto con l’auto nell’area riservata; la squadra del figlio stava perdendo e ha cominciato a scaldarsi e a lanciare insulti verso il campo insieme a un altro genitore. Urlavano commentando in malo modo le decisioni dell’allenatore e dell’arbitro».

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    Lei li ha richiamati?

    «Ho chiesto se per favore potessero allontanarsi poiché non avevano il permesso di stare lì. Al secondo richiamo uno dei due genitori, quarantenne, mi si è avvicinato e mi ha intimato: “Venga fuori, se ha il coraggio”. Quando gli ho ribadito di andare via, mi ha riempito di calci e pugni. […]».

     

    Ha avuto paura?

    «Molta, perché non posso difendermi».

     

    […]

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    Cosa vorrebbe dirgli?

    «Che la sua aggressione è una sconfitta per tutti e per tutto il calcio. […] C’è un’esasperazione totale, al primo gol che subisce una squadra scattano tafferugli e polemiche. I genitori hanno ambizioni fortissime e non si accorgono che i loro figli crescono in famiglie disastrate. Ci lasciano i ragazzi come se il calcio fosse la loro casa senza preoccuparsi del fallimento educativo. Quel papà che mi ha aggredito non è certo un bell’esempio. Ha delle responsabilità anche verso il figlio per il gesto che ha compiuto». […]

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