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    UN SALTO NELL’ABISSO DEI (5) CERCHI – PER AFFONDARE DEFINITIVAMENTE L’ITALIA HA BISOGNO SOLO DELLE OLIMPIADI DEL 2024


     
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    Gianfrancesco Turano per "L'Espresso"

    Olimpiadi a Roma nel 2020? Una calamità innaturale, un disastro, la sciagura economica e infrastrutturale prossima ventura. Roma 2024? Che idea magnifica. Stringiamci a coorte e conquistiamo i giochi della trentatreesima Olimpiade, sarà certamente un successo.
    Non si dovrebbe scriverlo su un giornale ma i meccanismi mediatici possono essere deliranti. Circa un anno e mezzo fa, il premier Mario Monti si rifiutava di controfirmare la candidatura italiana ai Giochi del 2020.

    OLIMPIADI DI TOKYO 2020OLIMPIADI DI TOKYO 2020

    In questo modo, il capo del governo dei tecnici toglieva la copertura finanziaria pubblica che il Comitato olimpico internazionale (Cio) impone per vagliare i pretendenti alla gloria dei cinque cerchi. Le reazioni alla scelta di austerità di Monti sono state lodi generalizzate, ad ovvia eccezione dei promotori. Ma anche il Coni e il Campidoglio, animatori dell'avventura Roma 2020, hanno protestato in modo sommesso.

    Diciotto mesi dopo, appena assegnata a Tokyo la trentaduesima Olimpiade, la recessione è ancora là ma le opinioni hanno fatto inversione a u. Roma ci vuole riprovare e tutti sono entusiasti. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, dice che si può fare. Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, si dichiara disposto a superare ogni campanilismo per sostenere la capitale.

    olimpiadi di monacoolimpiadi di monaco

    Addirittura il nuovo presidente del Cio, l'olimpionico tedesco Thomas Bach, strizza l'occhio ai nostri rappresentanti e ricorda gli epici duelli in pedana contro i fiorettisti azzurri. Se non fosse impegnata con la sua stessa riconferma elettorale, forse anche Angela Merkel farebbe outing al grido di "Daje, Roma".

    I motivi del cambiamento sono in sostanza tre. Primo, i giochi estivi di Londra 2012 sono stati un successo, quanto meno organizzativo. Sul piano economico, il record è più controverso. Secondo, Enrico Letta non è Monti e ha una tradizione familiare molto più orientata allo sport. Lo zio Gianni è stato il primo sponsor di Roma 2020, oltre che il punto di riferimento politico per il Coni su designazione del monarca uscente, Giulio Andreotti, quasi vent'anni fa. Terzo motivo, Giovanni Malagò.

    ROMNEY PRESIDENTE DEL COMITATO OLIMPIADI SALT LAKE CITYROMNEY PRESIDENTE DEL COMITATO OLIMPIADI SALT LAKE CITY

    Lo sport, attività ecumenica per definizione, non poteva trovare un papa così incline alle larghe intese. Più larghe perfino di quelle modellate per quattro mandati consecutivi dal predecessore Gianni Petrucci, ed è quanto dire. Eletto alla testa del Coni lo scorso febbraio, il presidente del circolo Canottieri Aniene ha battuto a sorpresa Raffaele Pagnozzi proprio grazie all'appoggio dell'ex sponsor di Petrucci, Gianni Letta. In pochi ci credevano. Lui sì. Ci ha sempre creduto fin da quando, quindici anni fa, confessava a cena di mirare al Coni e lo prendevano per pazzo. Nello stesso modo, ma con qualche prudenza in più, vuole i Giochi.

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    Volere non sempre è potere, s'intende, e la concorrenza per il 2024 si annuncia impegnativa. Quanto meno, si dovrebbero ripresentare due delle principali città sconfitte da Tokyo il 7 settembre, cioè Istanbul e Madrid, che è già alla terza bocciatura. E la corsa alle Olimpiadi non è sport per educande. I voti di sostegno si comprano e si vendono con metodi che spesso hanno attirato l'attenzione dei magistrati di vari paesi.
    Sul fronte italiano, l'esperienza olimpica precedente (Roma 1960) appartiene a un'era pre-moderna dello sport, quando ancora si distingueva fra professionisti, esclusi dalla manifestazione, e dilettanti devoti allo spirito del barone Pierre de Coubertin.

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    In epoche più vicine, i Mondiali di calcio del 1990 rappresentano un vertice insuperato in termini di spreco del denaro pubblico in cambio di strutture nate vecchie. Questo non ha impedito a Gianni Letta di proporre Luca Cordero di Montezemolo, già direttore del comitato organizzatore di Italia '90, come presidente del comitato Roma 2020 prima che il presidente della Ferrari declinasse l'offerta.

    Roma 2020, a sua volta, ha creato soltanto spese e contenzioso legale nei sette mesi scarsi della sua attività dall'insediamento sotto Silvio Berlusconi (27 luglio 2011) alla bocciatura di Monti (14 febbraio 2012). I costi del comitato non sono stati resi noti ma fonti interne al Coni parlano di una cifra sopra i 7 milioni di euro, nonostante la partecipazione a titolo gratuito di un dream team di consiglieri come Cesare Geronzi, Emma Marcegaglia, Nerio Alessandri, John Elkann, Diego Della Valle, Luigi Abete, Aurelio De Laurentiis, Mario Pescante, Franco Carraro, Giuseppe Recchi, Azzurra Caltagirone e gli stessi Malagò, Montezemolo e Letta senior.

    LONDRA ORO NEL FIORETTO FEMMINILE ELISA DI FRANCISCA ARIANNA ERRIGO VALENTINA VEZZALI ILARIA SALVATORI jpegLONDRA ORO NEL FIORETTO FEMMINILE ELISA DI FRANCISCA ARIANNA ERRIGO VALENTINA VEZZALI ILARIA SALVATORI jpeg

    I 7 milioni di Roma 2020 sono in massima parte soldi pubblici visto che il comitato era finanziato dal Comune di Roma e dal Coni con una partecipazione limitata di sostenitori privati. Fra questi, ci sono Ernst Young, Bain & co e lo studio legale Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli. Lo stesso che sta seguendo la causa di risarcimento contro Roma 2020 promossa dal non gratuito Ernesto Albanese, direttore generale di Roma 2020 dopo sei anni da direttore di Coni Servizi.

    Malagò non ha colpe specifiche sul pasticcio di Roma 2020. In compenso, si porta dietro la Caporetto minore dei Mondiali di nuoto da lui organizzati nel 2009 con grande spargimento di sovracosti, impianti incompiuti o inutilizzati e l'inevitabile avviso di garanzia concluso con un'archiviazione a luglio del 2012. Fra i buchi della manifestazione c'è la Città dello sport di Tor Vergata.

    Ideata intorno alla Vela progettata da Santiago Calatrava e costruita dalla Vianini di Francesco Gaetano Caltagirone, padre di Azzurra, Tor Vergata sarà uno dei poli di Roma 2024 insieme al Foro Italico (zona nord), alla Fiera di Roma (zona sud) e al nuovo villaggio olimpico al Labaro (zona nord). La distanza massima fra il villaggio e gli impianti sarà di 12,5 chilometri contro gli 8 chilometri che hanno contribuito a fare vincere Tokyo.

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    Sul piano dei conti, dovrebbero restare buone le cifre di Marco Fortis, mente economica del comitato Roma 2020 e autore di testi dal titolo "rapporto debito/Pil, un mito da sfatare". Le stime di Fortis prevedono costi per 8,2 miliardi di euro ed entrate per 17,7 miliardi con 170 mila posti di lavoro distribuiti su quattordici anni (1,4 per cento complessivo sul Pil). Tokyo 2020 prevede spese per 4,5 miliardi al massimo e 22,4 miliardi di euro in ricavi. Ma la realtà olimpica è spesso lontana dai pronostici.

     

    La virtuosa Londra ha conquistato il record dei giochi più cari portando il budget di spesa da 4,5 a 10,5 miliardi con entrate per 11,8 miliardi. I giochi invernali di Torino 2006 hanno fatto esplodere il debito del capoluogo piemontese, per non parlare dei 9 miliardi di euro pagati dal contribuente per Atene 2004, una delle cause del disastro dei conti greci.

    Uno studio dell'università di Oxford sulle Olimpiadi dal 1964 al 2012 ha dimostrato che le stime di costo sono superate del 179 per cento, in media. E tutto si può dire tranne che l'Italia sia un paese medio in quanto a sforamento sugli investimenti.

    Naturalmente, la corsa ai Giochi del 2024 è ancora lunga. La scelta della trentatreesima Olimpiade avverrà fra quattro anni. Nessuno dei politici in carica, a livello locale o nazionale, potrebbe essere in carica per quella data. Malagò probabilmente sì. Il Coni si addice ai regni longevi e il nuovo presidente sa aspettare.


    2 OLIMPIADI 2024 - I SOGNI PROIBITI MA A COSTO ZERO DI LETTA E MALAGÒ
    Alberto Statera per "Affari&Finanza - La Repubblica"

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    Enrico Letta non ha scritto in fronte 'giocondo'. Autocertificazione peraltro superflua dal momento che fin da giovanetto egli fu l'allievo prediletto di Nino Andreatta che notoriamente non era di bocca buona nel giudicare le persone. Per cui se il destino cinico e baro non lo avesse condotto alla guida di un governo mostruosamente zoppo, avrebbe potuto dare la prova della sua capacità di 'visione', merce se non rara ormai quasi estinta nella politica italiana.

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    Le circostanze lo hanno invece inchiodato a un quotidiano fatto di paradossi e quando ha tentato di introdurre qualche elemento 'visionario' purtroppo è scivolato a un pelo dal velleitarismo. E' capitato quando ci ha informato che l'Italia si candiderà alle Olimpiadi del 2024. Allora il governo Letta sarà il vago ricordo di una stagione infelice e l'Italia, se non sarà fallita, sarà forse ancora a dibattersi con le code della crisi economica più grave della sua storia recente. 'Credo che l'Italia possa candidarsi alle Olimpiadi - ha garantito il premier- ci lavorerò'.

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    Secondo lui siamo un paese straordinario che 'se ha delle scadenze si impegna meglio'. La vicenda dell'Expo 2015 docet. In realtà, Letta, che non ha scritto in fronte giocondo, sa benissimo che le chances dell'Italia sono praticamente pari allo zero. Gli Stati Uniti hanno schierato addirittura la famiglia Obama per ottenere i giochi del 2016, ma sono stati eliminati al primo turno senza tanti complimenti. Il Comitato olimpico Usa è già al lavoro per il 2024, come la Francia, che punta su Parigi e il Sudafrica su Durban.

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    Ma Letta, in fondo, fa il suo mestiere quando prova a esorcizzare la depressione che avvolge il paese, anche se gli italiani preferirebbero ascoltare soluzioni concrete per le industrie che chiudono, per i cassintegrati e gli esodati, per la povertà che diventa endemica, piuttosto che sogni. Giovanni Malagò, presidente del Coni, coltiva il sogno del 2024 'per contratto'. 'Ora si può sognare, si apre una possibilità', ha detto, garantendo che 'il nostro paese potrà giocare le proprie carte. Non c'è nulla di definitivo, però si apre una nuova opportunità'.

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    Intanto, il primo appuntamento con il Comitato Olimpico Internazionale per registrare le possibili candidature è fissato per il 2015, quando nessuno pensa ragionevolmente che l'Italia sia avviata verso magnifiche sorti e progressive. Intanto Malagò che, come si sa, è assai intrigato dai lati estetici della vita, potrà realizzare il suo grande sogno: cambiare il logo del Coni. 'Il logo attuale - ha tuonato non mi piace, non si capisce che cos'è. E ve lo dice uno che pensa di avere un po' di sensibilità commerciale. E' veramente pessimo se uno lo vuole utilizzare per attività di marketing o di merchandising'.

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    Il nuovo logo sognato da Malagò pare sia un ritorno all'antico: uno scudetto tricolore con i cinque cerchi olimpici. Ci si trastulla con quel che si può, magari nell'attesa che spunti qualcuno a proclamare: più Olimpiadi per tutti, Forza Italia.

     

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