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    ERCOLE, FAMMI UN PEPLUM!/1 - “LO VEDI? STA A RIPASSÀ IL COPIONE”. UN MACCHINISTA A UN ALTRO PARLANO DI STEVE REEVES MENTRE FA GLI ESERCIZI GINNICI


     
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    ALFABETO DEL PEPLUM. In occasione della rassegna sul mitologico per il Festival di Roma. Tratto da "Il grande libro di Ercole di Steve Della Casa e Marco Giusti"

    ARNOLD. Ero un ragazzetto di 15 anni cresciuto nella campagna austriaca, quando vidi per la prima volta sulla copertina di un giornale di culturismo la foto di Reg Park ripresa da uno dei suoi film di Ercole. La mia vita non fu più la stessa. Era così pieno di forza con uno sguardo potente che proprio allora decisi che volevo diventare un culturista, un altro Reg Park. Non avrei potuto scegliere un eroe migliore a cui ispirarmi". (Arnold Schwarzenegger)

    ARRIVANO I TITANI. "Lottare con Gemma (in Arrivano i titani) era un piacere, lui era un amico, uno uguale a me. Con lui, non c'era la rivalità che sembrava esistere tra i bodybuilders americani, che raccontano quando scoprono che i loro partners hanno muscoli più grandi dei loro. (..) Anche la troupe era molto gentile e mi aiutava più che poteva. Credo che ci fosse un assistente di Duccio Tessari, però, che mi aiutava per altri motivi e voleva sempre accompagnarmi in hotel con la sua macchina. I generici invece erano come fratelli. Si capiva che erano abituati a fare tutti questi film storici, era la loro specialità. Con loro non ho mai sentito la sensazione spiacevole di essere mezzo nudo fra gente vestita". (Serge Nubret, già Mister Universo, arrivato in Italia come co-protagonista di Giuliano gemma in Arrivano i Titani e lanciato come "un gigantesco e autentico negro"...)

    LA BATTAGLIA DI MARATONA. "Quando il materiale della battaglia (La battaglia di Maratona) iniziò a arrivare, dovetti vederlo per montarlo. C'erano momenti da sganasciarsi dalle risate. Un film comico. Quattrocento comparse dell'esercito jugoslavo coi sandali sopra gli scarponi militari. I carristi che guidavano le carrozze del re con le tuniche e con la sigaretta in bocca, seguiti da nugoli di cagnolini bastardi che circolavano in tutti i set slavi. Materiale inutilizzabile. Il produttore si voleva suicidare. Misero il film nelle mie mani. Avevamo solo dieci giorni. Prima Roma. Girai 287 scene in una settimana. Poi a Grottarossa con centinaia di comparse che quasi morirono dal freddo del vento del nord, e che dovevano sembrare ventimila. Il combattimento all'arma bianca, che sembrava fatto di carezze perché gli jugoslavi avevanjo paura di farsi del male, lo ripresi a cinque fotogrammi al secondo invece dei normali 24. Dalla disperazione uscì fuori una vera battaglia". (Riccardo Freda)

    COPIONE. "Lo vedi? Sta a ripassà il copione". Un macchinista a un altro parlano di Steve Reeves mentre fa gli esercizi ginnici.

    DOLLARI. "Venni pagato 10.000 dollari per Ercole senza percentuali. Il film costò mezzo milione di dollari e incassò 40 milioni solo negli Stati Uniti. Fu campione d'incasso del 1959. Io superai John Wayne, Rock Hudson e Doris Day, che era i campioni del tempo. E diventai la maggiore star del box office in tutto il mondo". (Steve Reeves)

    ERCOLE E LE SUE FATICHE. "...Poi venne la crisi del 1956 in quanto gli americani cercavano di soffocarci e per un anno non si batteva chiodo. Fino a che Pietro Francisci salvò il cinema italiano (non è mai stato riconosciuto da nessuno) con Le fatiche di Ercole. La moda della barba che in fonda è venuta da Ercole, è dovuta ad una pochade di Labiche del 1880 che io vidi alla televisione. C'era un bell'uomo con la barba (era Nino Pavese). Pensai che con barba e baffi erano tutti più belli. La mattina dopo vado da Francisci in produzione a guardare le fotografie dei culturisti. Steve Reeves era il meglio di tutti (..) gli telegrafammo di farsi crescere la barba. Lui arrivò e ci fu il boom del cinema italiano...". (Mario Bava)

    FONICO. "C'era un fonico che prendeva l'audio per modo di dire, sapevamo che non veniva utilizzato. Così con Piero Lulli ci divertivamo a dire cose sconce invece delle battute che solo lui poteva sentire. Di solito in questi film mi mettevano una parrucca, facevo la regina cattiva e andavo via". (Hélène Chanel)

    GOLIATH CONTRO I GIGANTI. "Nello stesso studio, alla Seat, avevano girato Il colosso di Rodi, e lì c'era stata una scena coi leoni. E allora anche a noi hanno voluto fare una scena simile. Mentre aspetto di entrare in scena, leggo casualmente su un giornale un articolo sui leoni. Lo leggo e dico che non faccio questa scena. Prima mi dicono che sono un americano fifone. Poi accettano la mia decisione e chiamano il domatore che si mette la barba e entra nella gabbia dei leoni. Poco dopo i leoni sbranarono il domatore, staccandogli un braccio. Poi scapparono per le vie della città". (Brad Harris). P.s:. Il domatore, leggiamo sui giornali del tempo, si chiamava Joachin Hernandez Barranco, spagnolo, i leoni Ursus ("un gigantesco leone di quasi tre quintali") e Fulvia. Erano anche affamati. Il domatore perde un braccio e una gamba.

    HAWKS E FAULKNER. "Howard Hawks adorava Faulkner. Affidò la sceneggiatura di La Regina delle Piramidi a Harry Kurnitz, una persona adorabile. Hawks chiamò Faulkner per accompagnarlo durante la lavorazione, andasse in vacanza con lui in modo che Faulkner avesse denaro e tempo per bere. Guadagnava 500 dollari alla settimana in un'epoca in cui qualsiasi sceneggiatore ne prendeva 4000. A Faulkner non importava. E non che fosse una persona cinica, non lo era, era una persona meravigliosa. Gli piaceva bere. In questo film, per esempio, noi stavamo al Cairo e aspettavamo che Faulkner arrivasse per incominciare il lavoro.

    ARNOLD SCHWARZENEGGERARNOLD SCHWARZENEGGER

    Passò una settimana, ne passarono due e non arrivava. Scoprimmo che era rimasto in Italia. Incominciammo a preoccuparci. Che fosse morto? Che fosse stato rapito? Finalmente ricevemmo una telefonata dall'aeroporto che ci diceva che Mister Faulkner era partito e arrivato, ma era stato portato subito all'ospedale. Aveva bevuto due litri di brandy da Roma al Cairo. E sono appena quattro ore di volo, attenzione. E' la verità. Faulkner stava all'ospedale aspettando che qualcuno lo portasse via di lì. Kurnitz lo andò a prendere e lo portò nel nostro albergo.

    La prima cosa che chiese, ancora prima di andare in bagno, fu una caraffa di brandy. Durante due settimane di lavorazione, non si mosse dalla camera d'albergo. Un giorno stavamo partendo, alle quattro della mattina, per un set nel deserto e Faulkner apparve, con una barba di due settimane. Gli andammo incontro. Qualcuno si fece coraggio e gli chiese: Come sta, come si sente?"."Bene. Qualcuno mi accompagna in una birreria?", rispose". (Sydney Chaplin)


    IO, SEMIRAMIDE. "Doveva essere la risposta italiana a Cleopatra. Mi hanno detto: non ti preoccupare, ti diamo noi una che è meglio della Taylor e poi ha degli occhi... Era Yvonne Furneaux. Gli occhi erano belli, lei bellissima, ma non riusciva a muoversi senza far ridere anche il gruista più donnaialo. L'anno dopo girava già con Tanio Boccia" (Primo Zeglio, il regista).

    KOSCINA, SYLVIA. "Tutti eravamo sconvolti dalla bellezza di quest'uomo e pensavamo che avesse anche una forza straordinaria. Arrivati a questa scena, però, dove doveva sollevarmi e adagiarmi vedo che il viso di Steve Reevs si stava sconvolgendo. Non ce la faceva. Dovettero aiutarlo due macchinisti." (Sylva Koscina su Le fatiche di Ercole).
    Continua.1

     

     

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