Fabio Martini per la Stampa
gentiloni renzi
Entrano in sala alla spicciolata - prima Nicola Zingaretti, poi Matteo Renzi e infine Paolo Gentiloni - e ogni volta i quattrocento elettori e quadri del Pd, seduti sulle poltroncine del cinema Adriano, accompagnano l' ingresso del big di turno con applausi di simpatia e di stima della durata di un batter di ciglia, qualche secondo e stop.
GENTILONI BOSCHI RENZI
C' è una palpabile depressione nel "popolo" romano del Pd a cinque giorni dal voto, a dispetto della grinta di Matteo Renzi e della "narrazione" discorsiva del presidente del Consiglio. Ed è anche un partito nel quale serpeggia diffidenza tra i leader e anche da parte della "base". Mentre Matteo Renzi stava elogiando la scelta di presentare Pier Carlo Padoan nel collegio di Siena, un signore lo ha interrotto: «E Boschi dove l' abbiamo candidata?». Renzi, senza perdere la battuta: «L' abbiamo candidata a Bolzano proprio per evitare che tutta la polemica fosse contro di lei».
VIGNETTA GIANNELLI - LA MARCIA ANTIFASCISTA DI RENZI E GENTILONI
Il contestatore era solitario, Renzi ha tenuto i nervi saldi e l' incidente è subito rientrato, eppure la breve parentesi rappresenta un piccolo sintomo di un partito col motore in affanno. E infatti nella "chiusura" della campagna elettorale del Pd a Roma non sono mancati altri segnali: Nicola Zingaretti, candidato alla presidenza della Regione Lazio, dopo aver portato il suo saluto, se ne è andato «per altri impegni», senza ascoltare il leader del suo partito. E quanto a Paolo Gentiloni, dopo un discorso "alto", ad un certo punto ha scartato: «Caro Matteo, al gioco della divisione della sinistra, noi non ci prestiamo!».
Seguendo il filo della sua riflessione, Gentiloni sembrava alludesse soltanto agli scissionisti, ma in quel suo rivolgersi a Matteo e in quel «noi», c' è anche un messaggio a Renzi: io resto leale, ma siilo anche tu. E un certo dualismo con Renzi lo conferma lo stesso Gentiloni. Intervistato a "Di Martedì", alla domanda se Renzi sarà il candidato premier del Pd, il presidente del Consiglio ha dribblato: «Il Pd ha un segretario, che è Renzi, abbiamo una legge elettorale che non prevede candidati premier, non lo prevede nemmeno la Costituzione per la verità...».
nicola zingaretti
E ancora: «Il Pd ha tanti candidati premier, l' importante è che il partito confermi il suo ruolo di guida anche nella prossima legislatura».
Sono ore decisive per il Pd e per il suo gruppo dirigente: la sensazione che l' attesa rimonta finale sia difficilmente concretizzabile si incrocia con messaggi inimmaginabili in altri tempi, come il ripetuto annuncio di Renzi che non si dimetterà anche in caso di sconfitta.
La "chiusura" romana in particolare conferma un curioso contrappasso: da una parte si ripete un consuntivo di cinque anni di governi Pd obiettivamente corposo, dall' altro si conferma la difficoltà di trasmettere un messaggio forte. All' Adriano, la multisala edificata nei luoghi di un teatro che ha visto scorrere eventi memorabili (nel dopoguerra i comizi di Nenni e Togliatti, nel 1965 il concerto dei Beatles, negli anni Settanta gli show di Almirante), tocca a Gentiloni lanciare le bordate più secche all' indirizzo di Luigi Di Maio, definendo «surreale» la scelta di inviare al Quirinale la lista dei ministri prima ancora delle elezioni.
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E quanto a Renzi l' ultimo impegno-promessa di campagna elettorale lo aveva fatto incontrando la Coldiretti: «La prima cosa che faremo se governeremo è un gigantesco investimento sulle famiglie e il sociale. Non dico che abbasso le tasse, perché non ci sono soldi per tutti, chi dice che ci sono 100 milioni di riduzione fiscale con flat tax vi sta prendendo in giro>. Dice Renzi: <Non gioco la carta di una proposta shock, vi dico che possiamo spendere mezzo punto di pil, 9 miliardi che dobbiamo mettere soprattutto sui figli>.