Maurizio Tortorella per "La Verità"
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Chissà come si sarà sorpreso Nicola Zingaretti, scoprendo che tra le 24 richieste di rinvio a giudizio presentate ieri per i presunti allontanamenti illeciti di Bibbiano c'è anche quella del sindaco del Pd, Andrea Carletti. Lo scorso dicembre, quando la Cassazione aveva annullato gli arresti domiciliari del sindaco, il segretario del Pd aveva tratto da quel passaggio tecnico la certezza di un'assoluzione: «La campagna indecente contro Carletti e contro il Pd non si dimentica», s' era indignato Zingaretti: «Ora chi chiederà scusa a lui e alle persone messe alla gogna ingiustamente?».
stefania, la mamma di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia
Invece la Procura di Reggio Emilia, per mano del sostituto Valentina Salvi, ha chiesto il processo anche per Carletti. Gli vengono contestati l'abuso d'ufficio aggravato e il falso ideologico, gli stessi reati per i quali il 27 giugno 2019 era finito agli arresti domiciliari. Anche i capi d'accusa sono sempre quelli: senza una regolare gara, Carletti avrebbe messo a disposizione degli psicologi del Centro Hansel e Gretel di Moncalieri la struttura comunale «La Cura» di Bibbiano, e avrebbe poi assicurato loro «l'ingiusto profitto di 135 euro l'ora per ogni minore, a fronte del prezzo medio di mercato delle medesime terapie di 60-70 euro l'ora, e nonostante l'Azienda sanitaria di Reggio Emilia potesse farsi carico gratuitamente del servizio».
Non si tratta di cifre da poco: soltanto per le terapie, la Procura stima una spesa di oltre 200.000 euro dal 2014 al 2018. Da mesi, un po' anche per l'insistente minimizzazione del caso (e per la scarsa copertura mediatica decisa da tv e «giornaloni»), lo scandalo di Bibbiano e le dure polemiche che ne erano seguite parevano finiti nel nulla. Non si sapeva più niente dei bambini strappati alle loro famiglie, e a volte maltrattati dagli affidatari.
CLAUDIO FOTI
Sembravano evaporate anche le sconvolgenti intercettazioni delle sedute di terapia, spesso trasformate in terrorizzanti messe in scena dagli psicologi, travestiti da personaggi cattivi delle fiabe al solo scopo d'instillare nei piccoli pazienti la falsa rappresentazione di genitori violenti. In silenzio, invece, malgrado la pandemia e la lunga chiusura degli uffici giudiziari, il pm Salvi e i carabinieri di Reggio Emilia hanno continuato a lavorare.
stefania, la mamma di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia.
L'udienza preliminare, da cui usciranno gli eventuali i rinvii a giudizio e il processo vero e proprio, inizierà venerdì 30 ottobre davanti al giudice Dario De Luca. Sono 155 i testimoni citati dall'accusa, e sono 48 le parti offese, tra cui l'Unione dei Comuni della Val d'Enza e il ministero della Giustizia in rappresentanza del Tribunale dei minori di Bologna. Tra le parti civili sarà anche la Regione Emilia-Romagna, che pure nell'autunno 2019 aveva varato una commissione tecnica su Bibbiano, il cui presidente Giuliano Limonta aveva definito il caso «un raffreddore».
Dopo il Coronavirus, forse, la giunta di Stefano Bonaccini ci ha ripensato. Gli indagati principali, oltre a Carletti, sono gli stessi personaggi descritti dalle torride cronache dell'estate e dell'autunno 2019: Federica Anghinolfi, l'ex responsabile dei Servizi sociali dell'Unione dei Comuni della Val d'Enza; il suo «vice» Francesco Monopoli; lo psicologo di Pinerolo Claudio Foti, fondatore della onlus piemontese Hansel & Gretel; sua moglie Nadia Bolognini, a sua volta psicoterapeuta.
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Gli indagati per cui la Procura chiede il rinvio a giudizio sono 24, per oltre 100 capi d'imputazione. I reati contestati loro, a vario titolo, sono molti e gravi: peculato, abuso d'ufficio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Per Foti, in particolare, alle accuse iniziali di concorso in abuso d'ufficio e di frode processuale s' è aggiunta una terza ipotesi di reato: le lesioni personali gravissime nei confronti di una piccola paziente.
stefania e marco i genitori di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia 1
A fornirne la «prova tecnica», paradossalmente, sono state le video-registrazioni delle sedute dello psicologo con alcuni bambini, depositate in tribunale dal suo avvocato. Rispetto ai 25 indagati individuati lo scorso 13 gennaio, all'atto della chiusura delle indagini preliminari, ce n'è uno in meno perché è stata stralciata la posizione di Matteo Mossini, lo psicologo dell'Asl di Montecchio distaccato presso i servizi sociali della Val d'Elsa e accusato di falso ideologico.
La Procura pare intenzionata a chiedere l'archiviazione. Il suo ruolo era obiettivamente secondario, rispetto a quello di altri indagati, ma di Mossini le indagini e le cronache avevano sottolineato un aspetto «ideologico», racchiuso nella sprezzante frase «una roba scritta da quattro pedofili» con cui (in un dialogo intercettato) aveva definito la «Carta di Noto», cioè il protocollo deontologico per gli psicologi che devono occuparsi di presunti abusi su minori.
federica anghinolfi 1
Un'altra indagata già uscita dal procedimento è l'ex assistente sociale Cinzia Magnarelli, che aveva ammesso di avere redatto in modo distorto i verbali relativi ad alcuni bambini. Lo scorso febbraio la donna ha patteggiato 1 anno e 8 mesi di reclusione: con lei la Procura inizialmente aveva concordato una pena più generosa, 1 anno e 4 mesi, ma il giudice Andrea Rat l'aveva ritenuta incongrua. Era stata lei a descrivere puntualmente il «metodo Bibbiano», sostenendo le fosse stato imposto dai superiori e in particolare dall'ex dirigente dei Servizi sociali Federica Anghinolfi.
stefania, la mamma di reggio emilia a cui gli assistenti sociali hanno portato via la figlia 1
Che ieri è stata la prima a commentare la richiesta di rinvio a giudizio: «Potrà finalmente esercitare appieno il suo diritto di difesa davanti a un giudice in tribunale e non in piazza o sul web, come purtroppo è accaduto sino a ora», hanno dichiarato suoi difensori. Le garanzie sono fondamentali, è ovvio. Ma altrettanto fondamentale è che su Bibbiano, e sulle tante patologie della giustizia minorile, non cada di nuovo il silenzio.
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