Alessandro Barbera per “la Stampa”
MINISTERO via XX Settembre
Il decreto, garantiscono dal Tesoro, arriverà rapidamente, «forse già venerdì». Per il pagamento degli arretrati la gran parte dei pensionati dovrà comunque attendere, i più ricchi non avranno nulla. La soluzione alla sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il blocco delle indicizzazioni voluto dal governo Monti nel 2011 vale oltre dieci miliardi di euro, un onere che il governo vorrebbe spalmare su più anni. Ma le regole europee, che la Commissione ha intenzione di rispettare, non ci lasciano scampo: le conseguenze finanziarie di quella decisione dovranno essere conteggiate nel deficit di quest’anno.
piercarlo padoan
Per Renzi e Padoan si pone dunque un dilemma: come accontentare il maggior numero di pensionati senza mettersi nei guai con chi vigila sui nostri conti. La soluzione alla quale lavorano in queste ore i tecnici è una restituzione del dovuto «a tappe», per il momento limitata ai redditi più bassi, quelli attorno ai 1.500 euro netti. E poiché i fondi sono pochi, e di nuove tasse non se ne parla, parte della copertura dovrebbe essere garantita dal gettito della «voluntary disclosure», il provvedimento per il rientro dei capitali evasi.
Per restare sotto al margine di sicurezza del tre per cento di deficit, il governo può infatti impegnare solo fra i tre e i quattro miliardi di euro. Una cifra appena sufficiente a restituire il dovuto alla prima fascia di pensionati interessati dal blocco, quelli con assegni da tre a quattro volte il minimo: a loro gli arretrati potrebbero essere erogati entro l’estate.
franco bassanini pier carlo padoan
Per conteggiare il dovuto a ciascun pensionato l’Inps ha infatti bisogno di almeno due-tre mesi. Gli altri dovranno attendere almeno l’autunno. In ogni caso l’asticella dei rimborsi si fermerà a 3.500-3.700 euro, la cifra che la stessa Corte, in una precedente sentenza, aveva valutato come sufficiente per giustificare un blocco delle indicizzazioni.
Ma dove trovare i fondi per garantire il pagamento agli altri pensionati? Padoan ieri ne ha discusso a Bruxelles, faccia a faccia e riservatamente, in due incontri separati con i due commissari europei che si occupano di conti pubblici, il lettone Dombrovskis e il francese Moscovici: «La sensazione è che le autorità italiane siano pienamente coscienti del problema, che lo vogliono affrontare e in fretta. La Commissione lo auspica», ha detto quest’ultimo. Il senso della battuta è chiaro: il governo comunitario spera che il governo decida una volta per tutte, senza rinvii e senza lasciare ombre sui costi della sentenza.
matteo renzi pier carlo padoan
Da Roma in molti hanno sollecitato il ministro del Tesoro a forzare la mano, cercando di ottenere un compromesso che permettesse di spalmare l’onere della sentenza su più anni. La linea di Padoan è di assoluta prudenza. «Se ci mettessimo a discutere di eccezioni in un momento così delicato, con la trattativa sulla Grecia aperta, possiamo dire addio a credibilità e flessibilità», ha detto il ministro nei suoi contatti telefonici con Roma. Insomma, Padoan vede in questo caso più rischi che opportunità.
Meglio convincere la Commissione a dire sì ad una copertura anomala ma che il governo è convinto sia reale, ovvero le maggiori entrate che stanno affluendo da chi ha deciso di pagare sanzioni e interessi per il rientro dei capitali trasferiti illecitamente all’estero.
PENSIONE
Nel documento di economia e finanza le maggiori entrate sono stimate in un euro, ma il governo è convinto che le entrate possano raggiungere i tre-quattro miliardi. Il compromesso per convincere Bruxelles a dire sì a questa soluzione è verificare l’andamento delle maggiori entrate di mese in mese: se le entrate saranno quelle promesse, allora il governo avrà spazio per gli arretrati. Esaurito il margine del tre per cento, un euro può uscire se uno entra: l’Europa dei nuovi Trattati non concede più di così.
Twitter @alexbarbera