Giorgio Gandola per “la Verità”
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«È un nostro obiettivo». Avrebbe potuto rispondere è una nostra barzelletta oppure è un nostro film di fantascienza, ma Javier Zanetti ha proprio detto così. La domanda era la più scontata: vero che inseguite Leo Messi? Non è dato sapere se in quell' occasione informale il vicepresidente dell' Inter fosse in vena di scherzi, chi lo conosce sa che è uomo equilibrato e capace di misurare le parole al centimetro.
Ma che il più prestigioso calciatore del mondo al pari di Cristiano Ronaldo sia nel mirino di Suning è molto più di una sensazione da fantacalcio. Nessun club europeo è mai stato così vicino a immaginare un colpo così folle perché mai il fuoriclasse argentino aveva dato l' impressione di avere la testa lontano da Barcellona. Oggi non è più così.
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A giugno Messi potrebbe lasciare la Spagna. Il suo contratto da 50 milioni di euro scade nel 2021, ma è retto da una clausola che prevede il rinnovo annuale al compimento del 32° anno di età; questo significa che fra quattro mesi il giocatore - che va per i 33 - è tecnicamente svincolato, con piena libertà di indirizzare il proprio destino. Dopo la lite da ballatoio con il direttore sportivo Eric Abidal («Con Valverde molti giocatori non erano contenti e non lavoravano granché», «Faccia i nomi o stia zitto, così finisce per sporcare tutti»), il malessere del fenomeno argentino è salito in superficie all' improvviso come i resti di un sommergibile affondato.
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E dopo la sorpresa assoluta del mondo del calcio, si è cominciato a scavare.
Messi non è più a proprio agio nel Barça, la squadra gioca male per i suoi standard, in più lui aveva avuto garanzie dal presidente Josep Maria Bertomeu d' una campagna di rinforzo consistente che in realtà non è avvenuta. Ha digerito male l' arrivo di Antoine Griezmann, non stravede per Frankie De Jong, considera Luis Suarez un caro amico al tramonto, è negativo con Gerard Piqué e Sergio Busquets perché non si arrendono al declino e vorrebbe due giocatori al suo fianco: di nuovo Neymar e Lautaro Martinez.
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Situazioni sulle quali si potrebbe anche sorvolare perché fanno parte dell' egocentrismo di un campione. Ma c' è lo scandalo vero che ha le dimensioni di un macigno. Quello della società pagata dal numero uno del club perché creasse e gestisse account social costruiti apposta per screditare persone ritenute scomode alla dirigenza: Leo medesimo, sua moglie Antonela Roccuzzo, Piqué, Xavi, Pep Guardiola. Bertomeu dovrà dimettersi, ha già indetto nuove elezioni. Su questa storiaccia i blaugrana rischiano di perdere l' allure molto stiracchiata di més que un club e soprattutto Messi.
Via da Barcellona, dove potrebbe andare la pulce a firmare l' ultimo contratto da monarca? Impensabile al Real Madrid, quindi la Spagna non è più praticabile per questioni economiche. In Inghilterra sarebbe perfetto per il Manchester City dove ritroverebbe un club miliardario con Guardiola in panchina, ma la mannaia dell' Uefa impedisce l' affare monstre (da almeno 400 milioni). In Premier il resto è poco credibile: il Manchester United è a un passo dalla rifondazione, il Liverpool verrebbe stravolto da una presenza così ingombrante, il Chelsea vive stagioni di austerity. In Germania il Bayern Monaco avrebbe la forza economica per chiudere l' affare ma non è nella policy aziendale farlo.
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Resta il Paris Saint Germain con i suoi saltimbanchi, non esattamente un approdo con qualche garanzia di successo, se non in Francia.
In Italia lo scenario è diverso. C' è già Ronaldo alla Juventus, c' è l' accesa rivalità fra i due club, c' è la possibilità di rinverdire il dualismo personale e c' è la flat tax per i Paperoni in arrivo dall' estero; gli ultimi fuochi dei numeri uno. Per questo l' Inter è pronta, per questo è un suo obiettivo e non una sua barzelletta. Beppe Marotta è al lavoro da un mese, avrebbe sondato l' entourage del giocatore con la sua proverbiale gentilezza ricevendo risposte incoraggianti. Siamo ancora ai pour parler, nessun passo ufficiale. All' Inter sanno che l' impresa è di una difficoltà siderale; il Barcellona con 840 milioni ha il fatturato più alto del mondo, quindi la possibilità di accontentare economicamente chiunque.
Ma sembrava impossibile anche portare via Ronaldo dalle Ramblas nella tarda primavera del 1997, e Massimo Moratti ci riuscì.
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Per il club nerazzurro il colpo sarebbe decisivo sul piano tecnico ma soprattutto su quello del marketing mondiale, allo scopo di aumentare un fatturato plafonato attorno ai 400 milioni annui, che senza stadio di proprietà (sono note le difficoltà nella ristrutturazione di San Siro) potrebbe risentire di qualche battuta d' arresto. L' operazione sarebbe fondamentale per aumentare l' appeal in Asia, dove l' Inter ha recentemente perso 45 milioni da sponsorizzazioni cinesi. E soprattutto sarebbe un test per valutare le disponibilità degli sponsor attuali, davanti ai quali la famiglia Zhang mostra una certa delusione. Pirelli immette nelle casse 19 milioni all' anno tutto compreso (la Juventus per Jeep ne incassa 42 esclusi i bonus) mentre Nike sfrutta un contratto a lunghissima scadenza che si chiude nel 2024, firmato nell' era di Eric Thohir per 10 milioni, meno del Milan (12 da Puma), mentre la Juventus ne riceve 23 da Adidas.
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L' Inter vorrebbe rinegoziare al rialzo questi numeri, forte di un posizionamento ben diverso di credibilità sportiva e partecipazione alle competizioni europee negli ultimi anni. L' operazione Messi dovrebbe essere supportata da tutto il pool con cifre importanti. Davanti a un tentennamento, Suning è pronta a compiere due mosse: ascoltare le sirene di Samsung, già entrata a far parte degli sponsor nerazzurri e interessata a un testimonial del calibro della Pulce atomica. E bussare alla porta di Adidas, che tra l' altro è il partner tecnico di Leo Messi, per mettere le tre righe sulle maglie. E chiudere l' assedio all' uomo impossibile.