• Dagospia

    PER CHI LAVORAVA MIFSUD? NEANCHE L'FBI SI BEVE CHE FOSSE UNA SPIA RUSSA - INTERROGATO NEL 2017, IL MISTERIOSO PROFESSORE DELLA LINK UNIVERSITY NEL FRATTEMPO SCOMPARSO NEL NULLA, NEGA LEGAMI CON IL CREMLINO. MA IL BUREAU NON LO INCALZA E SI LIMITA A POCHE DOMANDE. STRANO PER UNA SOSPETTA BARBA FINTA


     
    Guarda la fotogallery

     

    Stefano Graziosi per ''La Verità''

     

    Il nome di Joseph Mifsud torna a fare capolino oltreatlantico. Secondo quanto riportato ieri dal sito di Fox News, sono stati desecretati nuovi documenti dell'Fbi che hanno al centro proprio il misterioso professore, del quale si sono perse le tracce, che incontrò George Papadopoulos nel 2016 a Roma e a Londra. Nel dettaglio, si tratta del riassunto dell'interrogatorio a cui il docente - legato alla Link Campus University - venne sottoposto in un albergo dal Bureau l'11 febbraio del 2017.

     

    joseph mifsud vincenzo scotti joseph mifsud vincenzo scotti

    Ricordiamo che, al momento, c'è grande confusione su Mifsud, proprio perché non è chiaro per chi lavorasse. Secondo gli avversari di Trump, il professore era un agente russo che aveva offerto a Papadopoulos del materiale compromettente su Hillary Clinton, per danneggiarne la candidatura. Secondo ambienti vicini al presidente, Mifsud avrebbe invece agito per conto dei servizi segreti occidentali, con l'obiettivo di confezionare una polpetta avvelenata ai danni dell'allora candidato repubblicano.

     

    Quanto emerge dai documenti appena desecretati è innanzitutto che il professore aveva negato di essere un agente del Cremlino. «Mifsud», si legge nelle carte, «ha dichiarato di non aver avuto alcuna conoscenza anticipata che la Russia fosse in possesso di email dal Comitato nazionale del Partito Democratico e, quindi, non ha fatto offerte o fornito alcuna informazione a Papadopoulos. Costoro parlarono di sicurezza informatica e hacking come un problema più ampio.

     

    JOSEPH MIFSUD JOSEPH MIFSUD

    Papadopoulos deve aver equivocato la loro conversazione». Si precisa poi che Olga Polenskaia, presente all'incontro londinese tra i due, fosse una studentessa della Link Campus. Ora, l'aspetto interessante di questo documento non risiede tanto nel fatto che il professore abbia negato di essere un agente russo, quanto in altri elementi «di contorno». Come ricordato, i sostenitori del Russiagate hanno sempre additato Mifsud come una spia del Cremlino.

     

    donald trump william barr donald trump william barr

    Nel maggio del 2019, l'ex direttore dell'Fbi, James Comey, definì sul Washington Post il docente - pur senza nominarlo - un «agente russo». Tutto questo, mentre il procuratore speciale, Robert Mueller, ha frequentemente sottolineato nel suo rapporto i «legami» di Mifsud con Mosca (pur senza mai arrivare tuttavia a definirlo esplicitamente un «agente russo»). Quelli che dunque non sono chiari sono due elementi. Se l'Fbi considerava il docente una spia di Mosca o comunque una figura strettamente legata al Cremlino, non si capisce innanzitutto l'estrema brevità dell'interrogatorio a cui il diretto interessato venne sottoposto.

     

    Mifsud con Olga Roh Mifsud con Olga Roh

    In secondo luogo, non è affatto chiaro per quale ragione, nel corso di questo stesso interrogatorio, non siano state formulate domande proprio sulle sue presunte connessioni con il Cremlino. Chiaramente questi punti interrogativi non bastano da soli a sconfessare la tesi secondo cui il professore agisse per conto di Mosca. Ma non consentono neppure di avvalorarla. Certo: va ricordato che, il mese scorso, un rapporto della commissione Intelligence del Senato abbia teso a presentare Mifsud come un probabile agente russo. Ma è altrettanto doveroso sottolineare come lo stesso rapporto (a pagine 468) ammetta che la commissione avesse una conoscenza limitata delle attività del docente.

     

    mifsud mifsud

    Insomma, la nebbia stenta ancora a diradarsi sul professore maltese. Non sarà un caso che il procuratore John Durham si sia molto concentrato sulla sua figura nel corso della controinchiesta sul caso Russiagate: controinchiesta di cui alcuni risultati potrebbero essere rivelati già tra qualche settimana. Anche in tal senso, domenica scorsa, il director of National Intelligence, John Ratcliffe, ha reso noto di essersi coordinato con lo stesso Durham, nell'ambito della sua indagine. «[Durham] sta guardando gli stessi documenti cui sto guardando io. Non condivide le sue scoperte o il lavoro che sta facendo. Ma mi sto coordinando con lui per assicurarmi che abbia i documenti di intelligence di cui ha bisogno per svolgere il suo lavoro. E quello che non voglio fare è declassificare qualcosa che potrebbe pregiudicare il suo lavoro», ha detto Ratcliffe.

    JOHN DURHAM JOHN DURHAM

     

    Del resto, già l'anno scorso, il repubblicano Devin Nunes, membro della commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti, aveva inviato una lettera al segretario di Stato, Mike Pompeo, e alla direttrice della Cia, Gina Haspel, per ottenere tutte le informazioni a disposizione sul misterioso docente maltese. Tutto questo mostra come Donald Trump si stia muovendo su più livelli per portare a compimento la controinchiesta sul Russiagate.

     

    Il presidente americano spera infatti in risultati concreti prima delle presidenziali del 3 novembre: risultati da poter eventualmente utilizzare durante la campagna elettorale. Ed è sempre più chiaro come l'indagine trovi proprio in Mifsud uno dei suoi possibili perni. Un coinvolgimento dell'Italia si fa quindi sempre meno improbabile.

    DONALD TRUMP MIKE POMPEO DONALD TRUMP MIKE POMPEO joseph mifsud vincenzo scotti joseph mifsud vincenzo scotti

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport