Antonio Rapisarda per “Libero quotidiano”
giuseppe conte
C'è una battuta che circola fra i parlamentari più preoccupati per «l'escalation». Dello scenario russo-ucraino? No, del loro capo politico. «La ricetta di Conte ai suoi danni? È la crisi di governo...». Già, dentro la tragica vicenda della guerra si annidano pure la commedia dell'arte dei 5Stelle e i dolori del suo leader.
Colui che in questo giugno caldissimo rischia di scottarsi più di tutti su ben quattro fronti che - guardandoli in sequenza - sembrano davvero stazioni di una via crucis. Il punto focale sarà la reazione: che in questo caso ,, più che stoica rischia di diventare senza controllo.
di maio conte
Andiamo con ordine. La prima stazione è fissata per il 7 giugno, quando arriverà l'atteso verdetto del Tribunale di Napoli. Gli indizi dicono che lo statuto e la votazione che lo ha eletto leader del Movimento 5 Stelle potrebbero essere nuovamente rigettati. Ergo Conte tornerebbe ad essere un capo "sospeso". Una grossa tegola a pochi giorni dal voto delle Amministrative.
E siamo già alla seconda stazione: datata 12 giugno. Qui la débâcle dei grillini non è un'opinione, è un fatto. Come lo è la scelta di Conte & co di non presentare alcun candidato sindaco nelle maggiori realtà al voto. Niente lista addirittura a Parma, dove i 5 Stelle ottennero la prima storica vittoria con Pizzarotti. Altri tempi. «Oggi», allarga le braccia sconsolato uno della vecchia guardia, «si rivendica come fatto "saliente" che a Verona, senza simbolo M5S, presentiamo due candidati nella lista civica di Damiano Tommasi...».
LUIGI DI MAIO - BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE
PONTIERI DISPERATI
Una volta - sempre se ci riuscirà - superate le forche caudine per l'avvocato di Volturara appula arriveranno i due appuntamenti più delicati. Sullo sfondo il tema inceneritore di Roma (voluto dal sindaco Pd Roberto Gualtieri), compreso nel dl Aiuti: opposizione "identitaria" che sarà espressa in un emendamento.
Sul punto gli sherpa più ragionevoli stanno cercando in tutti i modi di mediare: almeno per impedire il redde rationem in caso di voto di fiducia al Senato e preservare il capo politico da una retromarcia rovinosa.
GIUSEPPE CONTE IN VERSIONE BARBIERE
Se è opinione condivisa che un esecutivo di unità nazionale non può ballare sui "rifiuti", discorso più complicato è quello legato al fronte di guerra. È questo il piatto forte: la sfida del 21 giugno a Mario Draghi, quando riferirà in Aula prima del Consiglio Europeo.
Il progetto dei grillini è risaputo: presentare una risoluzione che impegni il governo a non fornire più armi in Ucraina.
«Serve una svolta», ha intimato non a caso ieri Conte nel comizio di Todi, sperando che su questo possa ricrearsi l'asse gialloverde «con comportamenti coerenti». Un'ufficializzazione del guanto lanciato al premier che preoccupa molto il fronte governista del M5S: «Sta chiedendo di andare contro le alleanze internazionali e contro la risoluzione votata nella precedente occasione». Su questo Conte non intende cedere: non solo perché quattro battute d'arresto consecutive non sarebbero sostenibili ma perché convinto che elettoralmente la "responsabilità" non paghi.
SALVINI PUTIN CONTE DI MAIO
MOSSA AZZARDATA
Un gioco spericolato che chi frequenta i corridoi pentastellati mette giù così: «L'obiettivo», nonostante le continue rassicurazioni, «è provare a creare la crisi di governo». L'auspicio però sarebbe quello «di non andare a elezioni anticipate». Il motivo è chiaro: avere qualche mese per provare a riorganizzarsi e sfruttare il canale dell'opposizione.
luigi di maio giuseppe conte meme by carli
Ma c'è un "ma" che in diversi cercano di far presente nei conciliaboli: «Il calcolo di Conte non contempla due varianti: non sarebbe di certo da solo all'opposizione. Ma soprattutto il rischio reale è che si sgretolerebbe tutto in un contesto di guerra nel cuore d'Europa». Per scongiurare «l'escalation» l'ala governista, di cui uno dei punti di riferimento è Davide Crippa, continua a lavorare per minare i tentativi di rottura.
Come? Con una risoluzione che vada bene a tutte le larghe intese. In modo tale che il capo politico non resti con il cerino in mano. Speranza sempre più flebile: perché alla fine la decisione sarà di Conte. E sembra che questo vada dicendo a chi glielo chiede: «Non voglio la crisi ma i parlamentari sì». E se la situazione dovesse precipitare è già pronta la sua versione: «Era impossibile tenerli...».