Niccolò Carratelli per "La Stampa"
Settimana bianca green pass
Lo ski pass non basta più. Per andare a sciare servirà anche l'altro, quello "verde". Obbligatorio per l'accesso agli impianti di risalita, per tutti gli sciatori con più di 12 anni. Alla partenza di seggiovie o cabinovie, quindi, ci sarà il doppio controllo: titolo di viaggio e certificato Covid.
È una delle novità inserite nel secondo decreto sul Green Pass, durante l'iter di approvazione alla Camera. Ma è anche uno dei punti centrali del nuovo protocollo per la riapertura delle aree sciistiche, firmato ieri dalla Federazione italiana sport invernali (Fisi), dall'Associazione nazionale esercenti funiviari (Anef) e da Federfuni, insieme alle associazioni dei maestri di sci, Amsi e Colnaz.
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Nel documento viene definita la capienza massima consentita sui vari impianti: 100% sulle seggiovie, ma in caso di chiusura delle cupole paravento si scende all'80%, che è poi la soglia ridotta prevista per cabinovie e funivie. Unica eccezione, in caso di emergenza, ad esempio per condizioni meteo proibitive, per la discesa a valle è consentito «l'uso dei veicoli a pieno carico, al fine di evitare o limitare assembramenti di persone presso le stazioni di monte».
A bordo, come negli spazi comuni delle stazioni, si dovrà indossare sempre e comunque la mascherina, chirurgica o superiore (Ffp2), obbligatoria anche per tutti i lavoratori presenti. Per i vari ambienti dovranno essere assicurati il ricambio d'aria e, «sistematicamente nell'arco della giornata», la pulizia e la sanificazione. All'interno dell'area sciistica, «dovranno essere creati dei percorsi che garantiscano il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro», in particolare all'ingresso degli impianti e delle biglietterie.
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Vanno previste, dove possibile, corsie di entrata e uscita, oltre a personale addetto a regolare i flussi e segnaletica multilingue. Anche perché il limite è fissato solo per la capienza delle cabine e non per il numero degli ski pass da mettere in vendita ogni giorno. A proposito, «risulta fondamentale favorire la vendita online», per consentire alle stazioni di gestire meglio gli accessi degli sciatori.
La nota che accompagna il protocollo lo definisce «un accordo fondamentale per consentire ad un settore strategico come quello della montagna di riprendere l'attività nel pieno rispetto delle regole». La data ufficiale per la ripartenza, già cerchiata sul calendario, è il 27 novembre, come annunciato da Dolomiti Superski, che raggruppa 12 comprensori sciistici dell'Alto Adige, del Trentino e della provincia di Belluno.
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«Sarà in ogni caso una grande sfida per noi, soprattutto dal punto di vista tecnico e organizzativo - spiega Andy Varallo, presidente di Dolomiti Superski - ma siamo contenti di avere una prospettiva certa sull'inizio della prossima stagione invernale, che a questo punto pare essere garantita». La speranza è rifarsi dei mancati incassi della scorsa stagione: lo stop forzato tra dicembre 2020 e marzo 2021 ha causato una perdita di quasi 10 miliardi di euro per tutte le attività che ruotano intorno alle piste da sci.
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Un colpo subito in gran parte (86%) da cinque regioni: Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia, Piemonte e Valle d'Aosta. Lì si concentra il grosso del turismo invernale, con i suoi 6.170 chilometri di piste e circa 1.800 impianti di risalita in tutta Italia, che danno lavoro a 14mila persone, senza contare l'indotto. Ora si punta a tirare dritti fino ad aprile, una settimana bianca dietro l'altra.