Pensano di andare alle consultazioni ponendo le loro condizioni, come se dall’altra parte del tavolo ci fosse ancora Conte e non Mario Draghi.
O non hanno capito cosa sta succedendo, o fanno finta di non capire. Non so cosa sia peggio.
— Sebastiano Messina (@sebmes) February 5, 2021
Tommaso Ciriaco per la Repubblica
mandraghi
Per capire le mosse di Mario Draghi, bisogna ricostruire il passaggio più intenso delle ultime ore. Metà pomeriggio, salone delle consultazioni della Camera. «Presidente - insiste a un certo punto la delegazione del Pd - se allarghi troppo il tuo esecutivo rischi di non riuscire a dare le risposte che servono e di passare la vita a mediare». Non è un veto esplicito alla Lega, formalmente solo un richiamo all'omogeneità programmatica.
ZINGARETTI RENZI
Ma è un modo cortese per chiedere di escludere Matteo Salvini, senza fornire alibi al leghista. «Vi ringrazio per la franchezza - è la replica pacata del premier incaricato, secondo quanto riferiscono fonti dem - La sintesi la faccio io. Poi però naturalmente starà a voi dire se questa sintesi è ripugnante o meno. E fare le vostre valutazioni ». Significa: fidatevi del mio profilo, della mia storia, del mio europeismo. Ma significa anche: deciderò io, poi ognuno si assumerà la responsabilità di una scelta. La calma di Draghi, in ore così frenetiche, stride parecchio con l'agitazione dei partiti.
PAPA FRANCESCO CON MARIO DRAGHI
Eppure l'ex presidente della Bce si muove così, un tassello dopo l'altro, avvicinandosi ogni giorno di più all'obiettivo che si è prefisso: un governo di legislatura che comprenda tutti, o quasi. Anche la Lega, se possibile.
Non metterà veti su nessuno, come detto. Ma stilerà un programma marcatamente europeista. Indipendentemente dai confini della maggioranza, il suo obiettivo è quello di un esecutivo che arruoli anche ministri politici. Almeno uno per ogni forza, in modo da blindare una maggioranza tanto eterogenea. Poi, certo, ci sarà molto spazio per tecnici in posizione chiave.
NICOLA ZINGARETTI ANDREA MARCUCCI
Secondo quanto circola ai massimi livelli dei partiti, potrebbero trovare spazio Franco Bernabé e Vittorio Colao, mentre Dario Scannapieco guiderebbe Cdp, in alternativa al Tesoro. Muoversi con cautela e senza fretta significa anche, per Draghi, riservarsi tutta la prossima settimana per sondare le parti sociali, organizzare un secondo giro di consultazioni, stilare la lista di ministri e presentarsi alle Camere. Quest' ultimo passaggio è presumibile che non avvenga prima del week end. Il tempo serve anche a consumare una serie di passaggi politici. E a spegnere fuochi di resistenza allo schema scelto in sintonia con il Colle: nessuna formula politica per il nuovo governo. Una, a dire il vero, ci sarebbe e ci sarà, vista la tradizione e i legami storici del Paese: quella europeista.
MARIO DRAGHI CON IL FACCIARIO
Di certo, l'ex banchiere centrale offrirà alle forze giallorosse una piattaforma che metta al centro il Recovery e il piano vaccini, senza il quale non sarà possibile - sostiene - uscire dalla crisi. Nello stesso tempo, però, non porrà veti di principio sul Carroccio. Lo si capisce da come continua a ragionare con tutti. Affiancando alle consultazioni in corso anche lunghi colloqui telefonici.
Nelle ultime ore ha sentito tutti i leader, Salvini compreso. E tra i leghisti, nessuno nega che il candidato ministro naturale sia Giancarlo Giorgetti. Eppure, restano almeno tre ostacoli lungo il suo cammino. Il primo è proprio Salvini. Il leader potrebbe assecondare l'ala "giorgettiana", ma sfilarsi all'ultimo secondo, preoccupato dalla concorrenza di Meloni. È il sogno di Zingaretti. Il secondo problema si chiama Movimento: per adesso non ha posto il veto sul Carroccio, ma potrebbe farlo, lasciando il Pd in una posizione insostenibile. Il terzo è, appunto, il Partito democratico.
draghi poppins
Anche Draghi ha toccato con mano i tormenti dem. A loro, preoccupati dagli effetti dell'emergenza Covid, non ha negato la realtà: «Nessuno può prevedere» con precisione gli scenari dei prossimi mesi, ha spiegato, né immaginare come e a che ritmo ripartiranno i consumi, visto che la pandemia è circostanza rara. Ma al Nazareno interessa anche costruire uno schema politico sostenibile, che passa dalla coalizione "Ursula": fuori Salvini e dentro Berlusconi.
In astratto, potrebbe anche bastare per un esecutivo solido, che è il primo obiettivo di Sergio Mattarella. E potrebbe garantire quell'omogeneità su cui certamente il premier ha ragionato con il Quirinale negli ultimi giorni. Ma la Lega sembra davvero orientata a partecipare.
E allora tocca a Zingaretti provare a mettersi di traverso. Chiederà a Draghi risposte ai dossier più spinosi, dall'immigrazione a quota cento e al fisco, in modo da "allontanare" Salvini. Il premier incaricato reagirà facendo la sintesi, ma favorendo la massima condivisione possibile.
mattarella dracarys
A quel punto, sarà il segretario del Pd a decidere se spingersi fino al punto ipotizzato in queste ore: votare la fiducia, ma promuovendo soltanto ministri tecnici d'area, senza politici dem. Un granello di sabbia nell'ingranaggio "politico" che ha in mente il premier. Ma anche un rilancio che rischia di infrangersi contro le divisioni interne al Pd, dove solo una minoranza dei gruppi risponde al segretario.
DRAGHI AVVERTE I PARTITI
Alberto Gentili per il Messaggero
meme casalino draghi
Mario Draghi non fissa una data di scadenza per il «governo di alto profilo» a cui sta lavorando su incarico di Sergio Mattarella. E di fronte al forte maldipancia di Pd e Leu, corsi a dirgli che con Matteo Salvini «esiste incompatibilità, non è possibile governare insieme», ha promesso «una sintesi». E ha aggiunto, mostrandosi ottimista: «Fidatevi di me, ci sono scelte da fare e non intendo eluderle». Il momento della verità arriverà «a breve».
Dopo un nuovo (ma più rapido) giro di consultazioni, il premier incaricato tra martedì o mercoledì proporrà un programma. E chi ci starà, lo voterà. Con un'ambizione: costruire «un governo misto, composto da politici e tecnici capaci». Il modello che debuttò nel 1993 con Carlo Azeglio Ciampi, poi eletto capo dello Stato. C'è da dire che quella di ieri è stata una giornata a chiari e scuri per Draghi, che ieri ha sentito al telefono Beppe Grillo e lunedì incontrerà le parti sociali. E' vero, il Pd con Nicola Zingaretti ha promesso «pieno sostegno e piena disponibilità». E anche Matteo Renzi e Forza Italia hanno garantito il loro «appoggio incondizionato», mentre Salvini già annunciava di voler mettere suoi ministri nell'esecutivo.
ivan draghi
Obiettivo: terrorizzare l'ex maggioranza rosso-gialla e trovare un'exit strategy. Ma è altrettanto vero che Leu, con Loredana De Petris e Federico Fornaro, non ha offerto alcuna garanzia battendo sul no al capo della Lega: «Impossibile convivere con i sovranisti, con chi a giorni alterni liscia il pelo ai negazionisti». E la leader di FdI Giorgia Meloni ha confermato che non voterà la fiducia al nuovo esecutivo, pur non escludendo l'astensione e un'opposizione costruttiva.
BOTTA E RISPOSTA CON GIORGIA Proprio durante il colloquio con la delegazione di FdI, Draghi ha parlato dell'orizzonte temporale del governo. E ha escluso date di scadenza. «Presidente, prende in considerazione di mettere in sicurezza il Paese, fare il Recovery Plan e il piano vaccinale per poi consentire agli italiani di andare ad elezioni prima dell'inizio del semestre bianco? Tra giugno e luglio?», ha chiesto la Meloni.
L'ex capo della Bce ha risposto: «Guardi, ragionevolmente no. Nel mandato ricevuto dal capo dello Stato non c'è alcun limite temporale. Mi confronterò di nuovo con lui, ma non mi sembra vi sia l'intenzione di andare a breve». Tant' è, che poco prima Renzi aveva dichiarato: «Ci vedremo nel 2023». La fine della legislatura.
berlusconi salvini renzi
Il nodo-Salvini è invece esploso per la prima volta durante l'incontro con Leu. «Riteniamo che sia impossibile fare un governo con forze politiche incompatibili», hanno detto De Petris e Fornaro, «perché lei potrà anche fare dieci decreti al giorno, ma poi dovrà essere il Parlamento a votarli. Le portiamo un esempio: per noi il blocco dei licenziamenti deve durare fino alla fine della pandemia, la Lega invece la pensa in modo opposto. Cosa farà?».
BERLUSCONI DRAGHI
La risposta di Draghi è stata laconica: «E' vero, la questione dei licenziamenti è grave, vedremo come affrontarla. Riguardo alla questione politica, farò un secondo giro di consultazioni. Dobbiamo provare a comporre. Vi ringrazio per la franchezza». Un copione più o meno simile ma meno ruvido, al di là delle dichiarazioni di pieno sostegno rilasciate da Zingaretti al termine, è andato in scena durante il colloquio con la delegazione del Pd composta anche dai capigruppo Graziano Delrio, Andrea Marcucci e dal vicesegretario Andrea Orlando.
DRAGHI SALVINI 1
drag queen
Durante l'incontro i dem - che sanno benissimo di non poter negare la fiducia a Draghi - hanno spiegato al premier incaricato che su giustizia, politiche fiscali, immigrazione, rapporti con l'Europa ed euro-atlantici e perfino sui cambiamenti climatici non possono stare al governo con Salvini. E che serve «una maggioranza il più possibile omogenea». La risposta di Draghi: «Capisco le vostre obiezioni, sono consapevole che le riforme spesso sono state rallentate da visioni diverse. Avete fatto bene a parlare un linguaggio di verità.
Cercherò di farmi carico di una sintesi efficace per il Paese». La traduzione data a queste parole dalla delegazione dem, che ancora confida al pari di Leu e 5Stelle in «un governo politico» guidato dall'ex capo della Bce: «Il presidente farà una proposta programmatica e la voterà chi vi si riconoscerà». Con un auspicio: «C'è da sperare che la proposta sarà indigeribile per Salvini. Perché una cosa è certa, Draghi non può e non vuole porre veti espliciti contro la Lega. E non li possiamo porre neppure noi dopo l'appello di Mattarella».
Mario Draghi – viandante sul mare di nebbia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani al quirinale
LA TEORIA DI RENZI Renzi è convinto che l'ex capo della Bce non abbia alcuna intenzione di tagliare fuori la Lega. E questo perché, con Salvini dentro alla maggioranza, «nessuno avrà potere di veto o di ricatto sui vari provvedimenti e nessuno potrà far cadere Draghi. Né i 5Stelle, né i leghisti», ha confidato ai suoi il leader di Italia Viva, «e non ci sarà nessuno che avrà in mano, grazie ai numeri amplissimi in Parlamento, la golden share dell'esecutivo». Alberto Gentili
MARIA SERENELLA CAPPELLO E MARIO DRAGHI MARIA SERENELLA CAPPELLO E MARIO DRAGHI