Dalla posta del cuore del “Venerdì di Repubblica”
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Cara Aspesi, sto finendo di leggere Sesso e educazione di Laura Conti, una grande figura della cultura comunista milanese scomparsa più di trent’anni fa, che riesce a sintetizzare perfettamente e con un pizzico di sana ideologia sessista la storia biologica del sesso. Si tratta di un libro bellissimo e molto istruttivo per chi voglia ancora capire le differenze profonde che esistono tra uomo e donna.
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La Conti afferma che gli uomini si autodistruggono per i loro spermatozoi in eccesso, mentre le donne sono il futuro per i loro pochi ovuli a disposizione, attente quindi a non sprecarli. Infatti, mentre i maschi cercano invano di riprodursi, le donne “producono” figli e sono le uniche che possono veramente accudirli. La vita, invece, si è servita della morte dell’individuo a vantaggio della specie ovvero delle specie che vivono da sempre questo pianeta.
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Il volume in questione,come dicevo, è tutto dalla parte delle donne, ma va bene così se la teoria è abbastanza convincente. Resta il fatto che se io guardo le donne non è per mera “rattuseria” (in napoletano si dice “vecchio rattuso” di colui che guarda con cupidigia, ma inutilmente, le femmine), non perché vorrei riprodurmi (per la specie, s’intende), ma per le mie voglie senili che le donne semplicemente ignorano, soprattutto quando si vestono d’estate per la gioia primordiale di noi maschi, ma con il loro gran fastidio per i nostri sguardi da rattusi. Grazie,
P.T.
Risposta di Natalia Aspesi
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Ho cercato il libro con quel titolo e non l’ho trovato: o non c’è più o forse, dico forse, lei ha sbagliato il titolo. La signora, comunista nei tempi belli, Laura Conti, ha scritto molti libri, era medico ed ecologista, ma io, me ne vergogno, dei suoi bei libri non ho letto nulla e mi dispiace. C’è stato un periodo di grande interesse per la vita e il riprodursi, oggi forse superati da ciò che pare più giusto, e forse lo è.
Ci sono quelli che si vantano con la solita cifra dell’lgbt eccetera. Io vorrei meno disordine nel decidere chi si è, e non so sino a che punto bisogna stare a pensare alla propria vera inclinazione sessuale. Certe volte è meglio viverle, le inclinazioni, per capire davvero chi si è.
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