Mario Ajello per “il Messaggero”
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Dopo l'Umbria, si apre la questione romana. E per ora, tra lo sprofondo della crisi grillina e il Pd che brancola ancora nel buio quanto a proposte e idee di candidati per il Campidoglio, la successione alla Raggi è materia di dibattito, ma anche di gara, nel centrodestra. Sia Salvini sia Meloni - nella loro competition che sarà sempre più serrata dopo l'ascesa a due cifre di Fratelli d'Italia in Umbria, ma «la nostra è una competizione positiva», dice lei - non possono cedere all'alleato la primazia della scelta su chi correrà tra un anno e mezzo per il Campidoglio.
Con ottime possibilità di vincere, vista la situazione del degrado Capitale procurato dall'amministrazione M5S. «Con il buon senso si risolve tutto», dicono nel Carroccio a proposito della scelta di un candidato comune e condiviso, da trovare nella società civile. Il mood di Fratelli d'Italia è il medesimo, ma il braccio di ferro - con Salvini già in giro per mercati e periferie con piglio da campagna elettorale - è anzitempo cominciato. La Meloni conferma: «Non mi ricandiderò».
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Ma è convinta che spetti anzitutto al suo partito il diritto d'indicare il nome del candidato della coalizione. Salvini vuole invece coronare il suo successo, portando un sindaco leghista in Campidoglio: «Ho delle idee sui nomi ma non le dico perché è troppo presto». Come si risolverà la delicata questione, da cui Forza Italia (a Roma ha il 5,5 per cento) è stata per ora tagliata fuori?
Ieri è spuntata l'ipotesi di primarie per la scelta del nome giusto. Ma la Lega non si scalda all'idea (Salvini: «Se troviamo la persona giusta senza primarie, è meglio» e qualcuno dei suoi si spinge oltre con accento nordista: «Macché primarie, finirebbero per essere una baracconata»), temendo la forza territoriale e di trascinamento del partito della Meloni e nei vertici lumbard si stronca così questa possibilità: «Porterebbe solo confusione. Dobbiamo invece sederci intorno al tavolo e il candidato giusto si trova». Nel frattempo, tra giochi tattici e aspirazioni vere, si fanno nomi di candidati di bandiera, come Barbara Saltamartini per la Lega.
E c'è chi immagina una sfida tra centrosinistra e centrodestra così composta: Roberto Morassut per i dem (è uno dei nomi possibili su quel fronte) e il vice-presidente della Camera Fabio Rampelli per Fratelli d'Italia. Ma è ancora presto per immaginare i duelli e tutto deve ancora accadere nella delicata e non facile ricerca del candidato terzo, che non appartenga a nessuno ma garantisca tutti nel centrodestra e non faccia scoppiare gelosie.
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Per Salvini, la conquista dell'Urbe con un esponente vicino al partito anche se non di partito sarebbe il coronamento storico della svolta nazionale del partito (anche se nessuno dimentica che il Carroccio è quello che si è opposto al Salva-Roma e che quando era al governo ha bloccato la mozione proprio di FdI per dare poteri speciali e finanziamenti adeguati a Roma Capitale).
E intanto il leader leghista taglia corto su un eventuale ripensamento della Meloni a candidarsi al Campidoglio: «Mi sembra che l'abbia già fatto e che non abbia particolare intenzione di rifarlo. Mi pare giusto e rispettoso guardare altrove». Ossia a un esponente della Lega, nel caso un nome terzo non si trovi. La trattativa e il braccio di ferro s'annunciano insomma tutt'altro che semplici e veloci. Anche perché Roma è cruciale per la Meloni.
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Da qui è partita e questo potrebbe diventare, con un sindaco targato FdI o con un sindaco d'area, il trampolino per la consacrazione definitiva a leader centrale, e capace di rivaleggiare con Salvini, dell'Italia modello centrodestra. La svolta che la Meloni ha impresso al partito, fondato sull'idea di nazione di cui la Capitale è cuore e motore e sempre più aperto alle ragioni della crescita, dello sviluppo e con l'ambizione di parlare a tutti oltre i recinti ideologici e culturali, avrebbe il suo simbolo e il suo riassunto nell'eventuale guida del Campidoglio affidata a qualcuno che condivide questa vicenda.
BOTTA E RISPOSTA
Le parole di Salvini sulla Meloni che non si ricandida a sindaco comunque non sono piaciute troppo a FdI. «Questo non significa che Giorgia - è la reazione del suo partito - non avrà un ruolo di primissimo piano nella prospettiva delle elezioni di Roma 2021. Non si può prescindere nella scelta da candidato, dal radicamento di FdI nella Capitale e dalle nostre battaglie d'opposizione». E ancora, il capogruppo del partito meloniano, Di Priamo: «Siamo certi che Salvini preferisca trovare con noi tutti la squadra migliore per la rinascita di Roma, piuttosto che prediligere una legittima aspirazione di parte». La gara è in corso.
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