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    “MATTEO MESSINA DENARO POTEVA ESSERE ARRESTATO NEL ’93. LA LATITANZA? È STATO PROTETTO DAI CAMPOBELLESI” - ANTONIO PATTI, PENTITO DOPO ESSERE STATO UNO DEI KILLER DELLA MAFIA DI MARSALA, A “INSIDER” SPARA A ZERO SU “U SICCU”: “SE IO FOSSI STATO LATITANTE IN SICILIA LO AVREI UCCISO 50 MILA VOLTE. TOTÒ RIINA? ERA INTELLIGENTE E FURBO, AVEVA LO SGUARDO CHE TI FACEVA CAPIRE TUTTO, PERÒ, HA BRUCIATO COSA NOSTRA. LE STRAGI DEL ’92? HANNO PERSO LA TESTA E…”


     
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    Estratto dell’articolo di R. I. per il “Corriere della Sera”

     

    antonio patti antonio patti

    La mafia? «Tra 50 anni finirà, tutto finisce». Matteo Messina Denaro? «Era un killer freddo ma se io fossi stato latitante in Sicilia lo avrei ucciso 50 mila volte, sono 50 mila volte più intelligente». Totò Riina? «Era intelligente e furbo, aveva lo sguardo che ti faceva capire tutto», però, «ha bruciato cosa nostra». Non le ha mandate certo a dire Antonio Patti, 65 anni, collaboratore di giustizia dal 1995 ed ex killer di mafia di Marsala.

     

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    «In vent’anni ho commesso 38 omicidi al servizio della mafia, li ho fatti assieme ad altri e me li ricordo tutti — ricorda —. Ero sempre a disposizione, giorno e notte». Parole dure, crude quelle che «testa spaccata», come veniva chiamato a causa di un incidente stradale, ha usato davanti alle telecamere di Insider, il nuovo programma di Roberto Saviano su Rai 3 .

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    «Io sono un nonno, i bambini non si toccano», ha detto riferendosi alla barbara uccisione del 12enne Giuseppe Di Matteo, «colpevole» di essere il figlio di Santino, collaboratore di giustizia. Sulle stragi del 1992 ha spiegato: «Organizzare un’esplosione così grande, questi hanno perso la testa e si sono imbarcati in una nave che è andata a fondo comunque». Anche sul versante del traffico di droga e del fiume di denaro che porta alle casse dei boss dice di «non sapere nulla».

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    Patti, senza alle spalle una tradizione familiare mafiosa, ha raccontato tutta la sua vita. Da pasticcere minorenne ai primi furti di autoradio e piccole vetture, sino all’affiliazione nel 1979 con l’antico rituale della «punciuta».

     

    Nel corso della lunga intervista ha anche aggiunto su Messina Denaro: «È stato per anni latitante perché protetto dai campobellesi, non da tutti. Non si è mosso mai di là. Doveva essere arrestato già nel 1993, era un uomo troppo pericoloso, dal padre aveva ereditato il potere».

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