FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Niccolò Carratelli per "la Stampa"
Questa è la parte facile della campagna vaccinale. Per quanto possa sembrare una battuta, visto che quattro Regioni, dopo cinque giorni, sono ancora sotto al 10% di dosi somministrate. «Ma questa è una passeggiata, in confronto a quello che dovremo organizzare tra la primavera e l' estate», dicono dall' assessorato alla Salute del Lazio, la Regione leader della classifica delle vaccinazioni effettuate.
Ora ci sono gli ospedali a fare da "hub", per ricevere e conservare i vassoi con le fiale della Pfizer, oltre che per vaccinare i propri medici e infermieri. Poi ci sono altri punti di somministrazione, individuati dalle varie Asl sul territorio. Infine ci sono le Rsa, le residenze per gli anziani, dove i vaccini vengono portati a domicilio. Ovviamente non era a questi luoghi che si riferiva il Commissario per l' emergenza Covid, Domenico Arcuri, ammettendo che non è stato ancora deciso «quanti e quali saranno i centri vaccinali in Italia». I numeri di quelli operativi sono facili da ottenere da ogni Regione: 65 in Lombardia, 28 in Piemonte, 38 in Sicilia, solo per fare qualche esempio.
Quello che Arcuri non può fornire è l' elenco dei punti di vaccinazione che saranno attivati sul territorio nazionale per la seconda fase della campagna, quella di massa, che scatterà tra la primavera e l' estate. Secondo le previsioni 1200, oltre i 294 già esistenti.
Non c' è una lista perché, su questo fronte, le Regioni sono in attesa di indicazioni.
O meglio, hanno predisposto dei piani strategici e individuato (quasi tutte) i possibili luoghi dove far confluire i cittadini da vaccinare: ambulatori e centri delle Asl già esistenti, gli studi dei medici di famiglia, le farmacie, i palasport o i locali delle fiere.
Oltre ai famosi padiglioni a forma di primula, simbolo della campagna vaccinale nazionale, da montare nelle piazze. Ma, per poter stabilire una dislocazione, mancano informazioni fondamentali. «Non sappiamo quanti medici e infermieri in più avremo tra i 15mila che saranno assunti con il bando del Commissario - spiegano dall' assessorato alla Salute del Piemonte - né di preciso quando arriveranno».
Non è l' unica incertezza. «Se non sappiamo quando riceveremo le forniture e per quante dosi, è impossibile predisporre tutto - spiegano ancora dal Lazio - e dobbiamo sapere con certezza quale vaccino arriverà da noi, perché tra quello di Pfizer e quello di AstraZeneca c' è una differenza enorme dal punto di vista dell' organizzazione». Per il primo servono i super freezer a -80 gradi, disponibili solo negli ospedali, per l' altro basta un frigo normale, alla portata di qualsiasi medico di famiglia o farmacia.
«Abbiamo assoluta urgenza di vaccini più agevoli da somministrare - spiega Filippo Saltamartini, assessore alla sanità della Regione Marche - per vaccinare tutta la popolazione useremo i palasport, siamo già organizzati con la protezione civile e la rete del volontariato». Preoccupato anche il presidente della Basilicata, Vito Bardi: «Devo avere quanto prima la sicurezza sui quantitativi di vaccini di cui potremo disporre - avverte - è un dato indispensabile per procedere con il piano». Tutti sanno che il vaccino Pfizer non è adatto alla campagna di massa e che bisognerà puntare su quelli di Moderna e di AstraZeneca, più facili da conservare.
Il primo riceverà il via libera dell' Agenzia europea per i medicinali entro questa settimana, ma in Italia ne arriveranno 10 milioni di dosi in tutto, o poco più: bastano appena per gli abitanti del Lazio, tanto per dare un' idea.
Il secondo è quello chiamato a risolvere davvero i nostri problemi, con 40 milioni di dosi entro l' estate, sufficienti per un terzo degli italiani. Ma, ormai lo sappiamo, è in ritardo per l' approvazione da parte dell' Ema. Insomma, operatori sanitari di rinforzo e forniture di AstraZeneca: due incognite che pesano sulla programmazione della seconda fase della campagna, compresa la grande rete dei centri vaccinali.
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