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Iniziano i Mondiali di nuoto e non c'è Federica Pellegrini. Per entrare nell'era che le succede forse c'è ancora bisogno di farsi accompagnare da lei. La prima a stranirsi ora che siamo arrivati al primo start: «Non sono depressa, triste o simili solo che è una situazione inedita con cui devo fare i conti».
C'è qualcosa di cui era sicura di sentire la mancanza che invece non incide nella sua nuova vita?
«Nuotare. Ero certa che quell'abitudine marchiata nella mia esistenza fin da bambina sarebbe stata un richiamo invece no. Sono entrata in acqua sette volte da quando ho smesso, e appena ci sono so che è il mio elemento, lo riconosco, però ero convinta sarebbe stata un'assenza morbosa. Per niente».
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Tre gare che regaleranno emozioni in questi Mondiali.
«I 100 uomini rana con Martinenghi pronto a grandi cose. I 100 rana donne con le nostre ragazze scatenate. Le staffette maschili dove siamo proprio forti. E belli. Aggiungerei le tracce bonus: le prove di Ledecky. E per me restano i 200 stile libero da spiare: senza più padrone e senza più italiane, purtroppo».
Battere Ledecky, proprio ai Mondiali, sempre a Budapest, nel 2017, è stata la sua più grande soddisfazione?
«Sì. Lì non se lo aspettava proprio nessuno. Lei strapazzava chiunque in tutto lo stile libero, dai 200 ai 1500 metri e io avevo 29 anni, per i non italiani ero fuori dai radar».
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Tre cartoline dei suoi Mondiali.
«Roma 2009, la perfezione. Shanghai 2011, tornare a vincere i 200 e i 400 stile libero dopo aver perso la mia guida, Castagnetti e proprio Budapest 2017 da cui mi sono portata a casa una soddisfazione pazzesca e un abbraccio con Malagò dove si è sciolta tutta la fatica e la tensione accumulata dopo le Olimpiadi di Rio. Ce lo ricordiamo spesso a vicenda».
Alle Olimpiadi del 2024 si vede a bordo vasca o commentatrice in tv?
«Di sicuro al lavoro con il Cio, per il resto dovrò decidere. Ho ricevuto offerte importanti su entrambi i fronti. Nel bordo vasca mi ci vedo ma non ad allenare, c'è già un tecnico in famiglia basta e avanza. Vedere Matteo (Giunta) che faceva la valigia per seguire i suoi nuotatori a Budapest è stata la cosa più strana fino a qui».
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Per il Cio lei è in commissione atleti. Come trattate il tema di chi ha cambiato sesso? Proprio nel nuoto il caso di Lia Thomas che ha vinto nei campionati universitari dopo la transizione da uomo a donna è diventato un caso.
«Il tema è superdelicato. Il Cio si è esposto e ha lasciato alle singole federazioni la possibilità di regolamentarsi in materia. Da sport a sport i parametri cambiano molto. Penso che si debba arrivare a definire un protocollo scientifico basato su studi attenti e formularlo al dettaglio. Parto dal presupposto che lo sport debba essere aperto a tutti, maschi, femmine, fluidi e trans però se a livello amatoriale è giusto lasciare libere le iscrizioni, a livello olimpico bisogna garantire una competizione equa».
Forse la parità passa anche dagli atteggiamenti, isolare sul podio Lia Thomas aveva senso?
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«Lei non sta vivendo un periodo facile. Difende un principio legittimo che però urta la sensibilità delle altre. Non si sono sentite protette e questo non può succedere. È un territorio ancora inesplorato, dal punto di vista fisiologico non abbiamo ancora le risposte che servono. Allenarsi da uomo per 18 anni vuol dire definire il corpo e la resistenza in un modo che magari resta anche dopo una transizione. Servono linee guida certe e purtroppo non siamo lì».
Ha dato consigli per i Mondiali al fidanzato e suo ex allenatore Matteo Giunta?
«Il nostro rapporto di complicità rispetto al bordo vasca è rimasto. Io i suggerimenti li do ma lui è navigato. Sono curiosa di vedere che cosa combina. Non è una minaccia».
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Gli augura di trovare un'altra atleta del suo livello o vuole restare l'unica stella che ha allenato?
«Resterò l'unica Pellegrini nella sua carriera, ma mi aspetto che lavori con i campioni e secondo me una l'ha già per le mani. Non faccio il nome per scaramanzia, tanto credo che la vedrete».
Come è andato l'addio al nubilato?
«Non pensavo di divertirmi tanto, è stato sfrenato ma non sguaiato».
Si è ubriacata?
LA PROPOSTA DI MATRIMONIO DI MATTEO GIUNTA A FEDERICA PELLEGRINI
«Sì, ma senza perdere il controllo o stare male. Niente eccessi patetici».
Spogliarellisti?
«Avevo messo il veto. L'idea mi imbarazza troppo».
I preparativi per il matrimonio di agosto a che punto stanno?
«Noi il matrimonio che sognavamo lo abbiamo immaginato, ora tocca al nostro wedding planner, Enzo Miccio, metterlo in pratica. Io alzo le mani».
I quattro cani ci saranno?
«Saranno presenti da comprimari, lontani dalla chiesa».
Ha sempre voluto sposarsi in chiesa?
«Abbiamo valutato anche altre ipotesi, poi la mia storia mi ha portata lì. Sono cresciuta con l'idea dell'abito bianco e della cerimonia tradizionale».
FEDERICA PELLEGRINI E MATTEO GIUNTA DOPO LA PROPOSTA DI MATRIMONIO
Chi fa il testimone?
«Mio fratello e adesso gli tocca preparare il discorso. Mi aspetto discorsi intensi durante la festa, tanto per mettere pressione. Adesso che finalmente posso darla agli altri e non averla addosso, ecco quello non mi manca. Essere caricata di aspettative e proiezioni oltre che dei miei sogni. L'unico che resterà rilassato è lo sposo».
L'ultima volta che lo ha visto stressato?
«Da atleta lo mettevo in ansia. Gli mancherà il fatto di non dormire, non mangiare e sentirsi travolto».
Che ha pensato davanti alle foto postate per seminare il dubbio che lei fosse incinta?
«A un certo punto mi è venuto davvero il dubbio di esserlo. Io non sono mai stata miss pancia piatta, ma insomma. Mi è piaciuta la solidarietà delle altre donne che hanno mandato tanti scatti di profilo per scherzarci su, con commenti tipo: "Io all'ultimo mese", "In attesa dei gemelli". Ho riso».
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Forse è solo curiosità fuori dal segno.
«Tranquillizzo i cercatori di gossip. Io voglio una famiglia, presto però non subito. Ho un po' di cose da fare adesso, compreso questo benedetto viaggio intorno al mondo rimandato troppe volte. Lo abbiamo fissato per dicembre visto che la Isl, la Swimming League, non ci sarà».
Lei era un volto della competizione voluta dall'ucraino Grigorishin. È naufragata o solo sospesa per la guerra?
«Non lo so, me ne sono un po' tirata fuori perché tanti nuotatori e soprattutto allenatori non sono stati interamente pagati. Alcuni per niente. E non si fa così, è inaccettabile».
Come vede questa Italia del nuoto dopo di lei?
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«Benissimo, ci divertirà. Dopo Tokyo gli azzurri hanno creato un gruppo unito, i ragazzi sanno darsi la carica a vicenda. Sono molto diversi da come eravamo noi: noi eravamo una nazionale di prime donne questa è una nazionale di amici».
Paltrinieri ha preso il testimone da capitano.
«La persona giusta. Per i meriti e poi perché è coraggioso e internazionale, questo suo cimentarsi sia in piscina sia nelle acque libere non è proprio da italiano».
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