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    "IMMIGRAZIONE E ISLAM NON C'ENTRANO CON LA RIVOLTA DELLE BANLIEUE: LE AUTORITÀ HANNO LASCIATO LE PERIFERIE IN MANO AI CRIMINALI CHE CONTROLLANO OGNI CONDOMINIO" - IL FILOSOFO PASCAL BRUCKNER: “CI SONO BANDE ORGANIZZATE, ARMATE E FINANZIATE DA NARCOTRAFFICANTI CHE ALIMENTANO LA NARRAZIONE DEL RAZZISMO E DELLA SEGREGAZIONE PER TENERE IL POTERE NEI QUARTIERI. MACRON VOLEVA L'INTEGRAZIONE CON L'ECONOMIA, PROMUOVENDO UBER E PICCOLI LAVORI. IL PROBLEMA È CHE IL TRAFFICO DI DROGA PERMETTE UN'ASCENSIONE SOCIALE PIÙ RAPIDA. LE SENTINELLE O GLI SPACCIATORI GUADAGNANO IN UN GIORNO COME UNA CHAUFFEUR IN UN MESE”


     
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    Estratto dell’articolo di Cesare Martinetti per “la Stampa”

     

    pascal bruckner pascal bruckner

    Pascal Bruckner, filosofo e polemista, ha sulla rivolta francese uno sguardo crudo e non accomodante. […]

     

    Monsieur Bruckner, cos'è cambiato dalla rivolta delle banlieue del 2005?

    «Il cambiamento più grande è che la grande maggioranza dell'opinione pubblica è ostile ai manifestanti».

     

    Si vede con la colletta a favore del poliziotto che ha sparato. Perché?

    «Le violenze e i saccheggi intollerabili. Dal 2005 lo Stato ha speso miliardi di euro nelle banlieue e si raccontano menzogne colossali. Vengono assaltati persino gli asili nido, le scuole, le mediateche, gli ospedali, i servizi sociali, come se si volessero distruggere gli aiuti arrivati nei quartieri».

     

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    Non è certo la maggioranza della popolazione che assalta e saccheggia. Chi manovra tutto questo?

    «Ci sono bande molto organizzate, armate e finanziate da narcotrafficanti che alimentano la narrazione del razzismo e della segregazione per tenere il potere nei quartieri, condominio per condominio».

     

    Chi sono i violenti?

    «Vandali, piccoli ladri e i grandi svaligiatori, che hanno assaltato metodicamente i centri commerciali rubando apparecchi elettronici, computer, telefoni, ma anche abiti. Poi ci sono le gang criminali che approfittano della situazione per attaccare commissariati di polizia e municipi. E poi c'è un terzo gruppo: i terroristi ecologici di estrema sinistra alleati con i ragazzi di banlieue che attaccano i simboli del potere, come le caserme dei pompieri o la Gendarmerie».

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    E questo succede da molti anni nei quartieri.

    «La cosa preoccupante è che la Francia è un Paese veramente malato perché tutti i conflitti sociali diventano rivolte. È un Paese che ha da sempre la tradizione della violenza, […] dalle guerre di religione, alle "dragonate" nel regno di Luigi XV, alla Rivoluzione, al 1870… È un Paese fondato sulla violenza. Oggi però penso che sia dovuto alla mancanza di autorità dello Stato».

     

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    Ma come, è un sistema presidenziale con un presidente accusato di autoritarismo.

    «Viviamo da cinquant'anni le dimissioni dello Stato. Dopo De Gaulle, tutti i poteri pubblici, di destra e di sinistra hanno distolto lo sguardo dalle banlieue, dall'islam radicale, dall'immigrazione e adesso paghiamo il conto di questo abbandono. Macron ha ereditato una situazione deteriorata da molto tempo».

     

    Quindi il modello francese dell'integrazione è fallito?

    «[…] si parla solo di banlieue ma c'è tutta una borghesia di origine magrebina o africana che si è affermata molto bene. […] Le banlieue sono soprattutto un problema sociale di relegazione. […]».

     

    Ma cos'ha fatto Macron per i giovani delle banlieue?

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    «Una scommessa non assurda e cioè avviare l'integrazione attraverso l'economia promuovendo Uber e piccoli lavori che hanno funzionato. Il problema è che il traffico di droga permette un'ascensione sociale molto più rapida. Le sentinelle o gli spacciatori guadagnano in un giorno come una chauffeur in un mese. Il narcotraffico diffuso sta conquistando i quartieri in tutta l'Europa, Belgio, Olanda…».

     

    C'è un Paese europeo che secondo lei ha saputo affrontare meglio l'immigrazione?

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    «La Germania è meglio come sempre. E poi ha un modello sociale di concertazione che è la sua forza economica: sindacati molto potenti che discutono e fanno sciopero solo eccezionalmente. In Francia per prima cosa si fa sciopero, si manifesta, si spacca tutto e poi si dialoga. […]».

     

    Chi è stato il presidente migliore?

    «Chirac perché non ha fatto niente. Era molto popolare, mangiava, stringeva le mani, sorrideva. Macron soffre di un deficit di empatia, è molto distante, è un banchiere che pensa razionalmente, ma le passioni francesi sono totalmente irrazionali. […]».

     

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    […] «[…] il suo bilancio è molto negativo, io ho votato per lui e me ne sono pentito. […] Macron […] è molto bravo in economia, infatti la Francia va molto bene[…]».

     

    In questa situazione si avvantaggia molto Marine Le Pen. Lei pensa che possa vincere nel 2027?

    «Sì, può vincere, non ha nemmeno bisogno di fare campagna. Sarebbe una soluzione cattiva per la Francia, ha pochissima competenza in economia e in diplomazia e poi è molto vicina a Putin, che in questo momento è imbarazzante. L'estrema sinistra di Mélenchon è insurrezionale[…] ». […]

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