Stefano Rizzi per http://www.lospiffero.com
Cairo
"Io non sono tra quelli che dicono che se non sei esperto non puoi fare nulla. Ma dico che per governare un Paese conta anche quello che sai fare. Conta il tuo track record”. Insomma, per Urbano Cairo, come aveva spiegato in una intervista all’inizio dell’anno e quindi prima delle elezioni, contano i risultati.
Anche se quelli usciti dalle urne, pur ottimi per la coalizione di centrodestra e per il M5s, non consentono a nessuno dei “vincitori” di governare da solo e men che meno di fare lo junior partner dell’altro. Ma se, dopo il nulla di fatto dei tentativi da parte di Luigi Di Maio e di Matteo Salvini la scelta, indicata o comunque non osteggiata da entrambi, cadesse proprio sul tycoon piemontese quale sarebbe il giudizio del Paese?
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In queste ore l’istituto di sondaggi Swg lo sta chiedendo a un campione di italiani. “Se dovesse scegliere una personalità come premier del futuro Governo sostenuto da centrodestra e M5s secondo lei chi sarebbe la più adatta”, è la domanda. Ma scorrendo la rosa dei nomi proposti non ci vuole molto a capire che una buna parte si essa è piazzata lì come si fa nei riconoscimenti di un colpevole con i poliziotti travestiti da sospettati.
È il caso, per esempio del direttore del Tg de La7 (rete di Cairo) Enrico Mentana, ma anche – vista l’ipotetica composizione del futuro esecutivo marcatamente critico verso l’Europa e nemico dichiarato (almeno nella campagna elettorale grillina) dei poteri forti – del presidente della Bce Mario Draghi. Rispunta Milena Gabanelli, il cui nome emerse proprio sul fronte Cinquestelle per la successione di Giorgio Napolitano, uscita dalla Rai e approdata pure lei alla corte di Urbano sul web del Corriere.
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E poi Swg propone anche il numero uno dell’Anac Raffaele Cantone, anche se la sua “vicinanza” a Matteo Renzi fa storcere il naso a più di uno della costituenda maggioranza di governo. Poi c’è il costituzionalista Sabino Cassese, un altro che con un suo recente affondo – “l’Italia si governa anche governando l’Europa. Sono, quindi, necessarie o continuità di governi, o almeno continuità di politiche” – non si è certo fatto degli amici dalle parti di Salvini, così come da quelle di Di Maio.
E allora, ecco che alla fine il nome vero da sondare resta proprio quello del presidente del Toro, l’ex ragazzo che fresco di laurea tempestò di telefonate la segretaria di Silvio Berlusconi per ottenere un appuntamento e che da lì a poco del Cav. sarebbe diventato l’assistente personale. Poi le strade si divisero. Ma ad unire i due, oltre alle presidenze di squadre di calcio, le televisioni, i giornali e il fiuto per gli affari è rimasta anche la passione per la politica: palesata dal ’94 dal maestro, sottaciuta non abbastanza per negarla dall’allievo.
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“Sarà protagonista del prossimo giro – aveva preconizzato Luigi Bisignani, uno che le cose della politica, e non solo di quella, le conosce –. Dovrà scegliere se per il dopo Silvio o il dopo Grillo”. Il primo, dopo la batosta rimediata alle urne e le condizioni poste da Salvini è già nel dopo. E pure Grillo il suo dopo lo ha già tracciato. Insomma, quel giro, per Cairo, potrebbe essere assai più prossimo di quanto non si sarebbe potuto prevedere prima del 4 marzo. Non è un caso che tra le personalità indicate dal sondaggio non solo non compaiano i due legittimi pretendenti, ma che spunti proprio lui, Urbano mani di forbice che con i suoi giornali e la sua televisione non è certo lontano dai Cinquestelle, di governo.
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