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    PECULATO E MAZZIATO - CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER L’EX SENATORE DI FORZA ITALIA PAOLO ROMANI DOPO IL SEQUESTRO DI BENI PER 350 MILA EURO - L'EX MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO ACCUSATO DI PRESUNTA SOTTRAZIONE ILLECITA DAI CONTI DEL PARTITO, AVEVA DICHIARATO DI AVER AGITO IN “ASSOLUTA BUONAFEDE” NELLA MOVIMENTAZIONE DEI FONDI DI FORZA ITALIA


     
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    PAOLO ROMANI PAOLO ROMANI

    Estratto dell’articolo di Federico Berni per corriere.it

     

    Chiesto il rinvio a giudizio per Paolo Romani, ex senatore di Forza Italia, già ministro dello Sviluppo Economico tra il 2010 e il 2011 all’epoca del quarto governo Berlusconi, di cui è stato per anni uomo di fiducia. L’udienza preliminare è fissata al prossimo 21 settembre a Monza.

     

    Romani, a ottobre 2022, era stato raggiunto da provvedimento di sequestro di due conti correnti e un immobile a Cusano Milanino, da parte della Guardia di Finanza. Beni per un ammontare di 344mila euro oggetto di sequestro preventivo, nell’ambito del procedimento che vede il 65enne, che sosteneva «Italia al Centro» alle ultime elezioni 2022 (per le quali non si era candidato), imputato di peculato.

     

    I reati contestati attengono a una presunta sottrazione illecita dai conti del partito, quando era a capo del Gruppo Parlamentare di Forza Italia, di una cifra equivalente a quella sequestrata, assieme al presunto complice Domenico Pedico, imprenditore. Un'indagine partita da alcune segnalazioni per operazioni sospette sui conti di Forza Italia, ed emersa a luglio 2022, quando il politico lombardo si era avvalso della facoltà di non rispondere davanti agli inquirenti.

     

    paolo romani silvio berlusconi paolo romani silvio berlusconi

    Aveva reso, tuttavia, dichiarazioni spontanee nelle quali avrebbe parlato di «assoluta buonafede» nella movimentazione dei fondi, che sarebbero serviti per anticipare spese a seguito del Patto del Nazareno, del 2013. «È un sequestro che semplicemente anticipa un adempimento spontaneo preannunciato dal senatore», avevano dichiarato all’epoca gli avvocati difensori di Romani. Soldi che, per i legali, lo stesso indagato avrebbe messo a disposizione a scopo «cautelativo».

     

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