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Estratto da “Solo la verità, lo giuro. Giornalisti artisti pagliacci”, di Antonio Padellaro (ed. Piemme)
«Quando cominciò Mani Pulite, Raul aveva un atteggiamento di grande consenso. Come dire: finalmente!
Ne parlavamo spesso» racconta Vanni Balestrazzi, giornalista del Resto del Carlino per una vita, grande amico di Raul Gardini, un collega galantuomo che ho incrociato spesso facendo l'inviato.
Qualche mese dopo il suicidio di Gardini (23 luglio 1993), andai a trovarlo a Bologna; pensavo a un libro sulla vita del Contadino, e Vanni mi mise a disposizione i suoi ricordi. Non fu possibile, invece, ottenere la collaborazione dei Ferruzzi, e il progetto abortì. Mi è rimasto nel cassetto un nastro registrato e una cruda testimonianza da riportare. […]
raul gardini
«Il sabato della settimana precedente ci trovammo da lui a Ravenna. Mangiammo insieme e restammo tutto il giorno rintanati in casa. La domenica praticamente lo obbligai a uscire: dai Raul chiamo Angelo e andiamo in barca. Negli ultimi tempi erano solo gli spaghetti di Angelo, il suo marinaio, a tentarlo.
Siamo andati a Marina di Ravenna. Ma siamo rimasti con la barca ormeggiata. Discutemmo molto sulla linea difensiva dei suoi avvocati Gian Maria Flick e Marco De Luca. Sicuramente due principi del foro ma osservai che, sinceramente, non riuscivo a capire quale fosse la strategia adottata.
Sembra assurdo, ma lui fino all’ultimo non aveva pensato a una difesa legale. Si era illuso che tutto potesse concludersi positivamente. “Per quanto riguarda l’Enimont”, mi disse, “sono abbastanza sereno. Non vedo cosa possano seriamente addebitarmi.” Non dimentichiamo che avrebbe potuto starsene tranquillamente in Francia.
VANNI BALESTRAZZI
Parlavamo anche dell’ipotesi di un arresto che lui vedeva come un insopportabile oltraggio della sua dignità, ma non soltanto. Pensava ciò che un fatto così grave avrebbe significato per il suo nuovo gruppo industriale, che aveva creato negli ultimi due anni, già con una forte presenza in Francia e in Italia.»
Che consigli gli desti?
«Gli dissi: “Senti, domattina ti metti a scrivere quello che ricordi”. Rispose: “Che cos’è esattamente che devo ricordare?”»
Poi?
«Il lunedì successivo lui era partito per Milano. C’eravamo sentiti ancora per telefono. Guarda Raul che sono in pensiero. Ma no, non preoccuparti. Poi, l’ultima telefonata. Raul mi chiamò la sera del 22 luglio, poche ore prima della fine. “Come va?” “Mah, così...” Più che dalle parole fui colpito dal tono della voce.
ANTONIO PADELLARO - SOLO LA VERITA LO GIURO
Pensai: che faccio? Quella sera avevo invitato una mia amica al concerto di Pavarotti. Sai, le banalità che si inseriscono in queste grandi tragedie. “Senti Raul, vuoi che venga a Milano? Però non posso essere lì prima delle undici, mezzanotte.” Lui non risponde né sì né no. Ma so che in genere va a letto presto, e magari arrivo lì e lo trovo che dorme.
Ero convinto che con lui ci fosse l’Idina; e invece la moglie stava partendo per rientrare a Ravenna. Ma io non lo sapevo e ho pensato che non potendo dormire da lui avrei dovuto prenotare l’albergo. Insomma, alla fine ho deciso di non raggiungerlo. Di fronte a fatti del genere non si può ragionare con i ma e con i se, ma il rimorso di non essere andato, quello sì ce l’ho.»
Pensi che in quel momento lui stesse già meditando il suicidio?
«Non posso escluderlo. Forse l’avrà visto come una via d’uscita anche per i suoi. L’indomani, sant’A- pollinare, era festa a Ravenna. Gli dico: “Che fai vieni giù?” Lui farfuglia qualcosa. Ho parlato quasi sempre io. Magari gli ho interrotto dei discorsi che aveva voglia di fare.
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“Be’, Raul sarebbe buon segno se vieni domani.” “Eh sì, sarebbe buon segno sì.” Ma il tono era spento, rassegnato. Negli ultimi tempi era molto dimagrito. Mangiava pochissimo. Soltanto pasta. È niente pesce, di cui prima era molto ghiotto. Una ripulsa probabilmente di origine nervosa. “Dai Raul, ti attendono delle prove severe e tu sei lì denutrito, senza energie.” Fumava ininterrottamente. An- dava avanti a nicotina.»
Anche tu pensi che Gardini si sia suicidato ed escludi le altre ipotesi?
ANGELO VIANELLO - RAUL GARDINI - VANNI BALESTRAZZI
«Io penso che sia stato costretto al suicidio. Raul era come paralizzato dall’impossibilità di dimostrare certe cose e dal rischio di ritorsioni da parte di chi ormai non aveva nulla da perdere.
L’Idina disse che Raul aveva avuto un drammatico colloquio con Sama e Cusani. Cosa gli dissero? Sua moglie poco tempo dopo la tragedia, parlò di ricatti e di minacce. Altri ipotizzarono che la minaccia fosse quella di coinvolgere un familiare di Raul, per quanto innocente. Questo, oltre alla lettura dei giornali con le dichiarazioni di Garofano (a cui era stato impedito, non a caso, di incontrare Raul), potrebbe essere stata l’ultima spinta verso il baratro per un uomo che mai aveva tollerato lesioni alla propria dignità. Fin da quando, bambini, andavamo a scuola insieme.» […]
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