BENFICA INTER
Fabio Capello non è mai contento. O meglio, esulta per il successo dell'Inter in Champions ma da grande perfezionista quale è riesce comunque a trovare dei lati negativi alla grande serata europea di Inzaghi.
Dopo il 2-0 al Benfica nell'andata dei quarti, l'ex tecnico del Milan ha voluto chiarire davanti alle telecamere di Sky e del suo ex pupillo Billy Costacurta il suo pensiero critico: "Io fossi in Simone Inzaghi accoglierei la squadra con un applauso al rientro degli spogliatoi ma poi gli chiederei 'ma perché cavolo non giocate sempre così anche in Italia e nel weekend?'". Un ragionamento che non fa una piega analizzando la differenza di rendimento dell'Inter in questa stagione tra Champions e campionato.
BENFICA-INTER 0-2
Filippo Conticello per gazzetta.it
BENFICA INTER lukaku
Se la chiamano pazza, ci sarà un motivo. In una notte per cuori forti, fatta della stessa materia di cui sono fatti i sogni, l'Inter rovescia il proprio destino: dalla triste quotidianità nostrana alla gloria europea. Lo fa con pieno merito, con coraggio e realismo, segnando due reti nella ripresa con Barella e Lukaku e non subendone nessuna davanti a un Benfica diventato piccolo piccolo nella rete di Inzaghi. Ora arriverà il ritorno a San Siro e bisognerà ripetere una prestazione così, senza speculare troppo sul vantaggio: di certo, il profilo di una semifinale tutta italiana adesso si vede nitidamente.
inzaghi
Simone Inzaghi decide di riprovarci con la sua coppia di coppa, Lautaro più Dzeko. In panchina si accomoda ancora Lukaku, l'uomo del gol qualificazione al Porto ma anche delle reti divorate nelle ultime di A. Per il resto, c'è Brozovic a tappare il buco creato dall'assenza di Calhanoglu mentre, visto l'infortunio persistente di Skriniar, Darmian è costretto a scalare in difesa e a consegnare la potestà della fascia destra a Dumfries. Anche in casa Benfica si confermano gli undici della vigilia con Morato centrale titolare al posto dello squalificato Otamendi e Gilberto per Bah finito k.o., ma la buona notizia per Schmidt è che Grimaldo, molto più di un terzino, è arruolato dall'inizio. Per il resto, tutto è affidato alla fantasia del trio Joao Mario-Rafa Silva-Aursnes dietro al terribile Gonçalo Ramos. Nei primi 10 minuti l'Inter fa… il Benfica, nel senso che mostra palleggio e coraggio, ma ben presto, spinti dal tifo assordante del Da Luz, sono i portoghesi a iniziare l'occupazione del campo, pur senza le alte frequenze viste altre volte. E arriva anche la prima occasione della partita e la prima parata di Onana: il bello, anzi il brutto, è che l'assist al folletto Rafa Silva lo fa Dimarco con un incomprensibile colpo di testa.
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L'URTO— Nel complesso, però, i nerazzurri riescono a lungo a reggere l'urto con coperture attente e un pressing intelligente, ma per essere pericolosi davanti a volte servirebbe maggiore precisione, sia nell'ultimo passaggio (vedi un erroraccio di Lautaro che avrebbe potuto mandare in porta Dzeko) sia nei cross dei due esterni Dumfries e Dimarco. L'italiano soffre la tecnica in velocità dell'ex Joao Mario, mentre l'olandese sbaglia anche diversi palloni in uscita, ma avrà tempo per rifarsi. Eppure l'Inter alla fine confeziona pure un'azione da allarme rosso nell'aria avversaria: è griffata per intero da Lautaro che prima allarga bene da una fascia all'altra e poi arriva troppo in anticipo sul cross voltante di Dimarco. È un rimpianto grosso del primo tempo, ma il segnale di una sfida che i nerazzurri sono pronti a mordere nella ripresa.
IL GOL— La velocità di palla del Benfica, che si era vista raramente nel primo tempo, si nota eccome all'inizio del secondo: le aquile in maglia rossa sembrano avere un'altra marcia quando riparte la partita. Iniziano a giocare tutti rapidamente a due tocchi e, per frenare Rafa Silva, Brozovic spende un'ammonizione pericolosa. Ma siccome è impossibile razionalizzare lì dove c'è l'Inter di mezzo, i nerazzurri riescono ad acciuffare lo 0-1 nella prima scorribanda della ripresa: su cross di Bastoni segna Barella. Ma non come ce lo si aspetterebbe, con un'incursione di piede, bensì di testa, un non-sense per chi è alto appena 172 centimetri. È la ricompensa per chi nonostante tutto ha avuto voglia, coraggio e lucidità.
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La rete subita ha l'effetto di rendere ancora più elettrico il match e veementi le ondate della squadra di casa. Serve un altro intervento a corpo morto di Dumfries quasi sulla linea, più o meno come quello fatto dall'olandese nel recupero folle di Oporto, a evitare un pareggio immediato. A quel punto Inzaghi cambia la coppia offensiva mettendo dentro Correa e Lukaku e la fascia sinistra con l'ingresso di Gosens per Dimarco: è un modo per cercare contropiedisti freschi e per spezzare l'inerzia del match quando manca ancora mezz'ora. Il suo collega mette il più offensivo Neres e tira via una delle due dighe centrali, l'ammonito Florentino.
Ma è Inzaghi a disperarsi quando in una ripartenza il suo pupillo Correa serve bene Mkhitaryan: anziché scavarla, l'armeno la calcia addosso al portiere. Nulla rispetto alla doppia occasione di Dumfries, prima di testa e poi di destro. A cui segue l'altro momento sliding doors della serata: Denzel, sempre lui, sul cross trova un braccio galeotto dell'ex Joao Mario visto dal Var. Il rigore dello 0-2 lo segna Lukaku, sommerso dai suoi compagni. È l'immagine di unione e fratellanza che l'Inter si porta verso il ritorno, assieme al miracolo sull'ultima azione della partita di Onana.
simone inzaghi