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    PD, UN PARTITO ALLA DERIVA - SCONTRO DURISSIMO FRA LA LINEA DI ZINGARETTI E QUELLA DI RENZI. IL SEGRETARIO RIBADISCE CHE ORMAI NON CI SONO ALTERNATIVE ALLE URNE. ‘’NON ESISTONO LE CONDIZIONI POLITICHE PER UN ALTRO GOVERNO, ALMENO CON IL PD: È QUANTO APPROVATO ALL'UNANIMITÀ DALLA DIREZIONE NAZIONALE 15 GIORNI FA. LA MANOVRA CHE CI ASPETTA, CON I 23 MILIARDI PER L'IVA, DEVE ESSERE FATTA DOPO UN CHIARO MANDATO POPOLARE’’. MA I PARLAMENTARI SONO IN MANO A RENZI


     
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    D. Gor per il Corriere della Sera

    RENZI ZINGARETTI RENZI ZINGARETTI

     

    La tregua apparente nel Pd è durata ben poco e, già al secondo giorno della crisi di governo sollecitata da Matteo Salvini, si torna allo scontro fra la linea di Nicola Zingaretti e quella dei renziani.

     

    Il segretario ribadisce che ormai non ci sono alternative alle urne e «noi siamo pronti». Lo ha ripetuto anche la sua vice Paola De Micheli: «Non esistono le condizioni politiche per un altro governo, almeno con il Pd: è quanto approvato all' unanimità dalla direzione nazionale 15 giorni fa. La manovra che ci aspetta, con i 23 miliardi per l' Iva, deve essere fatta dopo un chiaro mandato popolare».

     

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    Dall' altro versante, invece, si frena sulle elezioni facendo leva sulla responsabilità economico-finanziaria verso il Paese e sulle scadenze con l' Europa.

    Per dirla con Dario Nardella, sindaco di Firenze, «il voto ravvicinato può essere un problema molto serio perché apre una situazione molto incerta a ridosso della legge di Stabilità. Quello di cui ha bisogno ora l' Italia sono certezze e stabilità». Cioè, tradotto dal politichese, un governo di transizione: e ben venga chi ci sta.

     

    renzi nardella renzi nardella

    Poco importa che in passato i renziani siano stati i principali oppositori ad alleanze con i 5 Stelle. Perché, dopo la grande sconfitta referendaria del 2016, non si sono ancora riorganizzati in un' eventuale formazione extra Pd. E adesso, anche se tutto avviene all' insegna del «niente inciuci», è fondamentale avere più tempo prima di affrontare un appuntamento elettorale.

    Già, il tempo, come ottenerlo? Si pensa a tecnicalità: come un «diritto» di precedenza della mozione pd di sfiducia a Salvini rispetto a quella del ministro dell' Interno contro il presidente del Consiglio.

    nicola zingaretti paola de micheli paolo gentiloni luigi zanda nicola zingaretti paola de micheli paolo gentiloni luigi zanda

     

    Si fa pressione sul segretario: ricordando che in Parlamento i rapporti di forza tra le componenti del Pd non sono a suo favore; e seminando dubbi su chi correrà per Palazzo Chigi: «Zingaretti ha vinto il congresso ed è il candidato di tutto il Pd alla guida del governo - dice il senatore Francesco Verducci, membro della direzione -. Se però, per sua scelta, decidesse di volersi dedicare esclusivamente al partito, allora le primarie di coalizione sono irrinunciabili».

     

    Si spera persino nel Quirinale: «Sappiamo che a Mattarella, come a noi, stanno a cuore le esigenze del Paese e non le convenienze dei partiti: occorre mettere in sicurezza l' Italia e fare in modo che i cittadini non siano travolti dal vortice della crisi», ha affermato Graziano Delrio in un' intervista al Mattino .

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    Fino a domani, quando i senatori pd si riuniranno per decidere l' atteggiamento da portare nella capigruppo, il partito naviga nell' incertezza. E intanto le sirene grilline cantano: «Prima di tutto - scrive Luigi Di Maio - tagliamo 345 parlamentari e i loro stipendi. Facciamo questa legge. Che sia la Lega, il Pd, Forza Italia o chiunque altro ad appoggiarla non ci importa».

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